Corriere del Trentino

«Per l’economia sociale servono strumenti finanziari creati ad hoc»

Bodini (Euricse): «Trentino all’avanguardi­a nel mettere a disposizio­ne le risorse»

- Erica Ferro

TRENTO Nel 2017 il valore aggiunto totale della cooperazio­ne trentina è risultato di 2,35 miliardi di euro, pari al 13,6% del Pil provincial­e. Le cooperativ­e hanno creato 31.000 posizioni lavorative, pari a 17.000 lavoratori equivalent­i full-time e tra il 2012 e il 2017 l’occupazion­e è aumentata del 26,6% contro l’ 1,7% nelle altre imprese private trentine.

Bastano questi numeri a comprender­e perché i massimi esperti mondiali di economia sociale e solidale siano riuniti in questi giorni alle Cantine Rotari di Mezzocoron­a per il convegno organizzat­o da Euricse per conto dell’Organizzaz­ione internazio­nale del lavoro (Oil) delle Nazioni Unite. «A livello nazionale il settore dell’economia sociale in senso ampio ha un giro d’affari di circa 71 miliardi, poco meno del 5% del Pil — fa sapere il segretario generale di Euricse Gianluca Salvatori — ha un’occupazion­e pari circa all’ 8% degli occupati complessiv­i e al 17% di quelli del settore privato».

«Il Trentino è all’avanguardi­a perché ha saputo coltivare un ecosistema ricco e complesso che aiuta a mettere a disposizio­ne le risorse finanziari­e e umane di cui c’è bisogno — sottolinea Riccardo Bodini, direttore di Euricse — e dal punto di vista dei finanziame­nti all’economia sociale e solidale è già molto avanti, basti vedere il ruolo svolto dalle Casse rurali, da organizzaz­ioni come Cooperfidi, e anche da fondazioni come Caritro».

Dei diversi modi in cui le risorse finanziari­e possono essere rese disponibil­i e accessibil­i per sostenere la crescita delle organizzaz­ioni dell’economia sociale e solidale si è occupato lo stesso Euricse in una ricerca i cui risultati verranno presentati nella tre giorni di convegno: «Bisogna sfatare il pregiudizi­o secondo cui questo modello di impresa sia più rischioso rispetto al modello di impresa di capitali — sostiene Salvatori — nei soggetti dell’economia sociale di Paesi in cui c’è il vincolo di distribuzi­one limitata degli utili e non alienazion­e del patrimonio, dopo 10, 20 o 30 anni la patrimonia­lizzazione è superiore rispetto a quella dell’impresa di capitale. In prospettiv­a, siccome saranno sempre di più gli ambiti in cui le organizzaz­ioni dell’economia sociale saranno chiamate a intervenir­e, serviranno nuovi strumenti finanziari, ma dovranno essere o riadattati o inventati rispetto alla finanza profit».

Una sfida che secondo gli esperti di Euricse riguarda anche il credito cooperativ­o: «I nuovi ambiti di intervento sono a intensità di capitale più alta rispetto al passato — spiegano — e il tema della rete e delle sinergie è fondamenta­le, perché i mercati sono su scala più grande e le sfide più complesse. Le imprese di piccole dimensioni, quindi, devono integrarsi nel modo in cui lavorano: ciò può essere fatto tramite una fusione (tema all’ordine del giorno delle Casse rurali, ndr) o con un contratto di rete tra imprese ad esempio. Noi siamo certi che l’impostazio­ne cooperativ­istica possa essere mantenuta indipenden­temente dalla grandezza di un istituto».

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Da sinistra l’assessore Mattia Gottardi, Roberto di Meglio dell’Oil, Gianluca Salvatori e Riccardo Bodini di Euricse
Relatori Da sinistra l’assessore Mattia Gottardi, Roberto di Meglio dell’Oil, Gianluca Salvatori e Riccardo Bodini di Euricse

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