Tra amore e rabbia Storie dall’Islam
«Gli altri» in scena al teatro di Romeno La pièce di Nicastro, inviato del Corriere Flash dagli ultimi 30 anni di Medio Oriente
Un giornalista e una cooperante narrano le Primavere arabe. Viaggio tra note e parole: le voci di un guerriero, un kamikaze Isis e una donna velata
Come si raccontano trent’anni di storia internazionale? Di terrorismo, ideologie assassine, ma anche invasioni e prepotenze? Come si traducono le esperienze di un inviato di guerra e di una professionista della cooperazione internazionale? Si può fare attraverso una conferenza, un incontro con chi è entrato nella tana di Saddam Hussein, chi può spiegare cos’era la Cecenia sotto l’attacco russo, la Kabul dei mujaheddin o le piazze delle Primavere arabe. Oppure si può portare la Storia (e le vite individuali che gli danno carne e sentimento) in un teatro con luci, costumi, colpi di scena ed emozioni. E se si sceglie questa strada, allora può nascere uno spettacolo come Gli Altri, Storie di burqa, amore e rabbia nel secolo del Jihad, che sabato è andato in scena al teatro di Romeno (Val di Non). Protagonisti Francesca Mineo e Andrea Nicastro. Uno spettacolo originale, vero, che incuriosisce e commuove fino alle lacrime, nonostante sia uno spettacolo senza «attori». I due protagonisti che stanno sul palco non recitano, interpretano se stessi. Probabilmente non saprebbero fare altro, ma nei loro panni sono, ovvio, estremamente efficaci. I panni di giornalisti che hanno avuto paura, hanno stretto amicizie o rotto rapporti e quindi si infervorano, si affannano a spiegare, esibiscono dubbi e dolori e quel tanto di umano e allegro che, diceva De André, nasce dove non ci sono diamanti.
Al teatro di Romeno, più di 300, tra studenti e genitori, hanno avuto la fortuna di provare l’esperimento. E’ stata una delle tante iniziative che rendono le nostre valli speciali. L’«Associazione la storia siamo noi», con l’aiuto della Cassa Rurale della Val di Non e della Bank Novella e Ata Anaunia, ha offerto uno spettacolo che vale platee metropolitane. La regia è firmata da Fabio Bettonica, autore dei video che avvolgono la scena di Gli Altri così come, ad esempio, delle clip per la Lehman Trilogy al Piccolo Teatro di Milano di Luca Ronconi e Stefano Massini. Francesca Mineo lavora tra due Paesi, Italia e Gran Bretagna, per comunicare l’impegno di organizzazioni umanitarie nei paesi in crisi o in via di sviluppo. Andrea Nicastro è un inviato del Corriere della Sera che ha coperto le maggiori crisi mondiali degli ultimi decenni, vivendo quasi 6 anni tra Afghanistan ed Iraq, nei momenti più difficili per la vita di quelle popolazioni.
Gli Altri di cui parla lo spettacolo sono gli islamici: i moderati, le vittime, gli estremisti e i carnefici. Storie di persone reali, incontrate dai due autori-interpreti nei loro viaggi. In un’ora e un quarto senza pausa è un continuo entrare e uscire dai pensieri più scomodi del nostro tempo. Il filo conduttore è il punto di vista dello straniero, del «nemico», di chi ha esperienza e cultura diversa. Ma invece di sentirli come estranei, lo spettatore finisce per provare empatia per quell’umanità che viene evocata sulla scena, per riconoscere - come scriveva Giuseppe Ungaretti - che «è il mio cuore il paese più straziato».
Gli Altri apre una finestra su un mondo che ci appare inconcepibile, ma che una volta conosciuto, non condiviso, diventa almeno comprensibile. Un esempio su tutti: uno dei più difficili da digerire per chi come noi non vive in quel mondo: il velo imposto alle donne. Burqa, niqab, foulard, per noi sono soprattutto simboli di oppressione e controllo patriarcale, ma possono anche essere vissuti come riscatto identitario contro la colonizzazione o come protezione dal caos dei campi profughi e della guerra. Punti di vista che in genere sconfinano nella dimensione politica, dividendo pro e contro in modo aprioristico. Gli Altri, invece, riesce a non giudicare, a non prendere posizione, solo a spiegare e far conoscere.