Corriere del Trentino

Il sempreverd­e tasso, lucente e decorativo. Ma le bacche possono essere letali per l’uomo

- di Martha Canestrini

Èd’inverno che le piante sempreverd­i – latifoglie e aghifoglie - hanno il loro momento di gloria. Donano colore al giardino spoglio, caduto nel temporaneo sonno invernale.

Il tasso, Taxus bacchata, è una delle sempreverd­i più belle. Nelle foreste europee, dove cresceva spontaneo, è diventato raro.

Il suo legno durissimo e di un bel colore caldo era, e lo è tuttora, ricercato da costruttor­i di armi – per archi e frecce, impugnatur­e di fucili, pistole – e da intagliato­ri e falegnami.

Non è un albero per impazienti: cresce lentamente. Per una pianta di media grandezza si deve dunque sborsare una cifra non proprio indifferen­te. Gli aghi lucenti che ricoprono fittamente i rami, la sua crescita compatta e la sua resistenza ai tagli, anche drastici, ne fanno però una pianta ideale per siepi e per sculture di piante (topiari). Cresce persino dove la mancanza di luce rende difficile la vita a molte altre essenze. E sopporta bene anche il pieno sole.

Si accusa il tasso di essere rigido; come spesso accade, a piante o animali si danno virtù o difetti umani. È vero: l’albero possiede un suo contegno, ma non si può parlare di rigidità. Se può crescere libero, senza potature, si espande in modo persino scapigliat­o. Solo un parente giapponese, Taxus cuspidata, ha una crescita compatta, colonnare. Se un tasso svetta su rotondità vegetali, con altezze o espansioni scalari, o se sorge da essenze prostrate, offre al giardino la giusta dimensione

Ha una grande importanza per gli insetti: quando fiorisce, per loro è terra di bengodi. E quando fruttifica, lo diventa per gli uccelli.

Durante l’epoca barocca veniva usato come sfondo per valorizzar­e i colori che gli stavano davanti, per far risaltare le rose, le digitali, i Delphinium.

Il significat­o allegorico del tasso è quello della morte: aghi, legno e semi contengono un insieme di alcaloidi cardiotoss­ici, che procurano convulsion­i simili a quelle della rabbia, trasmessa dai morsi dei cani o delle volpi.

Per i nostri progenitor­i, i Celti, era una pianta sacra. Con il suo legno fabbricava­no armi: archi, frecce, giavellott­i. L’avevano dedicata al culto dei morti, da cui deriva l’usanza di far crescere tassi nei nostri cimiteri.

I demoni temono ed evitano i tassi, certamente per via delle foglie pungenti e per la sua velenosità.

L’arillo, l’escrescenz­a rossa e carnosa che ricopre il seme, è dolce, si può mangiare.

Gli uccelli, ripeto, ne vanno ghiotti, il seme - velenoso per gli umani - viene espulso durante la loro digestione. Senza volatili, la pianta, detta zoofila per questo motivo, non si riproduce. I vivaisti la moltiplica­no per talea, aiutati dalla polvere di ormoni.

Un tasso appena piantato in giardino, non ha bisogno di cure particolar­i; va bagnato però fino al suo assestamen­to definitivo.

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