Medicina, si fanno avanti Milano, Ferrara e Verona
Rimangono distanti le posizioni dell’assessore provinciale Mirko Bisesti e del rettore dell’ateneo trentino Paolo Collini sulla questione dell’apertura di un corso di laurea in Medicina. Ieri il faccia a faccia, che non ha segnato il disgelo: entrambi sembrano decisi a proseguire nella propria linea.
TRENTO Un incontro interlocutorio. Ma le parti rimangono distanti. Ieri il rettore dell’Università di Trento Paolo Collini e l’assessore provinciale all’Università Mirko Bisesti si sono visti per discutere del corso di laurea in Medicina che la giunta Fugatti vorrebbe istituire a Trento. Un vero casus belli, con la Provincia che aveva annunciato una partnership con l’Università di Padova e con Collini che aveva detto di non essere stato avvisato, ricordando il progetto al vaglio dell’ateneo.
Dopo il vertice di ieri non si può ancora parlare di pace fatta. Anzi: ognuno, per ora, sembra orientato a voler proseguire sulla propria strada. Dice Collini: «Ho fatto presente all’assessore che noi abbiamo un nostro progetto che illustreremo entro metà dicembre. Può essere che alcuni desiderata non siano pienamente accolti dalla Provincia, del resto noi abbiamo cominciato questo lavoro un anno fa senza che nulla di specifico ci venisse mai richiesto. L’assessore comunque mi ha assicurato che lo valuteranno prima di procedere a qualsiasi decisione». E Bisesti di rimando: «Sul piatto abbiamo diverse offerte. Padova, ovviamente, ma anche altri atenei, come Milano, Verona, Ferrara. L’accelerazione che abbiamo impresso è servita, si è smosso molto. Cercheremo la soluzione migliore per il Trentino, quella più realistica». Bisesti, a nome della giunta, poi fa una mezza autocritica: «Forse sul piano mediatico la notizia è uscita troppo presto, non perché ci fosse nulla da nascondere, ma perché forse ha creato eccessivo allarmismo. Al di là del dibattito mediatico, infatti, percorsi concreti ancora non ne abbiamo esaminati. Resta però l’urgenza di coprire una necessità, quella della carenza di medici».
Problema che secondo Collini non si risolve istituendo un corso di laurea: «Non è questo il tema centrale per risolvere una questione che peraltro non c’è solo in Trentino». Il rettore fa un esempio: «Mettiamo che la nuova Medicina di Trento, nella migliore delle ipotesi, parta nel 2020-21, significherebbe che il primo studente diventerebbe medico specialista nel 2033, quindi avremmo un raggio temporale di 10-15 anni, quando il sistema pensionistico in uscita sarà minore e la concorrenza più forte. E poi andrebbero capite le risorse a disposizione di questo corso di laurea. Insomma, lavoriamo un po’ nella nebbia». «Il vero nodo — rilancia Collini — è legato alle scuole di specializzazione: questo è il tema forte, e infatti il nostro progetto a quelle si rivolge. Tuttavia constato che la Provincia ha messo il corso di laurea come suo punto cardine e quindi serve confrontarsi su come sviluppare questa idea legandola al tema della produzione di personale qualificato».
I contenuti insomma. Altro tema di contesa è se, al di là delle partnership con altri atenei, la regia resterà o meno all’Università di Trento. Collini è chiaro: «Non può funzionare
La Provincia
«Forse la notizia di Padova è uscita troppo presto e ha creato eccessivo allarmismo»
L’ateneo «Illustreremo il nostro progetto entro la metà di dicembre: la priorità è la specializzazione»
il metodo-Padova. Trento deve rimanere centrale, non può essere ridotta a succursale di altri atenei. Tra l’altro Padova da quanto mi risulta vorrebbe portare qua solo un ramo del proprio corso di laurea, non istituirne uno aggiuntivo. Mi stupisce che un’ università di un’altra regione si voglia inserire in un territorio dove c’è un’università di pari qualità con un progetto in contrapposizione. Non mi pare sia mai successa una cosa del genere in Italia. Il ministero deve riflettere su questo: se cominciamo andare in casa di altri a fare la guerra,a quel punto possiamo farlo tutti. Siamo un’istituzione pubblica, serve una logica cooperativa».