L’amarezza di Chico Forti «Stanco, voglio tornare»
Letta ieri a Roma la lettera indirizzata a Di Maio. Tacopina: «Presentata la richiesta di trasferimento»
Chico Forti vuole tornare in Italia, per vivere «da libero cittadino». Lo scrive in una lettera a Luigi Di Maio, letta ieri durante il convegno organizzato a Roma per fare il punto sulle iniziative del governo a favore del trentino detenuto negli Stati Uniti. «Pronti a presentare richiesta di grazia» assicura Fraccaro.
TRENTO Due parole: «Sono stanco». Risuonano amare, forti e potenti dal Dade Correctional Institution di Miami. «Sono stanco, sono agli sgoccioli di una riserva che ritenevo inesauribile» scrive dal carcere della Florida Enrico Chico Forti, il produttore televisivo ed ex velista trentino arrestato nel 1998 a Miami e condannato all’ergastolo nel 2000 da un tribunale della Florida con l’accusa di omicidio premeditato di Dale Pike.
Una missiva destinata al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e letta ieri alla Camera dei Deputati durante la conferenza organizzata dal Movimento 5 Stelle, in cui è intervenuto il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, trentino anche lui. Di Maio nelle settimane scorse è tornato a sollevare il caso-Forti con gli Stati Uniti, dopo anni di silenzio. Forti così, per gratitudine, si rivolge al titolare della Farnesina chiamandolo direttamente «Luigi», «visto che già ti considero un amico». E lo ringrazia: «Indipendentemente dal risultato che otterrai, un grazie a te, Luigi, per esserti preso a cuore la mia situazione».
Un caso a dir poco controverso, quello di Forti. L’inquietante ipotesi che corre e ricorre da anni è che il velista originario di Trento — trasferitosi a Miami nei primi anni
Fraccaro La richiesta da portare avanti subito è quella della grazia. Ora servono soprattutto fatti
Novanta — fosse stato incastrato dopo un suo documentario sull’omicidio di Gianni Versace e del suo assassino Andrew Cunanan che metteva in cattiva luce la polizia di Miami.
C’è amarezza, certo, nella lettera di Forti. Ma anche speranza: «È rincuorante — scrive Forti — sapere che state collaborando per la mia causa uniti, indipendentemente dalle ideologie politiche. Senza il vostro intervento terminerò i miei giorni in un sacco nero, senza lapide». E dignità. Tanta dignità: «Io non sto chiedendo misericordia. Non sono né presuntuoso né ipocrita, ma ciò che chiedo è giustizia. Una giustizia che mi è stata negata spudoratamente dal Paese che si proclama leader dei diritti umani». Ma è soprattutto la rabbia il sentimento che prevale: «Questo è un messaggio di rabbia — ammette senza filtri Forti — così vent’anni mi hanno trasformato. Ho passato vent’anni in catene per un delitto che non ho commesso». Forti dice a Di Maio: «Ciò che voglio è tornare in Italia, vivere il resto della mia vita da libero cittadino».
Il governo è intenzionato a chiedere agli Stati Uniti la grazia. Lo ha detto ieri Fraccaro, durante la conferenza: «La richiesta da fare subito è la grazia. Quello che faremo nei prossimi mesi sarà questo, incontrare possibilmente il governatore della Florida e i rappresentanti diplomatici americani e chiedere la grazia». Anche se lo stesso Fraccaro poi non ha escluso le altre possibilità sul tavolo: estradizione o revisione del processo. I tempi? «Io potrei anche fare domani mattina la richiesta di grazia, ma vorremmo ottenere il risultato e quindi va preparata. Chico non ha bisogno di proclami ma di fatti. Il problema è innanzitutto la tenuta psicologica di Chico, perché dopo 20 anni l’ennesima promessa potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Non dobbiamo illudere nessuno, ma nemmeno far sentire meno la nostra vicinanza».
Secondo Gianni Forti, zio di Chico, «la grazia tra le strade percorribili è quella più realizzabile». «Sulla vicenda — ha sottolineato ieri — abbiamo trovato un muro» dall’autorità giudiziaria, così «abbiamo deciso di lavorare politicamente». Mentre l’avvocato di Forti, Joe Tacopina, ieri ha rivelato che «è stata presentata una richiesta di trasferimento in Italia. La richiesta è in corso ed è ufficiale. La cosa più importante è che Chico torni a casa. Potremo continuare la battaglia sulla sua innocenza mentre sarà a casa». «Questo caso è diventato più politico che legale» ha sottolineato. «La cosa che può fare il governo italiano è continuare a insistere con forza per ottenere il cambiamento delle persone che hanno l’autorità di liberare Chico Forti, cercando di promuovere nuove azioni per liberare una persona innocente».