Sandro Boato, l’uomo delle mille passioni «Un padre della cultura ecologista»
Si è spento ieri l’ex consigliere. Il fratello Marco: la malattia non l’ha scalfito
Architetto e urbanista, ma anche scrittore, saggista, poeta e artista. Nonché tra i fondatori dei Verdi italiani. Sandro Boato, come ricorda il fratello Marco, «ha dedicato la sua vita ai saperi più disparati». Nato a Marghera nel 1938, si è spento ieri a Trento. Lascia la moglie Odilia e i figli Giulia e Matteo.
TRENTO Nel ricordare l’esperienza di vita di Sandro Boato il fratello ed ex parlamentare Marco Boato si commuove: «Sono nella camera ardente e mi viene in mente questo ricordo, che è lontanissimo, risale al 1960. Io e Sandro siamo in una stanza a parlare con papa Giovanni. Avevamo 16 e 22 anni, eravamo ospiti del segretario del pontefice per una settimana. Quello è stato un incontro molto bello, intimo, semplice, un’esperienza che ci ha legati per la vita. Anche se il tempo passa non si è pronti a dire addio, specie a una persona come mio fratello Sandro che ha dedicato la sua vita ai saperi più disparati, dall’architettura, all’urbanistica, all’ambientalismo ed all’ecologia, all’impegno politico e civile, ma anche alla letteratura e soprattutto alla poesia».
Sandro Boato si è spento ieri mattina, alle 5.30, all’hospice Cima Verde di Trento dove era ricoverato da qualche giorno. Era nato a Marghera nel 1938 e questa duplice identità — trentina e veneziana — lo ha sempre accompagnato. È stato tra i fondatori dei Verdi italiani nei primi anni Ottanta, consigliere regionale dal 1979 al 1983 per la «Nuova sinistra» — insieme ad Alex Langer di cui fu amico e collaboratore — e dal 1988 al 1993 per i Verdi. Un impegno che una malattia come il Parkinson, diagnosticata nel 1989, in realtà non ha scalfito: «Quando sono comparsi i primi sintomi della malattia era consigliere regionale dei Verdi del Trentino — prosegue Marco —: insieme a Langer e a me, con molti altri, aveva dato vita all’inizio del 1983 alla prima esperienza verde in Italia. Anche con i problemi di salute, ha continuato a dedicarsi alle sue passioni, con un’umiltà rara: fino a pochi anni fa distribuiva i volantini per strada. Poi c’era la letteratura, di cui ricordo il libro “Frammenti d’Italia. Prima e dopo il Sessantotto”, pubblicato nel 2008 con una bella prefazione di Adriano Sofri. Poi c’era la poesia, di cui rimangono centinaia di bellissimi versi scritti da lui in italiano e in veneziano, che coprono oltre mezzo secolo, e quelle che ha tradotto: dal francese, dallo spagnolo, catalano e galiziano, dall’ispano-americano, dal portoghese, dal luso-brasiliano, dall’inglese e dall’anglo-americano, con un’ampia introduzione e con le biografie di tutti i poeti. Insomma, la sua era voglia di conoscenza a 360 gradi».
Sandro, primo dei suoi cinque fratelli si era laureato in architettura nel 1961 a Venezia. «Fu allora il più giovane laureato in architettura di tutta Italia» ricorda Marco. A Trento si era trasferito per lavorare col professor Samonà e redigere il primo Piano urbanistico provinciale d’Italia, rimanendo poi in Provincia per seguirne la gestione. Urbanista appassionato dell’ambiente, ha scritto un volume sui Parchi naturali, vari saggi sulla pianificazione territoriale, la salvaguardia dei centri storici e sul verde urbano e il pamphlet «Proteggere la terra dagli umani?». Una vita costellata fin dall’età giovanile da incontri proficui: «Il papa lo abbiamo conosciuto perché don Loris Capovilla era stato professore di religione al liceo di Sandro. Con Capovilla mio fratello strinse un’amicizia intensa e profonda, che durò ininterrotta fino alla morte di quest’ultimo, dopo che questi era stato segretario del patriarca Roncalli e poi di Giovanni XXIII. Ne è ricca e straordinaria testimonianza una vastissima corrispondenza epistolare, ora studiata dalla storico Enrico Galavotti. Don Loris era venuto appositamente da Chieti a Trento il 13 settembre 1969, per benedire, nella chiesa di San Pietro con don Dante Clauser, le nozze tra Sandro e Odilia. Il 13 settembre scorso avevano serenamente festeggiato con la famiglia i loro 50 anni di matrimonio».
I rimpianti per la scomparsa del fratello sono rivolti soprattutto a tutto ciò che dei suoi variegati talenti si sarebbe ancora potuto divulgare: «Avremmo voluto ripubblicare le poesie di Sandro tutte insieme in un unico volume mentre era ancora in vita, sotto il titolo da lui scelto “Là dove core el me pensier in fuga. Ritmi e paesaggi”. Ma il ricchissimo libro uscirà purtroppo solo postumo, con la prefazione di Giuseppe Colangelo. Sarà il più bel ricordo di Sandro, che con la moglie Odilia ci aveva lavorato intensamente in tutti gli ultimi mesi della sua vita».
Tanti gli attestati di stima del mondo politico e non che si è stretto intorno alla moglie Odilia e ai figli Matteo (artista) e Giulia (docente universitaria). «Ci ha lasciati una persona importante e significativa della cultura politica ecologista e verde del Paese» è il ricordo di Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi, mentre il Sole che ride trentino saluta il «poeta, uomo di cultura, un valente architetto ma soprattutto un uomo di grande umanità e sensibilità». Walter Kaswalder, presidente del consiglio provinciale, lo ricorda come «una figura di prima fila nella storia dell’assemblea legislativa trentina» e annuncia che il prossimo consiglio provinciale lo ricorderà con un minuto di silenzio. «Sandro Boato è stato un protagonista della politica della nostra terra e non solo. Ma è stato sopratutto un uomo di grande cultura e spessore» gli fa eco Roberto Paccher, presidente del consiglio regionale.
Le ceneri di Sandro Boato riposeranno assieme a quelle della madre Rita nell’isola di San Michele, il cimitero di Venezia, dove tante volte era tornato. I funerali saranno celebrati domani nella chiesa di Povo (ore 15). Domenica, alle 17, verrà invece ricordato al centro culturale Città aperta di Mestre durante l’incontro sul ‘68.