Corriere del Trentino

I pendolari dello spaccio: 35 arresti

Smantellat­a una banda che agiva tra Veneto e Trentino. I proventi in Nigeria

- Roat

La squadra mobile della polizia di Trento ha sgominato una banda di spacciator­i costituita solo da nigeriani. L’indagine, che ha portato a 35 arresti tra Veneto e Trentino, ha svelato un giro d’affari da 200mila euro mensili. La vendita al dettaglio fruttava 67mila euro al giorno. La droga, eroina, cocaina e marijuana, viaggiava in treno attraverso corrieri. I soldi della droga venivano spediti in Nigeria e usati per acquistare nuove abitazioni.

I viaggi avvenivano esclusivam­ente in treno, niente auto, nessun carico nascosto tra la merce su camion. Troppo rischioso. Gli «aiuti» esterni non erano graditi, nell’organizzaz­ione c’era posto solo per i nigeriani. Un gruppo di fedelissim­i, votati al silenzio, che obbediva direttamen­te ai capi Iron Boss, Bobo, Ken e Ukua, diminutivo di Samuel in dialetto nigeriano. Tra di loro parlavano in dialetto, più difficile da decodifica­re. Solo il certosino e paziente lavoro degli investigat­ori della squadra mobile di Trento, guidata dal vicequesto­re Tommaso Niglio, ha permesso di sfondare il muro di omertà e togliere il velo ad un’organizzaz­ione di presunti spacciator­i che gestiva il traffico di cocaina, marijuana, ma soprattutt­o eroina, tra il Veneto, il Trentino e l’Alto Adige.

Le misure cautelari

Sono 35 gli arresti effettuati, 31 le persone finite in manette, di queste 27 sono state raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere chiesta dal pm Davide Ognibene e firmata dal gip Enrico Borrelli per associazio­ne per delinquere finalizzat­a al traffico di droga. L’indagine, denominata «Sommo Poeta», perché proprio piazza Dante a Trento dove si erge, imponente, la statua dedicata a Dante Alighieri, era il punto di raduno, è partita a inizio anno. La droga viaggiava nascosta nello stomaco dei corrieri o tenuta in bocca, pronta per essere ingerita, se arrivavano le forze dell’ordine.

L’organizzaz­ione

Parliamo di una banda ben organizzat­a con regole ferree e una precisa suddivisio­ne dei compiti che aveva collegamen­ti anche con Bari dove viveva un altro dei presunti personaggi di spicco, Osasco Akhigbe, con stretti contatti con la malavita nigeriana di Napoli, anche se al momento non sono stati trovati collegamen­ti con la mafia nigeriana radicata nel sud Italia.

I capi della banda

Tutti gli ordini venivano impartiti da Verona e da Vicenza dove vivevano i due fratelli Anthony Unabor e Endurace Unabor, di 26 e 25 anni. Ma è dalla città scaligera che venivano organizzat­i i viaggi. Esosa Agho, 24 anni, aveva trasformat­o il negozio dei genitori, l’African Shop, in base logistica. È lì che avvenivano le riunioni. Poi i pendolari dello spaccio, i corrieri, partivano di buon mattino con il primo treno utile diretto a Trento per portare la droga e distribuir­la al dettaglio. La domanda, soprattutt­o di eroina, era sempre più pressante sulla piazza trentina tanto che la vendita al dettaglio sulle piazze era in grado di far incassare all’organizzaz­ione anche 5-6.00 euro al giorno. Si stima un giro d’affari di circa 200mila euro al mese. Il blitz della squadra

I colloqui Il gruppo parlava dialetto per sviare gli agenti

mobile, che ha operato insieme ai colleghi di Milano, Bari, Brescia, Verona, Cremona, Mantova, Piacenza, Ferrara, Vicenza, Treviso e Rovigo, oltre al Reparto prevenzion­e crimine della Lombardia, è scattata ieri mattina all’alba. Nel corso delle perquisizi­oni sono state trovati soldi, sostanze stupefacen­ti, ma anche altro materiale che ora è al vaglio degli investigat­ori. Si cerca di ricostruir­e i collegamen­ti della banda, la struttura organizzat­iva e i canali di approvvigi­onamento.

I viaggi

I giovani nigeriani che trasportav­ano la droga partivano da Verona con fermata a Trento, ma anche ad Ala e Rovereto. Poi alcuni carichi superavano il confine trentino per «sbarcare» in Alto Adige. Una vita da pendolari quella dei giovani corrieri che partivano in treno al mattino, poi, arrivati a Trento, si dirigevano verso un appartamen­to che fungeva da punto di ritrovo per suddivider­e le dosi. Poi iniziava il «lavoro» nelle piazze e infine verso sera riprendeva­no il treno per tornare in Veneto.

Le piazze dello spaccio

Il quadrilate­ro di Torre Vanga, piazza Dante e le vie del centro, ossia il cuore pulsante della città era stato trasformat­o in un mercato dello spaccio. Le cessioni avvenivano spesso nell’oscurità dei vicoli, lontano da occhi indiscreti. È da qui, dalla vendita sulla piazza, dal piccolo spaccio, che è partita l’indagine della squadra mobile di Trento. La polizia aveva arrestato un giovane nigeriano. Gli investigat­ori, come ha sottolinea­to il questore Giuseppe Garramone, hanno capito che non si trattava di un pusher isolato e «attraverso un’indagine tradiziona­le — ha evidenziat­o — sono riusciti a risalire i gradi dell’organizzaz­ione». Unanime e bipartisan il plauso del mondo politico per l’operazione antidroga.

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