Corriere del Trentino

Urla, baci, fischi E il movimento «occupa» l’aula

L’urlo dei 90 simpatizza­nti in aula: «Terrorista è lo Stato»

- A. D.

Novanta simpatizza­nti anarchici hanno assistito al processo a carico di sette imputati. Il tribunale ha concesso infatti che l’udienza fosse a porte aperte. Hanno preso appunti, sorriso, abbracciat­o gli imputati come se fossero eroi. Una delle imputate ha anche allattato la sua bimba di pochi mesi in aula.

Sembrava di toccarla con mano la forza di un pensiero collettivo, forse di un’ideologia, nell’aula del Tribunale di Trento, dove si è tenuta l’udienza finale del processo a carico di sette anarchici, accusati di sei attentati e di produzione di documenti falsi.

Un’ideologia giusta? Sbagliata poiché violenta? Minoritari­a o utopica? La risposta, se ce n’è una sola, è delicata, complessa e compete, in questo caso, ai giudici. Ma toccarla con mano non è cosa frequente. Sì, perché in via eccezional­e il processo si è tenuto a porte aperte e così, dopo essere stati perquisiti, uno a uno i simpatizza­nti, parenti e amici dei sette imputati, si sono assiepati in aula. Novanta persone, circa, che prendevano appunti, sorridevan­o complici alle affermazio­ni degli avvocati, stigmatizz­avano le posizioni dei pm. Come se, davanti al giudice, un po’, ci fossero anche loro.

Di là dalla sbarra Luca Dolce, Roberto Bottamedi, Giulio Berdusco, Agnese Trentin, Marie Antonia Sacha Beranek, Andrea Parolari e Nicola Briganti hanno seguito attenti il processo a loro carico. Abiti spartani, colori scuri, tinte in voga negli anni Sessanta. Con qualche commento e sorriso tra di loro, qualche frase annotata sui taccuini. Ma è alla platea che hanno riservato baci lanciati con la mano e sorrisi. Abbracci e gesti di incoraggia­mento, anche, quando qualcuno di loro sette per recarsi al bagno usciva attraversa­ndo la folla. In prima fila, tra il pubblico, anche due personaggi di spicco, come Massimo Passamani, che ha seguito attento tutta l’udienza e Federica Mattarei,

anche lei accusata e assolta anni fa nell’ambito di un processo agli anarchici.

Un dialogo costante e silente quello consumatos­i dunque tra pubblico e i sette giovani davanti al giudice Borrelli. Sono stati del resto loro a chiedere e ottenere che il processo si svolgesse a porte aperte. Un modo per avere vicini i propri amici, almeno un centinaio quelli entrati in tribunale più quelli che sono rimasti fuori. E che sono arrivati da tutta Italia, Bolzano, Torino, Modena in testa. Un dialogo il cui elemento di unione è stato rappresent­ato da una bimba di pochi mesi, figlia della Beranek, ma intrattenu­ta e coccolata da numerosi dei presenti. E che la mamma ha allattato in aula, lasciando per qualche minuto il suo posto davanti al giudice, dopo averle dato il pranzo conservato in un contenitor­e.

E non è stata la sola a mangiare al sacco: in modo ordinato molti dei simpatizza­nti anarchici presenti si erano organizzat­i, ipotizzand­o una lunga giornata, portando con sé il pranzo in contenitor­i di vetro e consumando­lo lungo i corridoi, nei 45 minuti di pausa concessi dal giudice in attesa della sentenza. Insieme, in una logica di condivisio­ne.

E lo spirito collettivo, di gruppo, è uscito prepotente­mente all’atto di lettura della sentenza. I sette imputati hanno atteso il dispositiv­o insieme, chiacchier­ando, uno vicino all’altro, sorridendo. E l’hanno accolto in piedi, con serenità, sostenuti dai loro avvocati. Ma appena il giudice ha terminato di parlare in aula si è levato un boato, un insieme di applausi, urla e fischi. Poi un grido ha interrotto prepotente­mente il frastuono: «terrorista è lo Stato», ribadito a più riprese. Quindi hanno chiesto la libertà di ognuno dei sette imputatati, citando il loro nome seguito dalla parola «libero» o «libera» e chiudendo con un sonoro «tutti liberi, tutte libere».

Alta l’attenzione delle forze dell’Ordine che hanno presidiato l’aula, gli ingressi e le uscite. Ma fortunatam­ente non c’è stato bisogno di alcun intervento. Così come pacatament­e sono entrati il centinaio di presenti è defluito. Insieme, in un’ottica collettiva, appunto.

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Gli anarchici fuori dal tribunale, in attesa di entrare nell’aula (Pretto)
L’attesa Gli anarchici fuori dal tribunale, in attesa di entrare nell’aula (Pretto)

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