Centrodestra, i piccoli si muovono Bisesti: «Il candidato in gennaio»
Ma Bisesti rassicura: «Candidato a gennaio»
TRENTO La decisione della giunta regionale di indicare il 3 maggio come data per le prossime elezioni comunali, con l’eventuale ballottaggio il 17 dello stesso mese, accorcia i tempi: solitamente si andava a fine maggio perle amministrative. Questo però non sembra preoccupare la Lega, che per bocca del segretario Mirko Bisesti conferma di voler proseguire sulla stessa tabella di marcia: «Il nome del candidato sindaco a gennaio».
La squadra dei candidati, le liste e i simboli, gli apparentamenti e tutto il resto dovranno essere confezionati a metà marzo: «Ci sono 40 giorni per la campagna elettorale», osserva tranquillo Bisesti. Come a dire: non c’è problema, non c’è alcuna fretta. Ma non tutti la pensano così nel centrodestra, perché a differenza della Lega che ha un suo elettorato ormai fedele, le forze politiche più piccole scalpitano e vorrebbero iniziare fin da subito a mobilitarsi in vista della scadenza elettorale: «Ma come facciamo senza il nome di un candidato sindaco? Gennaio è troppo in là e si rischia di non riuscire a farsi conoscere dagli elettori».
I dubbi si concentrano maggiormente sulle sorti della città di Trento. La prima avvisaglia di un serpeggiante malumore si è manifestata con «la pausa di riflessione» annunciata da Agire per il Trentino, «un passo di lato» rispetto alle discussioni interne alla coalizione sul capoluogo, una «segnale» per dire che qualcosa non va. Claudio Cia, leader di Agire, spiega con calma che «non si tratta di una rottura»: sta di fatto che al tavolo della coalizione lui non va, almeno fino a quando «non si capisce dove si va a parare».
Malumori serpeggiano anche nella Lega. Si aspetta gennaio per capire cosa succederà nelle elezioni regionali emiliano-romagnole, se si vince, se si perde, se Salvini detterà nuove parole d’ordine e proporrà nuove battaglie da ingaggiare. Se sarà meglio proporre per Trento un candidato di bandiera oppure un candidato che possa rappresentare tutta la coalizione. Ma oltre la tattica, c ’è chi teme che la parte del Carroccio che avrà la meglio nella corsa alle comunali, in numero di preferenze, sia quella più «radicale», più «identitaria», «salviniana», e meno disposta agli equilibrismi tra le diverse componenti di un’alleanza che seppur unita è comunque composita: c’ è Forza Italia, Progetto Trentino, Civica Trentina, Autonomisti popolari di Kaswalder, Agire di Cia, forze politiche che più che alle posizioni estreme preferirebbero una linea più centrista, anche per «convincere» gli elettori di Trento «che sono ben diversi da quelli delle valli — fanno notare alcuni degli esponenti di queste formazioni — sono più moderati».
All’interno della Lega alcuni temono l’ annunciato exploit di Daniele Demattè — marito della consigliera provinciale Katia Rossato e «sponsorizzato» dal consigliere provinciale Devid Moranduzzo — che sulla sua pagina personale su Facebook ha già più di 5.000 follower. Moranduzzo lo aveva addirittura indicato come sindaco di Trento, e candidato consigliere lo sarà sicuramente. Per il numero di voti che otterrà c’è chi si chiede se sarà lui il vicesindaco. Da qui nasce l’idea di un escamotage: la creazione di un polo territoriale in area centrodestra che possa confluire successivamente nella coalizione. Prima o dopo le elezioni (in questo caso al ballottaggio), per unire i più piccoli e fare massa critica, per poter determinare l’ architettura della nuova squadra, indicando il vicesindaco e alcuni punti del programma. Un’opzione sul tavolo, ancora coperta, ma che potrebbe essere utilizzata per evitare «di essere mangiati dalla Lega».