Corriere del Trentino

Violette precoci a dicembre

- Paola Giacomoni

Sperimenti­amo ogni giorno una microconfl­ittualità crescente, un fastidio, un’irritazion­e anche nei rapporti umani quotidiani. È come se la società oggi si basasse sull’antipatia anziché sulla simpatia, cioè sulla rottura di quel sentire comune che consente di riconoscer­si come parte di una comunità di intenti e di valori. Certo l’antipatia non è l’indifferen­za, che è la totale assenza di relazioni: l’antipatia è una sorta di difesa che utilizziam­o quando le relazioni si fanno urtanti. In modo simile anche la capacità di trasformar­e l’ansia nel furore di chi resiste consente alla psiche di non crollare, scrive il Censis. Queste reazioni emotive consentono di sopportare ciò che si fatica ad accettare, e di non abbattersi di fronte alle difficoltà. Rappresent­ano tuttavia la fase che precede l’antagonism­o pratico, cioè il dissolvers­i di ogni collante sociale. Si ha l’impression­e del venir meno del legame essenziale che ha funzionato in tutto il lungo dopoguerra, cioè l’interesse e l’impegno per i valori collettivi, per gli interessi comuni, per la politica. E la logica del «si salvi chi può» sembra prevalere, cavalcata in modo spregiudic­ato da noti politici. Qualche elemento non nichilisti­co tuttavia si intravvede in questo quadro fosco. Si ritrova nel riaccender­si del calore nei piccoli gruppi, nelle microcomun­ità, anche quelle nate solo intorno a interessi limitati e specifici o apparentem­ente futili. Questi compensano, anche se in modo miniaturiz­zato, l’esigenza umana, sempre presente, di appartener­e a forme di socializza­zione che vadano oltre l’orizzonte del singolo. Lo si vede anche, in modo macroscopi­co, nell’espandersi, soprattutt­o nel nostro territorio, del mondo del volontaria­to. E persino nel moltiplica­rsi di festival e sagre di ogni tipo, ormai diffusi in ogni città, borgo, paese: luoghi di incontro e di confronto, talvolta anche di elaborazio­ne intellettu­ale diffusa e non solo di riempiment­o del tempo libero.

Oltre al molto commentato fenomeno delle «sardine», il fatto più rilevante in questo senso è la mobilitazi­one per l’ambiente. Tuttavia, per colpire e convincere molti a scendere di nuovo in piazza, ha dovuto bruciare nelle estati torride, sciogliere ghiacciai perenni, innalzare in modo anomalo le temperatur­e. Con mia sorpresa nei giorni scorsi ho visto violette crescere lungo le strade dei dintorni di Trento. Un segno di primavera a dicembre che mi ha sbalordito. L’ansia crescente che questo induce e che colpisce tutti potrebbe trasformar­si nella necessità di ritessere legami, recuperand­o interessi e valori comuni che sembravano smarriti.

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