Violette precoci a dicembre
Sperimentiamo ogni giorno una microconflittualità crescente, un fastidio, un’irritazione anche nei rapporti umani quotidiani. È come se la società oggi si basasse sull’antipatia anziché sulla simpatia, cioè sulla rottura di quel sentire comune che consente di riconoscersi come parte di una comunità di intenti e di valori. Certo l’antipatia non è l’indifferenza, che è la totale assenza di relazioni: l’antipatia è una sorta di difesa che utilizziamo quando le relazioni si fanno urtanti. In modo simile anche la capacità di trasformare l’ansia nel furore di chi resiste consente alla psiche di non crollare, scrive il Censis. Queste reazioni emotive consentono di sopportare ciò che si fatica ad accettare, e di non abbattersi di fronte alle difficoltà. Rappresentano tuttavia la fase che precede l’antagonismo pratico, cioè il dissolversi di ogni collante sociale. Si ha l’impressione del venir meno del legame essenziale che ha funzionato in tutto il lungo dopoguerra, cioè l’interesse e l’impegno per i valori collettivi, per gli interessi comuni, per la politica. E la logica del «si salvi chi può» sembra prevalere, cavalcata in modo spregiudicato da noti politici. Qualche elemento non nichilistico tuttavia si intravvede in questo quadro fosco. Si ritrova nel riaccendersi del calore nei piccoli gruppi, nelle microcomunità, anche quelle nate solo intorno a interessi limitati e specifici o apparentemente futili. Questi compensano, anche se in modo miniaturizzato, l’esigenza umana, sempre presente, di appartenere a forme di socializzazione che vadano oltre l’orizzonte del singolo. Lo si vede anche, in modo macroscopico, nell’espandersi, soprattutto nel nostro territorio, del mondo del volontariato. E persino nel moltiplicarsi di festival e sagre di ogni tipo, ormai diffusi in ogni città, borgo, paese: luoghi di incontro e di confronto, talvolta anche di elaborazione intellettuale diffusa e non solo di riempimento del tempo libero.
Oltre al molto commentato fenomeno delle «sardine», il fatto più rilevante in questo senso è la mobilitazione per l’ambiente. Tuttavia, per colpire e convincere molti a scendere di nuovo in piazza, ha dovuto bruciare nelle estati torride, sciogliere ghiacciai perenni, innalzare in modo anomalo le temperature. Con mia sorpresa nei giorni scorsi ho visto violette crescere lungo le strade dei dintorni di Trento. Un segno di primavera a dicembre che mi ha sbalordito. L’ansia crescente che questo induce e che colpisce tutti potrebbe trasformarsi nella necessità di ritessere legami, recuperando interessi e valori comuni che sembravano smarriti.