Si diverte d’inverno, riposa d’estate: tutti i misteri e gli scherzi del ciclamino
Una delle case che ho abitato un tempo aveva finestre che guardavano a nord. Sui larghi davanzali coltivavo edere fatte crescere a cerchio.
In autunno inoltrato, quando cominciavo a sentire la mancanza di verde e di fiori, vi accostavo alcuni vasi di ciclamini dello stesso colore, cremisi.
Fiorivano per tutto l’inverno; guardandoli da dietro ai vetri, mi mettevano allegria. Capitava, ogni due o tre anni, che in gennaio gelassero, quando il termometro scendeva di molto sotto lo zero: pur restando riparati dall’arco delle finestre, si ghiacciavano i cormi (questo è il nome scientifico della radice ingrossata). Era un rischio che correvo: la lunga fioritura invernale dei ciclamini era troppo consolante.
Assieme alle azalee e alle gardenie, i ciclamini fanno parte di quel tipo di piante che normalmente crea solo grattacapi e danno delusioni. Non sono piante da interno. Già al momento dell’acquisto bisogna essere prudenti: si dovrebbe fare attenzione alle radici.
Se nel vaso son troppo fitte, la pianta morirà presto.
I vivaisti costringono le radici delle essenze che vogliono far fiorire copiosamente in vasetti troppo piccoli: la pianta, prevedendo la fine ormai vicina perché non trova più terra, produce moltissimi fiori. Spera così di perpetuare la specie attraverso i semi.
Se - tornando ai ciclamini - siamo stati capaci di far passare loro l’inverno in un luogo fresco e riparato dal gelo, possiamo tentare di tenerli in vita per farli rifiorire l’autunno seguente. In estate le foglie spariscono. Non gettateli, le foglie rispunteranno: i cormi sono andati in riposo estivo. Non bagnateli, ma non fate neppure seccare completamente la terra: basta poca acqua nel sottovaso ogni tanto. Si trapiantano in terra per acidofile, aggiungendo una manciatina di cornunghia, un concime naturale a lenta cessione. Si può usare lo stesso vaso, oppure anche uno di due centimetri più grande.
In autunno spuntano nuove foglie, e si aumenta gradatamente l’umidità al terriccio; meglio bagnare dal sottovaso, il cormo marcisce facilmente. La terra va mantenuta leggermente e costantemente umida. L’acqua deve essere senza calcare.
Good luck, come dicono gli inglesi: se riuscite a farli rifiorire, avete il pollice verde.
Ho interpellato un vivaista, appassionato coltivatore di ciclamini. Mi ha consigliato, fra le altre cose, di non strappare le foglie appassite, ma di tagliarle. Si rischia, con lo strappo, di ledere il cormo.
Non ha saputo, però, rispondere al quesito che gli ho posto: perché alcuni ciclamini appena acquistati si accasciano subito moribondi, altri invece, nel medesimo posto, accuditi con la stessa cura, vivono e prosperano per anni?
Ha contemplato la distesa dei suoi ciclamini e mi ha rivolto un sorriso gentile. Ai misteri non c’è risposta.