CASSE RURALI E FUSIONI NON FUNZIONA COSÌ
Sono un anziano cooperatore, ancora oggi amministratore della locale Famiglia cooperativa nonché parte del direttivo del circolo anziani e pensionati San Gottardo. Il mio vissuto cooperativo e di comunità è quindi significativo, non tanto in termini di competenza, ove ho ancora il desiderio di migliorare ma quantomeno di «esperienza». Mai mi era capitato di assistere a una messinscena così volgare e meschina. Mi riferisco all’assemblea straordinaria della mia Cassa rurale.
Credo e spero di mantenere a vita questa triste e unica esperienza, nella speranza che una cosa così non si debba più verificare. Ammesso che abbia ancora senso una Cooperazione che non condanna quanto io — assieme anche ad altri 1.300 soci — ho visto e sopportato (favorevoli o contrari poco conta, anche perché non sono stati contati o meglio, hanno deciso di contarli a modo loro). A tale proposito mi domando: è ancora valido quel principio unico e fondante per la democrazia assembleare di «una testa, un voto?»
È quindi su Federazione e Provincia, e sui loro rappresentanti istituzionali e tecnici, che vorrei soffermarmi, esro, sendo questi, ben prima delle autorità giudiziarie, soggetti autorevoli e competenti in materia. La Federazione ha l’obbligo di esercitare il controllo sulle cooperative aderenti (attraverso l’annuale «Revisione legale dei conti» e la biennale «Revisione cooperativa») su delega della Provincia in applicazione di una specifica legge. Intendono tali istituzioni, depositarie della responsabilità di vigilare sul buon andamento delle cooperative (non solo economico ma anche mutualistico e democratico), intervenire sul caso in oggetto attraverso gli strumenti che la legge mette a loro disposizione? Oppure semplicemente la giunta provinciale intende mettere il suo sigillo a un progetto di fusione architettato nelle segrete stanze di Via Segantini e di fatto bocciato dai soci? Certo, bocciato. Poiché il motto «Uniti si vince» che il presidente Villotti ci aveva propinato con una strana mail recapitata il giorno precedente l’assemblea (che ha avuto l’unico effetto di confondere le idee rispetto all’originale «Avviso di convocazione» in merito alla possibilità di un tempestivo accreditamento dei soci ai lavori assembleari) non ha portato bene. Anzi se l’ha scritto credendoci davvedovrebbe avere il pudore di annullare da solo l’esito di un voto «rubato». Se «uniti si vince» tutti noi abbiamo già perso considerato l’esito. In altre, economicamente pesanti e recenti disavventure cooperative, la Federazione e la sua indipendente «Divisione vigilanza» sono state accusate di non aver visto o di non aver approfondito a sufficienza: non vorrei che la storia sia destinata a ripetersi.
La mia lunga esperienza cooperativa mi porta a pensare (non ho però elementi puntuali) che la «preoccupazione per quanto avvenuto nell’assemblea Lavis- Mezzocoronavalle di Cembra» espressa su questo giornale domenica dalla presidente Marina Mattarei, sia il frutto di esasperanti mediazioni in un ambiente ormai troppo lontano dalle sensibilità e dallo sdegno che attraversa la società trentina. In un ambiente malato che ha saputo ben presto ridimensionare, sfruttando qualche errore commesso, credo in buona fede, la spinta riformatrice di una presidente «non prevista», e di fatto di minoranza. Sdegno che deriva da numerosi esempi che dicono come un bene collettivo, che anima la passione e l’intelligenza di molti, è sempre di più patrimonio esclusivo di un gruppo di presidenti e amministratori a vita, solidali tra loro e refrattari a qualsiasi grido di dolore che si leva dalla base. Non è questa la Cooperazione per la quale ho vissuto e dato, con i miei limiti di tempo e capacità; non è questa la Cooperazione che riesco a far comprendere e amare ai miei figli e nipoti. Concludo esprimendo il desiderio e l’auspicio che chi ha competenze e responsabilità in merito (Provincia e Federazione) le faccia valere e non lasci soli le centinaia di soci della Cr Lavis-Mezzocoronaval di Cembra e i migliaia di soci cooperatori trentini che ancora sperano in una sempre più improbabile e tardiva «Redenzione» del sistema cooperativo trentino.
* Un anziano cooperatore