GIOVANI SENZA DISCIPLINA
Idati Ocse-Pisa fanno paura. Paura per la nostra lingua. Dicono infatti che solo un adolescente italiano su venti ha reale capacità di comprendere un testo su un argomento che non gli è familiare e che uno su quattro ha addirittura difficoltà a leggere, relegandoci più o meno in fondo alla classifica europea. Il Nord dell’Italia può vantare risultati assai migliori rispetto al Centro e al Sud, ma ciononostante anche nella nostra regione, nordista per eccellenza, forse penalizzata in parte dal fatto di avere una provincia bilingue, i risultati di lettura e scrittura dei nostri scolari lasciano a desiderare.
Come Federico Fubini ha scritto due giorni fa sul Corriere della Sera, non è soltanto una questione di fondi, dei pochi fondi, cioè, che l’Italia impegna nella scuola; il caso della Svezia, che ne investe più di tutti senza che per questo la preparazione dei suoi alunni sia sostanzialmente migliore di quella dei paesi non investitori, ne è una prova. Non bastano i soldi, insomma, ci vuole altro.
Ci vuole, ci vorrebbe, per esempio, che venisse ristabilito un certo principio di autorità, senza il quale la disciplina, indispensabile per l’apprendimento, resta una parola vuota. Vediamo tutti i giorni quel che succede nelle scuole, anche nelle nostre: professori dileggiati, genitori invadenti quando non picchiatori, sempre e comunque, a torto e a ragione, schierati con i figli, tribunali amministrativi che riammettono i bocciati.
Non è un caso se non raramente alunni russi, cinesi, indiani, almeno alle elementari e medie, decisamente primeggino: è perché hanno imparato in famiglia — informano i loro insegnanti — che l’autorità va rispettata e perciò in classe stanno attenti, non disturbano e a casa fanno i compiti assegnati.
E a proposito di famiglia, sembra probabile che incominci da lì il non saper leggere né scrivere dei nostri adolescenti. I giornali di carta (ahinoi) da vari anni ormai non entrano più nelle case e televisione, computer e smartphone regnano sovrani. Con i libri va forse ancora peggio: in passato nella nostra regione potevamo consolarci con un maggior numero di lettori forti rispetto al resto del Paese, ma l’orizzonte è in rapido mutamento. Coloro che prima senza un libro non andavano a letto — sono loro stessi che lo confessano — ora ci vanno con l’Ipad sulla pancia per seguire una delle tante accattivanti serie di Netflix. E se l’autorità non vale più, l’esempio comunque continua a valere per cui i figli neppure tentano di cominciare a leggere. Figurarsi a scrivere.