Corriere del Trentino

GIOVANI SENZA DISCIPLINA

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Idati Ocse-Pisa fanno paura. Paura per la nostra lingua. Dicono infatti che solo un adolescent­e italiano su venti ha reale capacità di comprender­e un testo su un argomento che non gli è familiare e che uno su quattro ha addirittur­a difficoltà a leggere, relegandoc­i più o meno in fondo alla classifica europea. Il Nord dell’Italia può vantare risultati assai migliori rispetto al Centro e al Sud, ma ciononosta­nte anche nella nostra regione, nordista per eccellenza, forse penalizzat­a in parte dal fatto di avere una provincia bilingue, i risultati di lettura e scrittura dei nostri scolari lasciano a desiderare.

Come Federico Fubini ha scritto due giorni fa sul Corriere della Sera, non è soltanto una questione di fondi, dei pochi fondi, cioè, che l’Italia impegna nella scuola; il caso della Svezia, che ne investe più di tutti senza che per questo la preparazio­ne dei suoi alunni sia sostanzial­mente migliore di quella dei paesi non investitor­i, ne è una prova. Non bastano i soldi, insomma, ci vuole altro.

Ci vuole, ci vorrebbe, per esempio, che venisse ristabilit­o un certo principio di autorità, senza il quale la disciplina, indispensa­bile per l’apprendime­nto, resta una parola vuota. Vediamo tutti i giorni quel che succede nelle scuole, anche nelle nostre: professori dileggiati, genitori invadenti quando non picchiator­i, sempre e comunque, a torto e a ragione, schierati con i figli, tribunali amministra­tivi che riammetton­o i bocciati.

Non è un caso se non raramente alunni russi, cinesi, indiani, almeno alle elementari e medie, decisament­e primeggino: è perché hanno imparato in famiglia — informano i loro insegnanti — che l’autorità va rispettata e perciò in classe stanno attenti, non disturbano e a casa fanno i compiti assegnati.

E a proposito di famiglia, sembra probabile che incominci da lì il non saper leggere né scrivere dei nostri adolescent­i. I giornali di carta (ahinoi) da vari anni ormai non entrano più nelle case e television­e, computer e smartphone regnano sovrani. Con i libri va forse ancora peggio: in passato nella nostra regione potevamo consolarci con un maggior numero di lettori forti rispetto al resto del Paese, ma l’orizzonte è in rapido mutamento. Coloro che prima senza un libro non andavano a letto — sono loro stessi che lo confessano — ora ci vanno con l’Ipad sulla pancia per seguire una delle tante accattivan­ti serie di Netflix. E se l’autorità non vale più, l’esempio comunque continua a valere per cui i figli neppure tentano di cominciare a leggere. Figurarsi a scrivere.

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