Rovereto, la riconferma di Valduga divide il Pd e il centrosinistra
La riconferma del sindaco raccoglie diversi veti. «Dialogo con i civici, non con lui»
«Al centro dobbiamo mettere Rovereto, non Francesco Valduga». In vista delle prossime elezioni comunali sembra però che la figura dell’attuale sindaco della città sia il convitato di pietra che incombe su ogni tavolo di discussione, imprescindibile da ogni ragionamento politico, il nodo impossibile da sciogliere che però rischia di dividere quel fronte che tutti vorrebbero unito per fermare «l’avanzata della Lega».
Il Pd è spaccato. Da una parte i consiglieri comunali che a Valduga hanno fatto opposizione per tutta la consiliatura, dall’altra i vertici — soprattutto provinciali — che spingono per la riconferma di Valduga, «quello che 5 anni fa sconfisse il dem Andrea Miorandi». I primi chiedono discontinuità, disponibili a dialogare con i civici ma indisponibili al suo leader. I secondi promuovono invece la candidatura di Valduga, per formalizzare l’alleanza del centrosinistra con il mondo civico e per tenersi stretto Valduga: «Chissà che non sia lui il cavallo su cui si punterà tra 4 anni per sconfiggere Fugatti alle elezioni provinciali».
Che i vertici trentini del Pd puntino su Francesco Valduga non sorprende: «Giorgio Tonini — ricorda chi ha memoria storica — nel 2010 puntava addirittura sul padre Guglielmo, quando il circolo proponeva Andrea Miorandi. E la segretaria Lucia Maestri è da sempre in attesa di allargare la coalizioproposta ne a più non posso, per questa idea del fronte largo contro i populisti». Ma la logica «antisalvinista» non è per tutti un collante sufficiente per far stare assieme tutti indifferentemente: «Dobbiamo stare assieme per evitare le Lega? Capisco — ha detto il consigliere Alessandro Olivi nella riunione del coordinamento cittadino del Pd — ma è un po’ poco. È importante sapere con chi stiamo, e per fare cosa».
La domanda di molti è la seguente: «Quanto vale oggi Francesco Valduga?». E la risposta cerca di sondare la forza del suo appoggio: «Ha perso sei consiglieri di maggioranza, tanto che sta chiedendo anche al Pd di votargli il suo bilancio. La sua base civica si è sfaldata, ha perso i pezzi e già si è vista alle provinciali la mancanza di una base che lo sostenesse». C’è chi taglia corto: «È un generale senza truppe e in fondo, oltre alla sua cerchia stretta, non ha convinto nessuno fino in fondo». Né tutto il Pd, né tutto l’Upt, e nemmeno il Patt — anche se ufficialmente lo sostiene come prossimo candidato sindaco — sembra disposto a difendere il suo nome fino in fondo: «Se il Pd ha una alternativa, la si faccia». E così potrebbe profilarsi l’idea delle primarie. Mancano però le alternative, le figure disponibili a una candidatura non si trovano e qualcuno ipotizza: «Alla fine rimarrà Valduga perché fino ad ora nessun altro nome è emerso».
Nel panorama roveretano, sempre nell’area del centrosinistra, si muove il gruppo di giovani nato attorno alla Scuola di comunità delle Acli che nelle settimane scorse ha approfondito alcuni temi della città all’interno di incontri e conferenze. Potrebbero definirsi in una lista e concorrere alle elezioni, oppure spostare consensi attorno a una proposta alternativa al sindaco Valduga.
L’altra componente dell’orbita della sinistra che pone la pregiudiziale su Valduga è quella dei Verdi. Dopo il taglio degli alberi di viale Trento — questo il casus belli — i rapporti con il sindaco si sono interrotti bruscamente, provocando anche una mini-scissione in casa ambientalista. Al tavolo del centrosinistra non ci vanno — «nessuno ci ha invitato» — e nel frattempo hanno dato vita a un polo «di sinistra» che oltre a loro comprende poco altro, anche se affermano di partire da una piattaforma larga, «quella del comitato contro la Valdastico». Ma nel comitato c’è anche il Pd, c’è Futura, c’è addirittura l’Upt: «Perché si intestano loro una lotta condivisa in modo trasversale?».
La Valdastico divide anche il centrodestra. Solo la Lega è a favore dell’uscita a Rovereto sud, tutti gli altri partiti che potrebbero essere alleati del Carroccio hanno votato contro alla proposta in consiglio comunale e non potrebbero entrare in una coalizione a trazione leghista se questo fosse il cavallo di battaglia. Da più parti i dubbi emergono: «Sarebbe un problema se il candidato fosse targato Lega e declinasse sulla città i proposti di Fugatti sulla Valdastico. Meglio pensare a qualcuno che abbia una visione meno politica, esponente del civismo di centrodestra», commentano alcuni esponenti di area. Che aggiungono: «Per ora è comunque tutto fermo. Nessuna riunione, nessun confronto. Si aspetta gennaio e poi si vedrà».
Nel centrodestra l’uscita della Valdastico è diventato un terreno di scontro