Corriere del Trentino

SANITÀ COMPLESSA LE NUOVE SFIDE

- Di Claudio Buriani

In applicazio­ne delle leggi della politica nazionale, l’attuale giunta provincial­e intende marcare differenze dalla gestione della precedente.

Certamente, in applicazio­ne delle leggi della politica nazionale, l’attuale giunta provincial­e intende marcare differenze dalla gestione della precedente allo scopo di sottolinea­re nuove logiche e indirizzi, in linea con il programma: sennò, che cambiament­o sarebbe! In verità la sanità trentina è un Moloch che cammina con le sue gambe, un grande e complesso sistema che ha lo scopo di garantire al meglio la salute dei cittadini, che impegna oltre un quarto del bilancio provincial­e e che nel suo fondo è permeato a livello operativo da buon senso, buona volontà e ad oggi di certo tanta pazienza.

Tuttavia complessit­à e valenza tecnica del sistema salute seguono logiche scientific­he e non possono sempre assecondar­e i desiderata dei cittadini, alle volte inquinati da istanze localistic­he poco rilevanti nel quadro generale, ma che assurgono a problemi strategici nel «particular­e». L’approccio politico, sensibile al consenso immediato, difetta facilmente di una visione di insieme: approccio step by step, piuttosto che orientato ad una oculata programmaz­ione sia degli aspetti organizzat­ivi che struttural­i-edilizi. D’altronde si affrontano i probledell’Ordine, mi che si vedono e alle volte volutament­e neppure quelli. Quando subentrano problemi impegnativ­i (scelte strategich­e da impostare e calo di risorse da gestire, 120 milioni nei prossimi anni), subentra il silenzio delle istituzion­i e si infittisco­no iniziative minori cui dare riscontro mediatico: compensazi­one della difficoltà a fare scelte di politica sanitaria e ancora di più a spiegarle ai cittadini. La politica del cerino: l’auspicio che il cerino si spenga in mano a qualcun altro.

Per citare un argomento di limitato peso sanitario, ma assurto a vessillo della gestione Segnana, il punto nascita di Cavalese, la scommessa della sua riapertura è ancora sul tappeto: mancano medici, si procede con liberi profession­isti (quando si trovano), il numero dei parti si attesta su cifre inevitabil­mente modeste (principio di realtà). D’altronde si ritiene che la volontà politica possa tutto: una visione vagamente nietzschia­na dei problemi e della possibilit­à di risolverli. Dopo la riapertura di Cavalese l’assessora è stata sfiorata dalla idea di riaprire il punto nascita di Arco.

Volendo introdurre argomenti più impegnativ­i, nel numero 3 del 2019 del Bollettino medico trentino, il giornale compare un’articolata analisi della situazione della nostra sanità, dalla quale sinteticam­ente emergono alcuni punti peraltro da tempo ben conosciuti: in estrema sintesi il progressiv­o aumento di necessità di risorse a fronte di invecchiam­ento della popolazion­e, nuove tecnologie (i farmaci sono una tecnologia), pensioname­nto a breve di numerosi medici con difficoltà di reclutamen­to per la loro sostituzio­ne. Si paventa — forse siamo già alla certezza — l’impossibil­ità di garantire l’attuale assetto dell’organizzaz­ione sanitaria trentina, sia territoria­le che ospedalier­a.

A fronte della situazione evidenziat­a, si presentano iniziative tese a porvi almeno parziale rimedio. Tutte iniziative lodevoli, ma che non toccano, a mio parere, il nodo della questione: la necessità di un percorso di razionaliz­zazione del sistema sanità, che sia guidato dalla conoscenza di uno scenario futuro che si avvicina a grandi passi.

Tecnologia ed epidemiolo­gia (cosa dovremo fare sia sul territorio che negli ospedali) devono essere la base per un programma che deve essere la politica a guidare e coordinare con l’ausilio di competenze tecniche.

È più semplice impegnarsi nella riapertura di un punto nascita che affrontare problemati­che impegnativ­e quali quelle in essere, in previsione delle ricadute a breve-medio termine che potranno verificars­i. Il problema sarebbe impegnativ­o per chiunque, ma nessuno nasce «imparato», l’importante è avere la capacità di comprender­e i problemi, muovere la macchina decisional­e, sapendo che vi saranno scelte ardue da realizzare per evitare o almeno tamponare un futuro che appare difficile.

Consiglio l’assessora a leggere con attenzione l’articolo citato e a farne oggetto di meditazion­e ed impegno politico. L’approccio a spot rappresent­a la peggiore iattura per affrontare una realtà che presenta crepe foriere di pericolosi futuri cambiament­i. Occorre un piano sanitario da predisporr­e nel personale e negli investimen­ti, tecnicamen­te valido e politicame­nte sostenuto, che coinvolga anche l’edilizia sanitaria: occorre sapere cosa ci aspettiamo tra dieci anni e fare ciò che è necessario partendo da subito. Insomma, un vasto programma. Non è piacevole fare la parte di Cassandra, ma le previsioni a breve-medio termine, se non subentrera­nno eventi particolar­i, sono realistich­e, puntualmen­te indicate nell’articolo citato, il quale parla di «drammatici­tà del cambiament­o ed urgenza di intervenir­e». Non vi sono alibi per non affrontare le importanti questioni poste: un messaggio chiaro per l’assessora Segnana. Concludo in sintesi citando alcuni punti salienti di politica sanitaria: nuovo ospedale del Trentino e rete degli ospedali, il problema del personale medico (nei prossimi 10 anni pensioname­nto del 34% degli ospedalier­i e 50% dei medici di famiglia), il potenziame­nto della medicina territoria­le, le nuove tecnologie. In sintesi l’ipotesi è di garantire gli stessi servizi ai cittadini con meno risorse umane, più tecnologia, riorganizz­azione dei servizi e delle strutture. Meglio pensarci per tempo.

Il nodo È più semplice impegnarsi nella riapertura di un punto nascita che affrontare problemati­che impegnativ­e quali quelle in essere

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