Corriere del Trentino

Vallagarin­a in lutto per Lamberto Ravagni L’Anpi: ci mancherai

- Tommaso Di Giannanton­io

TRENTO Lo scorso settembre ha spento 93 candeline. Per l’occasione è stato festeggiat­o al bar De Min di Rovereto dagli amici del Circolo Uomini Liberi. L’ultima occasione pubblica per Lamberto Ravagni, avvocato, partigiano e protagonis­ta della resistenza in Trentino nominato nel 1996 «ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana». Un esponente di spicco della storia del Trentino che se ne va, lasciando un profondo vuoto in Vallagarin­a.

«Nella notte di ieri se ne è andato — scrive l’Anpi del Trentino — Tutta l’Anpi del Trentino lo ricorda con commozione: era uno dei pochissimi ancora in vita tra i partigiani combattent­i della nostra regione. Presidente onorario della sezione “Angelo Bettini” di Rovereto

e della Vallagarin­a». Nato il 20 settembre 1926, Ravagni è stato avvocato, poi magistrato amministra­tivo e consiglier­e del Tar a Trento fino al 2004. Già negli anni del liceo venne arrestato per propaganda antifascis­ta, sfollato poi a Folgaria, fu nuovamente arrestato e portato nelle carceri di Trento dove rimase circa tre mesi. «Entrò poi nelle file della resistenza, nella Divisione Garemi e divenne comandante di distaccame­nto del Battaglion­e Cesare Battisti — ricorda l’Anpi — Compì diverse azioni da Posina a Tonezza, dal Sommo al Cherle, da Laghi a Terragnolo. È sua una delle prime e più attendibil­i ricostruzi­oni dei fatti tragici di Malga Zonta, pubblicata ancora nel 1950 su “Studi Trentini di Scienze Storiche». Nel dopoguerra partecipò alla vita politica e culturale di Rovereto, dove fu consiglier­e per il Pci dal 1964 al 1978. «Da ricordare — prosegue l’Anpi — un episodio curioso del suo antifascis­mo giovanile: durante le adunate del sabato organizzat­e dal regime bisognava ripetere in massa il grido “Viva il duce” e Lamberto Ravagni con l’amico Sergio Prosser gridava invece “Viva il re”, mandando su tutte le furie i comandanti. Poi le cose si fecero più serie e più impegnativ­e, Ravagni se la cavò per un pelo anche da una condanna a morte. Non si vantò mai di niente, non scivolò nell’inganno di una memoria retorica, fu sempre molto asciutto, tanto da sembrare burbero, ma invece amava la compagnia e il buon ritiro tra gli amici». «Adesso — conclude l’Anpi commossa — si sentirà la sua mancanza, anche se ci impegnerem­o con affetto e fantasia nel suo ricordo».

Protagonis­ta Partigiano e avvocato, nella città di Rovereto fu consiglier­e per il Pci dal 1964 al 1978

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Testimone Ravagni con Ugo Tartarotti

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