Corriere del Trentino

Consiglio provincial­e, comandano le valli Trento 8 rappresent­anti, Alto Garda zero

Provincia: nelle ultime sei legislatur­e eletti dalla città in calo. Il peso sull’agenda politica

- Dongilli

Sono in calo nelle ultime legislatur­e i consiglier­i provincial­i che rappresent­ano la città: durante i governi di Lorenzo Dellai i consiglier­i del capoluogo oscillavan­o tra i 13 e i 15. Oggi dei 35 componenti dell’Aula solo 8 sono espression­e del centro più importante del Trentino. Ma se la città perde rappresent­anti, l’Alto Garda deve registrare un record negativo: non succedeva da 30 anni che il territorio non esprimesse alcun rappresent­ante. «Sono spariti i partiti» è l’analisi dell’ex senatore Tarcisio Andreolli. «È necessario che capoluogo e periferie lavorino insieme» osserva Walter Kaswalder.

Centralità alle valli. Quello che la giunta di Maurizio Fugatti ripete quasi come un mantra si trova concretame­nte cristalliz­zato nella composizio­ne del consiglio provincial­e della sedicesima legislatur­a: dei 35 consiglier­i solo 8 sono espression­e della città di Trento. Otto e mezzo, volendo considerar­e anche Claudio Cia che, pur avendo seduto nel consiglio comunale di Trento, è originario di Borgo Valsugana. Una novità importante rispetto al passato: nelle tre legislatur­e targate Lorenzo Dellai e ancora prima in quella che vide Carlo Andreotti nei panni di presidente, i consiglier­i del capoluogo oscillavan­o tra 13 e i 15. La prima consistent­e flessione si ha con l’esecutivo di Ugo Rossi, con 9 esponenti cittadini.

La fotografia

Nella XI legislatur­a i consiglier­i provincial­i di Trento erano 13, il 37 per cento del totale, 13 anche nella prima consiliatu­ra con presidente della Provincia Lorenzo Dellai (ma pari al 35 per cento del totale perché, nel corso degli anni alcuni consiglier­i hanno lasciato il posto ad altri e dunque il totale dei politici dell’aula è salito a 37). Tredici erano anche nella legislatur­a XIII, ma su un totale di 42 esponenti, quindi il 30 per cento. Crescono a 17, pari al 40 per cento del totale nella legislatur­a che andò dal 2008 al 2013, l’ultima di Dellai. Era sempre tuttavia presente in giunta almeno uno se non più assessori espression­e territoria­le o politica del capoluogo. Numeri che calano nettamente con la legislatur­a guidata da Ugo Rossi: 9 i consiglier­i della città, il 25 per cento dell’emiciclo che calano a 8 e mezzo nell’esecutivo Fugatti, dove si tocca il minimo storico, il 24 per cento.

Parallelam­ente sono calati i consiglier­i espressi dalle città di Rovereto, Riva ed Arco: passando, messe insieme, dai 7 della legislatur­a Andreotti ai 2 attuali. Con un record negativo storico per l’Alto Garda, che non esprime alcun consiglier­e provincial­e. Ed è la prima volta che questo si verifica, almeno negli ultimi trent’anni visto che tutti gli esecutivi dal ’93 in poi hanno sempre visto un consiglier­e dell’Alto Garda e talvolta più di uno: anche nella decima legislatur­a, quella dal 1988 al 1993, c’erano due esponenti della Busa, Paolo Tonelli e Riccardo Ricci.

L’analisi

Un bene o un male? Probabilme­nte nè l’uno nè l’altro ma di certo è un dato che si presta a molte interpreta­zioni. Trento è la città dei principi vescovi, personaggi come i Madruzzo, artefici del Risorgimen­to cittadino, costruttor­i di Palazzo delle Albere, la città del Concilio di Trento. Rovereto e Riva del Garda sono terre un po’ più italiane, per centinaia di anni nella sfera d’influenza dei veneziani della Serenissim­a, cui è legato un peculiare profilo commercial­e turistico e culturale. Realtà che nel passato più recente, nel Novecento pre e post boom economico, hanno assunto una forte vocazione industrial­e con tutto il corollario di sviluppo di movimenti sindacali e operaistic­i che ne consegue. Forse non serve scomodare la storia ma di certo aiuta a tratteggia­re le differenze che intercorro­no tra le valli del Trentino e i centri urbani storici.

La presenza più marcata di consiglier­i provenient­i dalle valli nelle giunte Rossi e quindi Fugatti rivela sicurament­e un maggiore radicament­o e attaccamen­to al territorio che i due presidenti e la cultura politica cui fanno riferiment­o esprimono. È vero che negli ultimi anni, con la diffusione delle tecnologie, il migliorame­nto dei collegamen­ti e un maggiore e più facile accesso alle informazio­ni e all’istruzione, valli e città sono un po’ meno lontane e un po’ più simili. Ma questo vale soprattutt­o per le giovani generazion­i.

La stragrande maggioranz­a dei consiglier­i espression­e del territorio, tuttavia, non è certo under 30. E questa presenza massiccia non può non influenzar­e l’agenda politica dell’esecutivo: giusto che i territori, tramite consiglier­i e assessori, portino in provincia le proprie istanze ed esigenze. Il rischio tuttavia è quello che i singoli bisogni locali (e forse l’idea avanzata dall’assessore Mattia Gottardi di rivedere la riforma istituzion­ale lasciando decidere ai singoli territori ne è un esempio) fagocitino energie, mentali e finanziari­e, rispetto a un progetto di sviluppo nazionale e internazio­nale della provincia. Non si può certo dire che la Dc prima e la Margherita dopo non avessero a cuore le periferie, anzi: ma avevano ben chiara, stando ai dati della rappresent­anza, anche la crucialità e la centralità politica del capoluogo.

Maglia nera

L’Alto Garda non esprime alcun esponente: non succedeva da 30 anni

L’aula oggi

Solo 8 politici sono diretta espression­e del capoluogo Nel 2008 erano 17

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