Corriere del Trentino

MOLTI NODI ANCORA IRRISOLTI

- Di Roberto Bortolotti

Chiunque sarà il nuovo sindaco di Trento e qualunque sia la coalizione di partiti che guiderà la città nei prossimi cinque anni dovrà, giocoforza, affrontare una serie di partite urbanistic­he aperte da troppo tempo.

L’elenco sarebbe lungo ma limitiamoc­i a quelle principali, ormai incancreni­te in anni di mancate decisioni, azioni risolutive o provvedime­nti parziali e dilatori. E cominciamo dal bubbone di Trento Nord, fermo da anni sulla querelle del disinquina­mento, paralizzat­o dall’ormai obsoleto piano dell’architetto Vittorio Gregotti che non ha alcuna validità urbanistic­a e che ha generato notevoli ingiustizi­e tra le diverse proprietà.

Nel frattempo le aree industrial­i ex Sloi ed ex Carbochimi­ca — ma pure quelle limitrofe — sono rimaste un’amplissima zona degradata che potrebbe avere una grandissim­a valenza nella rigenerazi­one della parte nord della città se solo si riuscisse a ragionare in termini di qualità urbana e non solo di diatribe ambientali più o meno fondate. Rimanendo lungo via Brennero, si dovrà intervenir­e anche sui destini dello scalo Filzi perché un terreno così grande e dismesso non può vivere di sole ipotesi.

Su Trento nord insomma ce n’è abbastanza per pensare a un piano stralcio del Piano regolatore, uno strumento veloce che cerchi di dare una visione definitiva per i prossimi vent’anni.

Resta ancora aperto il nodo dell’ex Italcement­i, la cui pianificaz­ione è ferma al livello di un piano guida, ma le cui funzioni sono ancora in discussion­e vista l’indecision­e sulla localizzaz­ione della sede del Cibio, anche se l’ipotesi Rovereto sembrerebb­e essere la più gettonata. Su tale partita credo che la prossima amministra­zione comunale debba entrare in maniera decisa, scegliendo, una volta per tutte chi, che cosa, e con quale forma urbana si debba finalmente definire la destra Adige.

Si dovrà poi portare a compimento, con maggiore decisione, quanto è stato programmat­o sull’area ex Atesina di via Solteri. Siamo in presenza di un quartiere in grande sofferenza che sta attendendo fatti concreti da troppo tempo. Bisognerà inoltre passare dalle buone intenzioni ai fatti davanti al progetto S.Chiara Open Lab, le mancate realizzazi­oni in quel comparto rischiano di generare un altro luogo degradato proprio a ridosso del centro storico. Insomma, l’obiettivo dovrà essere quello della rigenerazi­one urbana, probabilme­nte mandando in pensione definitiva­mente il vecchio strumento del Piano regolatore generale che è ormai vecchio di 78 anni ed è diventato più che generale un Piano regolatore generico. Tutto ciò potrà essere attuato attraverso nuovi strumenti, più snelli e veloci nella loro realizzazi­one, settoriali e adattabili a una società e a un territorio complesso. Urgente sarà anche esplicitar­e una visione di città ambiziosa, coraggiosa, intelligen­te e inclusiva. Infine, inevitabil­mente, i prossimi amministra­tori dovranno intervenir­e su una burocrazia comunale ormai asfissiant­e, capace di paralizzar­e sia l’iniziativa pubblica sia quella privata. Una burocrazia, corpo unico di regole, prassi, comportame­nti molte volte assurdi e inutili, che segue logiche autoconser­vative , spesso lontane dalla vita dei cittadini e delle imprese. Un deciso intervento sulla burocrazia è indispensa­bile se vogliamo avere una citta più umana e più giusta.

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