MOLTI NODI ANCORA IRRISOLTI
Chiunque sarà il nuovo sindaco di Trento e qualunque sia la coalizione di partiti che guiderà la città nei prossimi cinque anni dovrà, giocoforza, affrontare una serie di partite urbanistiche aperte da troppo tempo.
L’elenco sarebbe lungo ma limitiamoci a quelle principali, ormai incancrenite in anni di mancate decisioni, azioni risolutive o provvedimenti parziali e dilatori. E cominciamo dal bubbone di Trento Nord, fermo da anni sulla querelle del disinquinamento, paralizzato dall’ormai obsoleto piano dell’architetto Vittorio Gregotti che non ha alcuna validità urbanistica e che ha generato notevoli ingiustizie tra le diverse proprietà.
Nel frattempo le aree industriali ex Sloi ed ex Carbochimica — ma pure quelle limitrofe — sono rimaste un’amplissima zona degradata che potrebbe avere una grandissima valenza nella rigenerazione della parte nord della città se solo si riuscisse a ragionare in termini di qualità urbana e non solo di diatribe ambientali più o meno fondate. Rimanendo lungo via Brennero, si dovrà intervenire anche sui destini dello scalo Filzi perché un terreno così grande e dismesso non può vivere di sole ipotesi.
Su Trento nord insomma ce n’è abbastanza per pensare a un piano stralcio del Piano regolatore, uno strumento veloce che cerchi di dare una visione definitiva per i prossimi vent’anni.
Resta ancora aperto il nodo dell’ex Italcementi, la cui pianificazione è ferma al livello di un piano guida, ma le cui funzioni sono ancora in discussione vista l’indecisione sulla localizzazione della sede del Cibio, anche se l’ipotesi Rovereto sembrerebbe essere la più gettonata. Su tale partita credo che la prossima amministrazione comunale debba entrare in maniera decisa, scegliendo, una volta per tutte chi, che cosa, e con quale forma urbana si debba finalmente definire la destra Adige.
Si dovrà poi portare a compimento, con maggiore decisione, quanto è stato programmato sull’area ex Atesina di via Solteri. Siamo in presenza di un quartiere in grande sofferenza che sta attendendo fatti concreti da troppo tempo. Bisognerà inoltre passare dalle buone intenzioni ai fatti davanti al progetto S.Chiara Open Lab, le mancate realizzazioni in quel comparto rischiano di generare un altro luogo degradato proprio a ridosso del centro storico. Insomma, l’obiettivo dovrà essere quello della rigenerazione urbana, probabilmente mandando in pensione definitivamente il vecchio strumento del Piano regolatore generale che è ormai vecchio di 78 anni ed è diventato più che generale un Piano regolatore generico. Tutto ciò potrà essere attuato attraverso nuovi strumenti, più snelli e veloci nella loro realizzazione, settoriali e adattabili a una società e a un territorio complesso. Urgente sarà anche esplicitare una visione di città ambiziosa, coraggiosa, intelligente e inclusiva. Infine, inevitabilmente, i prossimi amministratori dovranno intervenire su una burocrazia comunale ormai asfissiante, capace di paralizzare sia l’iniziativa pubblica sia quella privata. Una burocrazia, corpo unico di regole, prassi, comportamenti molte volte assurdi e inutili, che segue logiche autoconservative , spesso lontane dalla vita dei cittadini e delle imprese. Un deciso intervento sulla burocrazia è indispensabile se vogliamo avere una citta più umana e più giusta.