Ma Achammer avvisa il governo «Il patto di Milano va bene così»
L’Obmann Svp avverte il ministro: «L’accordo di Milano non si tocca senza il nostro consenso» La Lega, che in Trentino tratta correzioni, in Alto Adige si allinea. M5S: debito, facciamo la nostra parte
BOLZANO Svp e Lega fanno muro contro la revisione anticipata dal 2024 al 2022 dell’Accordo di Milano prospettata dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Una chiusura netta alla rinegoziazione dell’intesa sui rapporto finanziari tra Roma e le Autonomie, che apre anche una contraddizione nel Carroccio, dato che i «cugini» trentini guidati da Maurizio Fugatti e Mirko Bisesti hanno espresso disponibilità al rappresentante del governo Conte. Aperture che tra Salorno e il Brennero vengono reputate non solo politicamente inopportune, ma tecnicamente infondate.
«L’accordo finanziario con Roma, molto favorevole per l’Alto Adige, resterà in vigore anche dopo il 2022 — assicura Philipp Achammer, Obmann della Volkspartei e assessore provinciale all’economia — lo dice chiaramente lo Statuto di Autonomia: le modifiche non sono mai state unilaterali». Dunque, «non essendo l’intesa a scadenza nel 2022», le trattative non sono da mettere all’ordine del giorno per Achammer, se non nell’eventualità in cui «si ancorasse una clausola di neutralità, con cui concordare una compensazione, se Roma dovesse ridurre le tasse e l’Alto Adige dovesse riscuotere minor gettito. E l’accordo prenderebbe corpo solo se la Provincia fosse soddisfatta e desse il proprio assenso». Un richiamo, quest’ultimo, agli effetti attesi della riforma tributaria del governo che, riducendo il cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti con redditi medi e bassi, andrà a limitare le entrate Irpef provinciali. Un taglio che, sti«tutore» mato a Trento in 220 milioni di euro nel biennio, a Bolzano non è stato ancora quantificato.
E rincara la dose Karl Zeller, vice-Obmann della Svp, negli ultimi anni tra i più dialoganti con il Pd (almeno fino a quando era guidato da Matteo renzi). «Forse il ministro non ha presente che abbiamo un accordo finanziario diverso dalle altre Autonomie speciali — sottolinea l’ex senatore che, nel 2014, fu tra i traghettatori dell’intesa con l’allora primo ministro Renzi — non si possono apporre modifiche senza il nostro consenso, a maggior ragione perché siamo sottoposti a una garanzia internazionale» richiamando il ruolo dell’Austria.
Non cedono di un millimetro nemmeno i leghisti altoatesini, pur apprezzando l’intenzione di ridurre le tasse del governo romano. Ma, si sa, che le buone intenzioni lastricano le vie dell’inferno. «Certo, buone intenzioni, ma le deleghe dell’Autonomia si autofinanziano — osserva Giuliano Vettorato, vicepresidente leghista della Provincia — noi non percepiamo trasferimenti da Roma, ma ci autogoverniamo con le nostre risorse. Sono, dunque, seriamente preoccupato». Una preoccupazione che diventa attacco politico frontale per Filippo Maturi. «Boccia conferma l’approccio centralista del Pd — sostiene il deputato bolzanino del Carroccio — mandare a casa questo governo significa anche difendere il valore storico e amministrativo dell’Autonomia».
Controcorrente Diego Nicolini. «Il nostro territorio può rinunciare a qualcosa nell’immediato in una chiave di competitività di sistema — sostiene il consigliere provinciale M5S —. Sanare le disparità nel Paese con una politica di redistribuzione rende più forte l’Italia, di cui l’Alto Adige fa parte, e il suo ruolo economico in Europa».