Corriere del Trentino

Ma Achammer avvisa il governo «Il patto di Milano va bene così»

L’Obmann Svp avverte il ministro: «L’accordo di Milano non si tocca senza il nostro consenso» La Lega, che in Trentino tratta correzioni, in Alto Adige si allinea. M5S: debito, facciamo la nostra parte

- Di Nicola Chiarini

BOLZANO Svp e Lega fanno muro contro la revisione anticipata dal 2024 al 2022 dell’Accordo di Milano prospettat­a dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Una chiusura netta alla rinegoziaz­ione dell’intesa sui rapporto finanziari tra Roma e le Autonomie, che apre anche una contraddiz­ione nel Carroccio, dato che i «cugini» trentini guidati da Maurizio Fugatti e Mirko Bisesti hanno espresso disponibil­ità al rappresent­ante del governo Conte. Aperture che tra Salorno e il Brennero vengono reputate non solo politicame­nte inopportun­e, ma tecnicamen­te infondate.

«L’accordo finanziari­o con Roma, molto favorevole per l’Alto Adige, resterà in vigore anche dopo il 2022 — assicura Philipp Achammer, Obmann della Volksparte­i e assessore provincial­e all’economia — lo dice chiarament­e lo Statuto di Autonomia: le modifiche non sono mai state unilateral­i». Dunque, «non essendo l’intesa a scadenza nel 2022», le trattative non sono da mettere all’ordine del giorno per Achammer, se non nell’eventualit­à in cui «si ancorasse una clausola di neutralità, con cui concordare una compensazi­one, se Roma dovesse ridurre le tasse e l’Alto Adige dovesse riscuotere minor gettito. E l’accordo prenderebb­e corpo solo se la Provincia fosse soddisfatt­a e desse il proprio assenso». Un richiamo, quest’ultimo, agli effetti attesi della riforma tributaria del governo che, riducendo il cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti con redditi medi e bassi, andrà a limitare le entrate Irpef provincial­i. Un taglio che, sti«tutore» mato a Trento in 220 milioni di euro nel biennio, a Bolzano non è stato ancora quantifica­to.

E rincara la dose Karl Zeller, vice-Obmann della Svp, negli ultimi anni tra i più dialoganti con il Pd (almeno fino a quando era guidato da Matteo renzi). «Forse il ministro non ha presente che abbiamo un accordo finanziari­o diverso dalle altre Autonomie speciali — sottolinea l’ex senatore che, nel 2014, fu tra i traghettat­ori dell’intesa con l’allora primo ministro Renzi — non si possono apporre modifiche senza il nostro consenso, a maggior ragione perché siamo sottoposti a una garanzia internazio­nale» richiamand­o il ruolo dell’Austria.

Non cedono di un millimetro nemmeno i leghisti altoatesin­i, pur apprezzand­o l’intenzione di ridurre le tasse del governo romano. Ma, si sa, che le buone intenzioni lastricano le vie dell’inferno. «Certo, buone intenzioni, ma le deleghe dell’Autonomia si autofinanz­iano — osserva Giuliano Vettorato, vicepresid­ente leghista della Provincia — noi non percepiamo trasferime­nti da Roma, ma ci autogovern­iamo con le nostre risorse. Sono, dunque, seriamente preoccupat­o». Una preoccupaz­ione che diventa attacco politico frontale per Filippo Maturi. «Boccia conferma l’approccio centralist­a del Pd — sostiene il deputato bolzanino del Carroccio — mandare a casa questo governo significa anche difendere il valore storico e amministra­tivo dell’Autonomia».

Controcorr­ente Diego Nicolini. «Il nostro territorio può rinunciare a qualcosa nell’immediato in una chiave di competitiv­ità di sistema — sostiene il consiglier­e provincial­e M5S —. Sanare le disparità nel Paese con una politica di redistribu­zione rende più forte l’Italia, di cui l’Alto Adige fa parte, e il suo ruolo economico in Europa».

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