Punti nascita, Cavalese costa 2,1 milioni annui
I parti a Cavalese costano in media circa 2,1 milioni di euro l’anno, quasi quanto si spende per Rovereto, ma i numeri dei bimbi nati sono più alti. La spesa media sostenuta per i bambini nati al S. Chiara è di 5,5 milioni l’anno.
TRENTO L’assessora Stefania Segnana ha assicurato «servizi e sicurezza». Ma sono ancora tanti ad avere dubbi, tanto che, analizzando i dati, molte mamme hanno deciso di partorire a Trento, a Bolzano o in altre strutture prediligendo l’idea della sicurezza al servizio sotto casa. I bambini nati nell’ospedale di Cavalese in un anno (dal primo dicembre 2018 quando è stato riaperto il punto nascita) sono stati 166, mentre all’ospedale Santa Chiara di Trento sono nati 2424 bimbi. A Cavalese non ci sono stati parti gemellari quindi si calcola una media di 0,45 parti al giorno, mentre nell’ospedale del capoluogo sono circa 6,49.
Questo è un primo punto, ma a fronte di una Provincia che sembra intenzionata a tirare i cordoni della borsa (si sta ragionando verso una razionalizzazione della spesa sanitaria che pesa per circa 1,3 miliardi sul bilancio provinciale) quanto costa complessivamente mantenere aperto un punto nascita periferico?
A pesare di più è il costo del personale e gli standard minimi previsi dal ministero prevedono sei anestesisti, sei ginecologi, sei pediatri e dodici ostetrici. L’azienda sanitaria sta ancora elaborando i costi complessivi sostenuti per la riapertura del punto nascita di Cavalese, che ha reso necessarie anche una serie di migliorie, ma calcolando la spesa media prevista per un parto si può arrivare a una cifra vicina. Il costo medio di un parto a Cavalese è di 12.900 euro, in un anno sono nati 166 bambini, quindi la spesa complessiva è stata di circa 2 milioni 141.400 euro. Al Santa Chiara il costo medio di un parto è di 2.300 euro, ma i bimbi nati nel 2019 sono chiaramente molti di più, ossia 2424. Quindi la Provincia ha sostenuto una spesa di circa 5 milioni e 575.000 euro.
A Rovereto sono nati 1079 bimbi per una spesa media complessiva di 2 milioni e 449.330 euro. Quindi partorire a Cavalese costa alle casse della Provincia quasi come Rovereto, ma i numeri sono sostanzialmente differenti.
Ora si sta discutendo della possibile riapertura del punto nascita di Arco (chiuso il primo agosto 2016) che è una realtà ben diversa da quella di Cavalese (nel 2015 ad Arco erano nati 385 bimbi).
«Al di là dei costi il discorso è più complesso e il problema grosso è la sicurezza», commenta l’ex primario Franco Nicolodi, che per 23 anni ha guidato il reparto di ostetricia e ginecologia di Cles, ora componente della Commissione sanità del Pd. «La sicurezza può essere garantita — riflette — ma con opportuni accorgimenti che bisogna vedere se a livello politico si vogliono fare. La maggior parte dei parti drammatici non sono prevedibili e richiedono interventi in tempi molto rapidi». Nicolodi rispolvera il progetto della Rete Ospedaliera che prevede una rotazione continua di specialisti negli ospedali periferici. Ma servono risorse e poi potrebbe sorgere anche un problema di natura sindacale (un medico potrebbe rifiutarsi). Perché uno specialista dovrebbe andare a lavorare in periferia? «Lo fa se ci sono delle prospettive, i politici devono essere chiari».