Corriere del Trentino

Spedizione interrotta dopo il dramma sfiorato

Stop dopo l’incidente. La manager: Tamara accusa scarsa sensibilit­à alla mano, in Pakistan nuovi esami Messner: «Il problema è la grande quantità di neve: in queste condizioni non si vedono i crepacci»

- di Luigi Ruggera

Sono in attesa di tornare in Italia i due alpinisti Simone Moro e l’altoatesin­a Tamara Lunger vittime sabato di un incidente mentre stavano tentando la salita del Gasherbrum. Moro è precipitat­o in un crepaccio e Tamara per salvarlo è rimasta ferita a una mano. La spedizione è stata annullata.

BOLZANO «Quest’inverno, in quella zona, ha nevicato molto e questo ha ovviamente complicato la spedizione». Il re degli Ottomila, Reinhold Messner, commenta così il grave incidente accaduto sabato durante la spedizione di Simone Moro e Tamara Lunger sul Gasherbrum, al quale sono fortunatam­ente sopravviss­uti. «Io non sono stato sul posto, ma ho saputo che c’è molta neve, e in quelle condizioni diventa faticoso procedere. Inoltre i crepacci diventano più insidiosi, perché non si vedono ed quindi ci si può cascare dentro». Ed è proprio quello che è accaduto, sabato, a Simone Moro, precipitat­o in un crepaccio a causa del crollo di un ponte di neve sotto i suoi piedi. L’incidente è avvenuto mentre i due alpinisti stavano attraversa­ndo il plateau sopra il ghiacciaio del Gasherbrum. L’altoatesin­a Tamara Lunger è riuscita a trattenerl­o con una corda, salvandogl­i di fatto la vita e rimanendo ferita alla mano.

Ora stanno entrambi abbastanza bene: dopo aver raggiunto il campo base di Gasherbrum, sono stati recuperati da un elicottero che li ha portati in ospedale per accertamen­ti. Una volta dimessi, hanno raggiunto un hotel di Skardu, città del Pakistan, in attesa di tornare in Italia: «La spedizione è stata annullata» conferma la manager dei due alpinisti, Marianna Zanatta. «Sono salvi ma hanno riportato diverse botte, ed in particolar­e Tamara lamenta dolori e insensibil­ità alla mano con la quale ha tenuto la corda cui era appeso Simone. Ha effettuato dei controlli all’ospedale di Skardu, ma ne eseguirà altri, in strutture più attrezzate, tra un paio di giorni, quando Tamara e Simone potranno arrivare ad Islamabad». Ma come stanno psicologic­amente i due alpinisti, che nell’incidente di sabato hanno visto la morte in faccia? «Stanno metabolizz­ando quanto accaduto» risponde la manager, lasciando intendere il momento di difficoltà.

La stessa Tamara Lunger, che sin dall’inizio della spedizione ha tenuto un diario quasi giornalier­o sulla sua pagina Facebook,

nell’ultimo post di domenica sera ha raccontato la dinamica dell’incidente e spiegato le sue condizioni: «Come sempre stavamo facendo attenzione. Dopo che avevo attraversa­to un crepaccio, ho fatto un tratto ripido e mi sono fermata. Stavo per fare il mezzo barcaiolo per assicurare Simone, che era dietro di me e mi stava per raggiunger­e, ma lui ha fatto il suo primo passo e all’improvviso è sparito nel buco. La mano

La dinamica

Simone era caduto per 20 metri: l’altoatesin­a ha tenuto la corda per minuti, salvandolo

mi si è strozzata nella corda e sono volata fino a mezzo metro da quel buco. Ho fatto di tutto e di più, il tempo sembrava infinito — scrive Tamara Lunger — e alla fine potevo dimenticar­e i pensieri di morte. Siamo salvi adesso. La mano ha pagato fortemente, siccome ho tenuto appesi al pollice, per almeno 2 minuti, 90 chili di Simone più lo zaino al mio pollice. Ho gridato come una persona che viene uccisa, e capivo cosa stava per accadere. Ho affrontato tutto il lavoro con una mano, tra fiducia e lacrime. Sono triste e riflessiva».

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Da sinistra Tamara Lunger e Simone Moro durante la spedizione sul Gasherbrum. Le due foto, da Facebook, sono state scattate nei giorni scorsi
Sul ghiacciaio Da sinistra Tamara Lunger e Simone Moro durante la spedizione sul Gasherbrum. Le due foto, da Facebook, sono state scattate nei giorni scorsi
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