Il piagnisteo
Asentire come viene presentata questa nuova frontiera della politica Svp sul recupero delle competenze che sarebbero andate perdute con riforme e sentenze della Corte Costituzionale pare di vivere in un mondo alla rovescia. Viene praticamente data l’immagine di una povera Provincia a cui è stato tolto tantissimo e che dunque si sente malridotta e senza prospettive tanto da aver già chiesto la mobilitazione della «potenza tutrice» Austria. Insomma è come se la nostra reale situazione autonomista fosse decisamente peggiorata rispetto a quella che era nel 1992, quando la vertenza altoatesina si chiuse con il rilascio della famosa quietanza liberatoria da parte di Vienna. Le cose non stanno così ed è vero esattamente il contrario, come anche dentro la Svp tutti ben sanno, anche se sembrano essersi scordati del generale vastissimo potenziamento autonomistico realizzato in questi anni grazie alla politica italiana per l’Alto Adige-Südtirol. Una politica italiana verso la quale — la gratitudine è virtù rarissima se non sconosciuta — ora si pratica invece la solita tattica del piagnisteo. Eppure sono passati pochi anni da quando, con poco tatto ma molta efficacia, l’allora segretario Volkspartei Siegfried Brugger annunciava orgogliosamente al congresso del suo partito che dalla Svp «l’italia era stata spremuta come un limone, sino all’ultima goccia». Il tutto per dire che erano state ottenute competenze su competenze prima impensabili. Ma in politica, come si sa, bisogna essere malati di una certa bulimia ed essere appartenenti alla categoria dei «mai contenti». Il modo più semplice per andare avanti è quello di dichiararsi perlomeno non del tutto soddisfatti e dunque poter praticare il piagnisteo per avere ancora di più. Quel che di realmente positivo c’è stato nella visita a Bolzano del ministro Boccia lo si capirà meglio solo prossimamente. Intanto di significativo va registrato un suo sorrisetto intelligente e accompagnato da una breve e quasi sussurrata, ma ben udibile, frase. È successo quando Kompatscher per mettergli pressione su quanto richiesto aveva evocato il governo austriaco descrivendolo come preoccupato e pronto a intervenire su Roma. «Kompatscher può dire agli austriaci di stare tranquilli» ha replicato con quel suo sorriso il ministro. Un modo per far sapere anche a Kompatscher che a Roma sanno benissimo come funzionano i rapporti. A tale proposito è stato lo stesso cancelliere Kurz a far conoscere la disinvoltura con cui la Svp passa dalla politica del piagnisteo a quella della mirata provocazione di cui tutto si può dire ma di certo non che giovi alla causa dell’autonomia. In una lunga intervista al «Dolomiten» Kurz ha risposto anche a una domanda sul doppio passaporto. «La Südtiroler Volkspartei vorrebbe continuare a sollevare questo tema in diverse occasioni», ha risposto il cancelliere aggiungendo che «noi continueremo anche su questo a restare in contatto con la Svp e la giunta provinciale». Niente di nuovo in realtà se non la preoccupazione per il metodo politico della provocazione programmata.