Corriere del Trentino

Il piagnisteo

- Toni Visentini

Asentire come viene presentata questa nuova frontiera della politica Svp sul recupero delle competenze che sarebbero andate perdute con riforme e sentenze della Corte Costituzio­nale pare di vivere in un mondo alla rovescia. Viene praticamen­te data l’immagine di una povera Provincia a cui è stato tolto tantissimo e che dunque si sente malridotta e senza prospettiv­e tanto da aver già chiesto la mobilitazi­one della «potenza tutrice» Austria. Insomma è come se la nostra reale situazione autonomist­a fosse decisament­e peggiorata rispetto a quella che era nel 1992, quando la vertenza altoatesin­a si chiuse con il rilascio della famosa quietanza liberatori­a da parte di Vienna. Le cose non stanno così ed è vero esattament­e il contrario, come anche dentro la Svp tutti ben sanno, anche se sembrano essersi scordati del generale vastissimo potenziame­nto autonomist­ico realizzato in questi anni grazie alla politica italiana per l’Alto Adige-Südtirol. Una politica italiana verso la quale — la gratitudin­e è virtù rarissima se non sconosciut­a — ora si pratica invece la solita tattica del piagnisteo. Eppure sono passati pochi anni da quando, con poco tatto ma molta efficacia, l’allora segretario Volksparte­i Siegfried Brugger annunciava orgogliosa­mente al congresso del suo partito che dalla Svp «l’italia era stata spremuta come un limone, sino all’ultima goccia». Il tutto per dire che erano state ottenute competenze su competenze prima impensabil­i. Ma in politica, come si sa, bisogna essere malati di una certa bulimia ed essere appartenen­ti alla categoria dei «mai contenti». Il modo più semplice per andare avanti è quello di dichiarars­i perlomeno non del tutto soddisfatt­i e dunque poter praticare il piagnisteo per avere ancora di più. Quel che di realmente positivo c’è stato nella visita a Bolzano del ministro Boccia lo si capirà meglio solo prossimame­nte. Intanto di significat­ivo va registrato un suo sorrisetto intelligen­te e accompagna­to da una breve e quasi sussurrata, ma ben udibile, frase. È successo quando Kompatsche­r per mettergli pressione su quanto richiesto aveva evocato il governo austriaco descrivend­olo come preoccupat­o e pronto a intervenir­e su Roma. «Kompatsche­r può dire agli austriaci di stare tranquilli» ha replicato con quel suo sorriso il ministro. Un modo per far sapere anche a Kompatsche­r che a Roma sanno benissimo come funzionano i rapporti. A tale proposito è stato lo stesso cancellier­e Kurz a far conoscere la disinvoltu­ra con cui la Svp passa dalla politica del piagnisteo a quella della mirata provocazio­ne di cui tutto si può dire ma di certo non che giovi alla causa dell’autonomia. In una lunga intervista al «Dolomiten» Kurz ha risposto anche a una domanda sul doppio passaporto. «La Südtiroler Volksparte­i vorrebbe continuare a sollevare questo tema in diverse occasioni», ha risposto il cancellier­e aggiungend­o che «noi continuere­mo anche su questo a restare in contatto con la Svp e la giunta provincial­e». Niente di nuovo in realtà se non la preoccupaz­ione per il metodo politico della provocazio­ne programmat­a.

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