Slot machine, apparecchi dimezzati Dal 2016 al 2018 sono 1.500 in meno
Quarta commissione, al vaglio l’ipotesi di rimuovere il «distanziometro»
TRENTO Dalla fine del 2016 ad aprile del 2018 le slot machine in Trentino si sono praticamente dimezzate a seguito dell’entrata in vigore della legge provinciale del 2015 per la prevenzione e la cura della dipendenza da gioco: in cifre, si è passati da 4.330 a 2.814 apparecchi. A fornire i dati è stato ieri in quarta commissione consiliare il presidente nazionale del Sapar (l’associazione nazionale gestori gioco di Stato) Domenico Distante, in una seduta dedicata proprio alla valutazione di una eventuale revisione della legge provinciale.
Un norma che Distante ha giudicato «sbagliata perché colpisce solo una tipologia di gioco, le slot machine, mentre gli studi dimostrano che a causare la ludopatia oggi sono il gioco online, il Gratta e Vinci, il 10 e Lotto, il Superenalotto e giochi simili». Di più: a penalizzare gli operatori della categoria, ha sottolineato il presidente, è anche il distanziometro, che prevede entro agosto la rimozione delle slot da tutti i pubblici esercizi che distano meno di 300 metri dai «luoghi sensibili» (scuole, ospedali, ma anche aree sportive e luoghi di culto). Una misura che, secondo Distante, colpirebbe l’85% tra sale e pubblici esercizi in provincia, «con gravi conseguenze dal punto di vista occupazionale». «L’esperienza di altre regioni — ha aggiunto il presidente — ha dimostrato che l’introduzione del distanziometro ha ridotto il gioco legale ma ha favorito quello illegale gestito dalla criminalità organizzata». Di qui l’appello a «salvaguardare almeno le sale gioco esistenti attraverso il ripensamento della legge del 2015».
Ampio il dibattito in commissione. Mara Dalzocchio e Alessia Ambrosi (Lega) hanno puntato l’attenzione sulla necessità di maggiori controlli, Luca Zeni (Pd) ha avanzato il rischio di un ricorso contro la norma provinciale sul nodo delle distanze, mentre Alex Marini (Movimento Cinque Stelle) ha chiesto al Sapar quali investimenti siano stati effettuati per l’accesso ai giochi con la tessera sanitaria. Lucia Coppola (Futura) ha ricordato quindi i costi della ludopatia: nel 2018 in provincia
— ha osservato Coppola — sono stati spesi 532 milioni di euro per il gioco d’azzardo e la cifra è aumentata progressivamente. «Nel solo Comune di Trento sono stati spesi 179 milioni di euro» ha concluso la consigliera.
«Occorre garantire interventi contro la ludopatia ma anche a difesa delle attività che offrono il gioco lecito» ha spiegato quindi il presidente della commissione Claudio Cia (Agire), con l’assessora Stefania Segnana che ha prospettato altre audizioni sull’argomento, anche sulla base di dati aggiornati: «Puntare sulle distanze dalle scuole è un deterrente ma non basta. Servono anche altre forme di tutela».
Sarà proprio sulla base di un’’analisi più approfondita dei dati e della situazione provinciale — con una valutazione dei cambiamenti avvenuti negli ultimi cinque anni — che si deciderà se modificare o meno la legge e quindi il distanziometro.