A breve un incontro tra Fugatti e la diocesi
TRENTO Da parte della giunta, per ora, nessun commento a proposito della mancata risposta alla richiesta di incontro avanzata dalla diocesi trentina sul tema del taglio dei posti disponibili all’accoglienza dei rifugiati. Diocesi «snobbata», che avrebbe voluto un confronto ai vertici prima di deliberare — come è avvenuto lo scorso dicembre — su un tema che definiva «preoccupante». A decisione avvenuta, la richiesta al presidente Fugatti sarà di un passo indietro.
Un incontro che però sarebbe stato proposto come «tecnico», alla presenza del solo dirigente del Servizio Politiche sociali Giancarlo Ruscitti, cosa che non convince gli interlocutori — Centro Astalli e Fondazione Comunità Solidale — che su carta intestata della diocesi di Trento avevano chiesto un confronto con il governatore Fugatti. Un confronto per discutere degli effetti di questo taglio che stando alla delibera comporta la riduzione di una cinquantina di posti per migranti che hanno avuto riconosciuto lo status di rifugiati, uomini donne e bambini.
Nella tarda serata di ieri, l’incontro «tecnico» è diventato «politico» perché da fonti interne alla giunta è stata fatta trapelare la volontà di accettare il confronto: «Il governatore incontrerà i rappresentanti delle organizzazioni diocesane al massimo entro mercoledì (domani, ndr)».
«Non ho seguito la questione da vicino — spiega Claudio Cia, esponente di Agire per il Trentino e presidente della IV Commissione consiliare che si occupa di Politiche sociali — ma se in modo responsabile la Provincia dichiara di poter accogliere soltanto un determinato numero di persone, credo che proprio in virtù di questa responsabilità la decisione vada apprezzata. Si dà risposta a chi si è in grado di assistere». Cia, difendendo la decisione di ridurre la disponibilità ai profughi «certificati» come rifugiati, difende l’operato della giunta da chi la accusa di essere «ostile all’accoglienza»: «Non è che adesso, ogni volta che si interviene sul numero delle presenze di extracomunitari in Trentino, si interpreti la cosa come un rifiuto ad essere solidali con chi ha bisogno. Si tratta invece di responsabilità».