IL TURISMO TRA SOLDI E IDENTITÀ
Quanti di voi sapevano dell’esistenza di Wuhan prima che scoppiasse il caso del coronavirus, seminando panico e influenza in tutto il mondo? Eppure la città della Cina centrale ha circa dodici milioni di abitanti, quindi dovrebbe avere una certa notorietà. «Io però non ne avevo mai sentito parlare», confessa un amico che ha trascorso un mese di vacanza nel Regno di mezzo, girandolo in lungo e in largo. Già, noi andiamo negli Stati Uniti o in Australia ma ci illudiamo che chi vive dall’altra parte del pianeta conosca la differenza tra Spormaggiore e Sporminore come raccontava una vecchia barzelletta. Purtroppo non è così: è già tanto se gli americani scelgono di venire in Italia anziché in Europa. La globalizzazione e la rivoluzione digitale, insomma, impongono un’incessante crescita dimensionale dell’offerta per essere visibili in una vetrina che continua ad allargarsi. L’aggiornamento delle macchine di promozione turistica è dunque ineluttabile, ma metterci mano non è mai facile. La definizione di «industria dell’accoglienza» evidenzia bene gli ostacoli da affrontare: accanto all’aspetto meramente economico, infatti, c’è quello dell’ospitalità che richiama il concetto di casa e perciò attiene alla sfera identitaria. Lo sanno bene gli altoatesini di lingua italiana che spesso trovano urticante l’uso del marchio Südtirol, oggettivamente ricco di appeal per molti mercati.
La riforma delle Apt trentine cui sta mettendo mano l’assessore provinciale Roberto Failoni (nella foto) si muove così su un terreno impervio dove le ragioni del portafoglio non raramente mal si conciliano con quelle del cuore. Se i residenti hanno ben chiari i confini della propria valle, il turista tende a non percepirli e li ignora con naturale inconsapevolezza quando li attraversa in auto, in bicicletta, a piedi o sugli sci. Non solo: il fascino del percorso è legato di sovente alla sua lunghezza, pertanto supera ogni limite geograficoamministrativo, anche perché frequentemente il girovagare è tematico: si va per musei, per castelli, per cantine e così via. In un simile contesto, infine, stanno riscuotendo un buon successo quelle che in un’ottica metropolitana sono considerate piccole città come Innsbruck (assai ricercata), Bolzano (stanno per nascere altri sei alberghi) e Trento, passata in pochi anni da centomila a un milione di presenze. Si tratta di luoghi ideali per farne una base da cui spostarsi per gite di grande interesse e che comunque offrono molte scelte sul piano culturale, enogastronomico e dello shopping.Il dibattito sul futuro dell’Apt di Rovereto dev’essere collocato in tale scenario, sapendo ad esempio che la Val di Gresta ha già forti legami con il Garda, cui anche Brentonico guarda con attenzione. La sfida di Failoni, al quale va riconosciuta la volontà di non imporre soluzioni calate dall’alto, è di riuscire a far maturare il confronto contenendo gli umori campanilistici, senza dimenticare che essi denotano pure amore per il territorio e passione. Sull’altro fronte, invece, serve la freddezza per salvare identità e conoscenza locale in un quadro più ampio, affinché l’orgoglio non impedisca di cogliere opportunità di sviluppo e di scongiurare il rischio che le nuove dinamiche, richiedendo notevoli dimensioni di scala, comportino il declino di chi non si adegua.