Parti ad Arco, sì al dialogo Sileri: «Servirà realismo»
Il viceministro Sileri: «Studiamo la deroga, parola ai sindaci». E tornerà il 31 marzo
TRENTO Poche parole ma chiarissime, per evitare fraintendimenti e per evitare di sbilanciarsi. In un verso o o nell’altro. L’approccio del viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, bastano a indicare la linea del dicastero: «Ci sono le condizioni per aprire un dialogo costruttivo per capire se eventualmente riattivare il centro nascita. Il che non significa la sua apertura, ma l’avvio di un dialogo». L’approccio di Sileri, che ieri è arrivato all’ospedale di Arco e ha incontrato l’assessora Stefania Segnana, i sindaci dell’Alto Garda e il comitato che spinge l’apertura del punto nascita, trova sintesi in una parola che ripete in modo secco: «Realismo».
Viceministro, la sua era una visita attesa. Quali le informazioni che ha raccolto e quali saranno le tempistiche per decidere il destino del punto nascita di Arco?
«Le informazioni raccolte sono le stesse che avevo in precedenza, ossia una richiesta di valutare un’eventuale riapertura di questo centro nascita chiuso ormai da alcuni anni. È evidente che riaprire un punto nascita è sempre più difficile rispetto a fare una deroga. Ecco io credo che ci possono essere le condizioni per aprire un dialogo costruttivo che ovviamente ha diversi attori: l’assessorato provinciale, i sindaci e il ministero che è l’interlocutore ultimo. Abbiamo deciso di avviare un dialogo per capire come eventualmente riaprire il centro. Ciò non significa aprire il punto nascita, ma iniziare un dialogo. Con realismo. Oggi valutiamo cosa può essere necessario, quale può essere il percorso sanitario o economico e rispondere alle domande che via-via emergono. Ci siamo quindi dati un periodo di un mese e mezzo per poi incontrarci nuovamente, ascolterò i sindaci e da questo dialogo vedremo cosa si potrà costruire».
È possibile che siano rivisti i numeri, gli standard operativi, tecnologici e di sicurezza dei punti nascita stilati nel 2010? Ovvero i 500 parti l’anno?
«Su questo dico: al momento no. Valutare deroghe, invece, sì. Ricordiamoci che i numeri dei parti indicano la sicurezza del luogo dove si partorisce, quindi ora non andrei a toccare quel numero. Assolutamente no. Possiamo, piuttosto, valutare posto per posto se è possibile una deroga. E laddove non è necessario valutiamo se migliorare i percorsi nascita. La popolazione ha bisogno di risposte ed è necessario fornire un servizio. Per esempio, contattare le partorienti a casa durante la gravidanza fa sentire il servizio sanitario nazionale più vicino e, magari, nel tempo dicono “sì, anche così va bene”. Insomma: dipende da posto a posto».
In Trentino da mesi si discute di una scuola di medicina, ora il tema è arrivato anche in Alto Adige. Considerata la popolazione di riferimento in regione meglio imboccare un percorso unico?
«La carenza dei medici è un problema nazionale, sono certo che entrambi saranno in grado di trovare la migliore soluzione».
Sul coronavirus ha criticato la psicosi da mascherina.
«L’utilizzo della mascherina così come la vediamo oggi, ossia persone impaurite che per strada la indossano, non serve a nulla. La mascherina può avere un’utilità laddove c’è un’epidemia. Al momento ricordo a tutti di stare tranquilli. La quasi totalità dei casi è in Cina e il virus ha una letalità bassa. E l’Italia è preparatissima. L’influenza stagionale fa circa 300 morti l’anno diretti e qualche migliaio per le complicanze. Non preoccupiamoci troppo, è tutto sotto controllo».
Tornerà ad Arco il 31 marzo, cosa chiederà ai sindaci che vuole rivedere?
«Chi meglio di un sindaco conosce il territorio? Saranno loro a raccontarmi le vere esigenze della popolazione».
I paletti Rivedere gli standard? No. Meglio pensare a una deroga eventuale