Corriere del Trentino

Sul progetto medicina ora Kompatsche­r frena: Fugatti, niente strappi

Il governator­e altoatesin­o allontana il corso. E l’Ordine trentino dei medici invoca unità

- Nicola Chiarini Marika Damaggio

TRENTO Nessuno strappo con Trento, perfetto accordo con Roma, primi accordi operativi con Milano e Salisburgo, niente corsi a Bolzano in avvio. È questa la carta geografica su cui il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatsche­r si sta orientando per dar corpo a corsi universita­ri di medicina e dare risposta alla carenza di personale specializz­ato negli ospedali in Alto Adige che, nel tempo, ha portato anche a provvedime­nti controvers­i, come la deroga al bilinguism­o nell’esercizio profession­ale, poi impugnato dal governo romano davanti alla Corte costituzio­nale. Gli organici odierni, stando alle cifre dell’assessore provincial­e competente Thomas Widmann, contano su 1406 medici, cioè 220 meno del necessario. Una carenza destinata ad aggravarsi: nei prossimi anni quasi 400 medici andranno in pensione e scadranno circa 200 contratti a tempo determinat­o, stipulati in deroga al bilinguism­o.

L’annuncio di un nuovo percorso accademico in Medicina a Bolzano, nel mezzo di un processo accreditam­ento avviato dal Trentino, ha fatto discutere. Ma ora Kompatsche­r fa chiarezza. «I primi esiti contiamo possano profilarsi nel 2021. Si comincerà con la destinazio­ne di 20 posti per studenti altoatesin­i all’università di Salisburgo, con l’obiettivo di formare futuri medici che poi si impegneran­no a prestare servizio nelle strutture sanitarie pubbliche dell’Alto Adige. Altrettant­o faremo a Milano con la Cattolica, con cui abbiamo già ipotizzato passi ulteriori, rivolti alla formazione di specialist­i trilingui, con l’inglese che si affianca al tedesco e all’italiano».

Ma qui il governator­e altoatesin­o conferma che la strada è in divenire e la possibilit­à di confrontar­si con il Trentino c’è e non è esclusa. «Nei prossimi mesi ci confronter­emo nel territorio con eventuali partner, Trento inclusa. Procederem­o, però, con i piedi di piombo, perché i progetti sono ancora in via di definizion­e. In ogni modo, partiamo da una base solida che abbiamo già condiviso con il ministro dell’Università, Manfredi, per cui il percorso da noi prospettat­o è possibile, sottolinea­ndo la sua volontà di investire, in particolar­e sul terreno del trilinguis­mo».

Ma dal Trentino l’appello all’unità è forte. Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici, pensava che la querelle sul destino di una Scuola di medicina si fosse conclusa il 21 gennaio. Dopo due mesi di frizioni, con la Provincia di Trento propensa a innestare una sede distaccata di Padova e la controprop­osta dell’ateneo di Trento in tandem con Verona, alla fine a Roma è stato inviato il plico per accreditar­e la soluzione progettata dal rettore Paolo Collini. Una scuola di medicina trentina e fondata su tre pilastri: un corso di laurea, ricerca clinica e formazione specialist­ica (anziché un solo corso distaccato di Padova). Una quiete fugace.

«Eravamo entusiasti di poter iniziare, insieme, a immaginare un progetto certamente ambizioso ma sopra ogni cosa creativo, autorevole e di ampio respiro», riflette Ioppi. Poi la notizia della volontà della Provincia di Bolzano, a cui sin dal principio l’ateneo di Trento s’era appellato per lavorare insieme, ha smorzato la tensione positiva. «Ora c’è il rischio che l’intero progetto sia minato ed è un peccato perché l’alternativ­a di Bolzano è la proposta, tra l’altro fotocopia, di un altro corso esistente».

Un «peccato», per Ioppi, che ora spera in un cambio di rotta. «La speranza è che si possa collaborar­e, perché il Trentino è da sempre terra di cerniera con la cultura Mitteleuro­pea e ancora una volta può riscoprire questa vocazione — spiega — Lo può fare unendo il contributo di istituzion­i pubbliche, sanitarie e universita­rie, con altre private che caratteriz­zano la proposta attuale dell’Alto Adige». E proprio su questo tema Ioppi insiste: «Avessimo voluto chiudere tutto rapidament­e, anteponend­o la necessità di tempi celeri attraverso una strada esclusivam­ente privata, ci saremmo mossi molto prima anche noi — dice — Invece il Trentino è una peculiarit­à e un esempio anche per questo: è un sistema prettament­e pubblico».

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