Sul progetto medicina ora Kompatscher frena: Fugatti, niente strappi
Il governatore altoatesino allontana il corso. E l’Ordine trentino dei medici invoca unità
TRENTO Nessuno strappo con Trento, perfetto accordo con Roma, primi accordi operativi con Milano e Salisburgo, niente corsi a Bolzano in avvio. È questa la carta geografica su cui il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher si sta orientando per dar corpo a corsi universitari di medicina e dare risposta alla carenza di personale specializzato negli ospedali in Alto Adige che, nel tempo, ha portato anche a provvedimenti controversi, come la deroga al bilinguismo nell’esercizio professionale, poi impugnato dal governo romano davanti alla Corte costituzionale. Gli organici odierni, stando alle cifre dell’assessore provinciale competente Thomas Widmann, contano su 1406 medici, cioè 220 meno del necessario. Una carenza destinata ad aggravarsi: nei prossimi anni quasi 400 medici andranno in pensione e scadranno circa 200 contratti a tempo determinato, stipulati in deroga al bilinguismo.
L’annuncio di un nuovo percorso accademico in Medicina a Bolzano, nel mezzo di un processo accreditamento avviato dal Trentino, ha fatto discutere. Ma ora Kompatscher fa chiarezza. «I primi esiti contiamo possano profilarsi nel 2021. Si comincerà con la destinazione di 20 posti per studenti altoatesini all’università di Salisburgo, con l’obiettivo di formare futuri medici che poi si impegneranno a prestare servizio nelle strutture sanitarie pubbliche dell’Alto Adige. Altrettanto faremo a Milano con la Cattolica, con cui abbiamo già ipotizzato passi ulteriori, rivolti alla formazione di specialisti trilingui, con l’inglese che si affianca al tedesco e all’italiano».
Ma qui il governatore altoatesino conferma che la strada è in divenire e la possibilità di confrontarsi con il Trentino c’è e non è esclusa. «Nei prossimi mesi ci confronteremo nel territorio con eventuali partner, Trento inclusa. Procederemo, però, con i piedi di piombo, perché i progetti sono ancora in via di definizione. In ogni modo, partiamo da una base solida che abbiamo già condiviso con il ministro dell’Università, Manfredi, per cui il percorso da noi prospettato è possibile, sottolineando la sua volontà di investire, in particolare sul terreno del trilinguismo».
Ma dal Trentino l’appello all’unità è forte. Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici, pensava che la querelle sul destino di una Scuola di medicina si fosse conclusa il 21 gennaio. Dopo due mesi di frizioni, con la Provincia di Trento propensa a innestare una sede distaccata di Padova e la controproposta dell’ateneo di Trento in tandem con Verona, alla fine a Roma è stato inviato il plico per accreditare la soluzione progettata dal rettore Paolo Collini. Una scuola di medicina trentina e fondata su tre pilastri: un corso di laurea, ricerca clinica e formazione specialistica (anziché un solo corso distaccato di Padova). Una quiete fugace.
«Eravamo entusiasti di poter iniziare, insieme, a immaginare un progetto certamente ambizioso ma sopra ogni cosa creativo, autorevole e di ampio respiro», riflette Ioppi. Poi la notizia della volontà della Provincia di Bolzano, a cui sin dal principio l’ateneo di Trento s’era appellato per lavorare insieme, ha smorzato la tensione positiva. «Ora c’è il rischio che l’intero progetto sia minato ed è un peccato perché l’alternativa di Bolzano è la proposta, tra l’altro fotocopia, di un altro corso esistente».
Un «peccato», per Ioppi, che ora spera in un cambio di rotta. «La speranza è che si possa collaborare, perché il Trentino è da sempre terra di cerniera con la cultura Mitteleuropea e ancora una volta può riscoprire questa vocazione — spiega — Lo può fare unendo il contributo di istituzioni pubbliche, sanitarie e universitarie, con altre private che caratterizzano la proposta attuale dell’Alto Adige». E proprio su questo tema Ioppi insiste: «Avessimo voluto chiudere tutto rapidamente, anteponendo la necessità di tempi celeri attraverso una strada esclusivamente privata, ci saremmo mossi molto prima anche noi — dice — Invece il Trentino è una peculiarità e un esempio anche per questo: è un sistema prettamente pubblico».