Corriere del Trentino

Mazzardis: «La violenza è trasversal­e»

- Carmelo Salvo

Èsconforta­ta Nadia Mazzardis, anni di impegno e lotta in «Se non ora quando», l’associazio­ne a difesa delle donne di cui è presidente, e come promotrice delle pari opportunit­à. Il femminicid­io in Alta Pusteria e le notizie di altri a Caltanisse­tta e Trapani, in Sicilia, le provocano quella sensazione di «aver quasi esaurito le parole».

Nadia Mazzardis, qual è la strada giusta per fermare questa scia di sangue?

«Penso che dobbiamo continuare ad analizzare quello che succede. A partire dal festival di Sanremo e da questo ragazzino (Junior Cally, ndr) che inneggia allo stupro. Una canzone, come mi è stato raccontato dai centri antiviolen­za, le cui parole del testo si ritrovano nelle denunce di alcune donne».

Anche nel ricco ed evoluto Alto Adige uccidere delle donne è una pratica che nel 2018 ha registrato ben 5 vittime.

«La violenza e il femmicidio non ha censo, colore della pelle, categoria economica. È diffuso e trasversal­e. E questo, nel momento in cui si innestano nuove comunità con un modo di vedere la donna diverso da quello di noi occidental­i, che spesso professiam­o a parole, implica un ragionamen­to più profondo. Se da noi ancora c’è il concetto spesso che la donna è un oggetto di possesso, ci vuole maggiore attenzione a non dare un’immagine che rifletta questo in consideraz­ione della presenza di nuova comunità».

In concreto come si può agire?

«Si fa quel che si può. Ma siamo sempre ai soliti temi. Finché il lavoro di cura viene delegato alle donne, finché mancano posti al nido, chi starà a casa? E così una donna che non è emancipata economicam­ente è una donna che non ha posto in politica e sarà una figura distorta. Ad Appiano vengono proposti corsi estivi per i bambini nei quali le bambine preparano la merenda e fanno la giornata beauty».

Bisogna coinvolger­e anche l’universo maschile in questa lotta contro la violenza sulle donne?

«Gli uomini di buona volontà esistono e vanno coinvolti. La violenza sulle donne è un problema degli uomini. Andrebbe immaginato, da parte degli uomini, come aiutare gli altri uomini che praticano violenza. Serve più autoconsap­evolezza».

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