Corriere del Trentino

L’amico e collega: lui è uno tranquillo, tragedia inspiegabi­le

Datore di lavoro incredulo. I vicini: lei non si vedeva mai

- Di Luigi Ruggera

VERSCIACO L’edificio via Anger 2b è abitato interament­e da lavoratori stranieri, fatta eccezione per un trentenne italiano, Mark, arrivato qui poco più di un mese fa. Anche lui, come gli altri, è impiegato nella ristorazio­ne e nel settore alberghier­o: l’Alta Pusteria vive anzitutto di turismo. A Versciaco, accanto a qualche storico maso, non si vedono altro che residence e appartamen­ti. Non ci abitano solo i turisti, ma anche i tanti lavoratori, fissi o stagionali, di alberghi e pizzerie, in prevalenza extracomun­itari. Il delitto è avvenuto al secondo e ultimo piano della casa al civico 2b, dove Mustafa viveva da circa due anni, da quando aveva trovato lavoro come pizzaiolo all’Helmhotel. Una mansarda non molto grande, ma moderna e confortevo­le, con un balcone dal quale si gode la vista del monte Elmo, il «panettone» che domina la valle. Circa un anno fa, Mustafa era stato raggiunto dalla moglie Fatima, che però non lavorava e non si vedeva quasi mai in giro, come spiegano i vicini di casa. «Non l’ho nemmeno mai vista, la moglie — racconta Mark — ed anche con Mustafa non parlavo quasi mai, forse perché abbiamo orari diversi e ci incrociamo poco». Nella casa abitano altri due pachistani, tutti dipendenti dell’Helmhotel. Uno dei due, che vive qua solo dallo scorso giugno, racconta: «Quando sono arrivato l’altra mattina ed ho visto le ambulanze, ho pensato che la moglie stesse per partorire, visto che mancavano poche settimane. Invece, subito dopo, mi è stato detto cos’era successo. Una terribile tragedia».

Se quest’ultimo non aveva comunque alcun contatto con la coppia, al piano terra della palazzina abita Shaza: è lui l’amico più stretto di Mustafa, oltre ad essere collega di lavoro. Sono loro i due pizzaioli dell’Helmhotel. «La scorsa mattina — racconta Shaza — Mustafa non era al lavoro e così il nostro titolare Toni lo ha chiamato, ma lui ha risposto dicendo che era morta la moglie. Allora il titolare mi ha chiesto di correre a casa a vedere cosa fosse successo, se era vero quello che aveva appena detto. Io mi sono precipitat­o a casa, con addosso ancora i vestiti da lavoro, ed ho bussato e suonato il campanello, ma lui non apriva la porta. Poco dopo sono arrivati altri dipendenti del ristorante e le ambulanze: allora lui ha aperto la porta e l’ho visto, era pallidissi­mo e piangeva, ma diceva solo che era morta la moglie e che non sapeva altro. Io mi sono affacciato alla porta e ho visto che in casa c’era la moglie morta sul letto, e c’era qualche macchia di sangue. Sono subito arrivati i carabinier­i, ai quali ho detto tutto quello che sapevo. Poi sono dovuto tornare al lavoro. Ora non voglio dire altro, perché anche per me è una situazione pesante e difficile. Posso solo dire che Mustafa è un ottimo collega, un bravo ragazzo, tranquillo per come lo conosciamo noi».

Lo stesso ritratto positivo viene fornito anche dal datore di lavoro, che commenta: «Mustafa? Forse perfino troppo tranquillo, mai avuto un problema di nessun tipo in due anni. Non so cosa sia successo, aspettiamo gli sviluppi dell’indagine, ora è presto per arrivare a conclusion­i». Anche una vicina di casa, ricorda: «Era il più tranquillo dei lavoratori stranieri che vivono in questa via, nel senso che salutava sempre. Buongiorno e buonasera, nulla di più, ma era educato».

A microfoni spenti, però, qualche collega ricorda anche che Mustafa era taciturno ed umorale, tanto da irritarsi a volte abbastanza facilmente. Infine, c’è chi rivela che il matrimonio con Fatima fosse stato combinato dalle rispettive famiglie. Un’indiscrezi­one da confermare, questa, e che comunque non avrebbe nulla a che fare con l’omicidio. Intanto in via Anger tornano, a fine turno, schiere di lavoratori. Tutti, tranne Mustafa.

La scoperta

«Lui non è venuto al lavoro. Sono andato a casa sua: era pallido e piangeva, lei morta»

Il carattere

Alcuni ricordano il pizzaiolo come tranquillo, secondo altri era invece umorale

 ??  ?? Cordoglio Shaza, l’amico e collega di Mustafa, ieri all’uscita dal lavoro, nella pizzeria dell’Helmhotel. Shaza è stato il primo ad arrivare a a casa del delitto. «Ho bussato e suonato il campanello, ma lui non rispondeva. Poi è arrivata l’ambulanza ed allora ha aperto. Era pallido e piangeva»
Cordoglio Shaza, l’amico e collega di Mustafa, ieri all’uscita dal lavoro, nella pizzeria dell’Helmhotel. Shaza è stato il primo ad arrivare a a casa del delitto. «Ho bussato e suonato il campanello, ma lui non rispondeva. Poi è arrivata l’ambulanza ed allora ha aperto. Era pallido e piangeva»
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