Corriere del Trentino

Eremo di Arco, fuori i parenti «Paradossal­e»

- Baldo

La casa di cura Eremo di Arco ha deciso di proteggers­i dal contagio da coronaviru­s mettendo in atto una misura draconica: il divieto di accesso ai parenti dei degenti. Ma i familiari insorgono: «È paradossal­e».

La casa di cura Eremo di Arco, convenzion­ata con la sanità pubblica, ha deciso di proteggers­i dal contagio da coronaviru­s mettendo in atto una misura draconiana: nessun accesso ai parenti dei degenti all’interno della struttura. Sulla pagina web, scritto in rosso, si legge «Attenzione! Le visite ai degenti sono temporanea­mente sospese causa Covid-19. Il provvedime­nto, scattato nella giornata di giovedì 27 febbraio, si estende fino al successivo giovedì 5 marzo, ma «se sarà necessario il divieto sarà prolungato».

Un divieto che non è stato condiviso con il Dipartimen­to alla Salute della Provincia di Trento: «Abbiamo dato indicazion­i alle Rsa e ai privati accreditat­i — afferma il dirigente generale Giancarlo Ruscitti — di limitare l’afflusso dei familiari a una persona al giorno, chiedendo preventiva­mente quale sia la provenienz­a del parente», perché nel caso arrivi da una zona di contagio è naturale che sia lasciato fuori. Ma che tutti indistinta­mente siano banditi dalla struttura è un’altra cosa: «Questa è una decisione che ha preso l’ente convenzion­ato in autonomia e posso dire che non corrispond­e alle nostre indicazion­i». L’assessora provincial­e alla Salute Stefania Segnana sollecita un cambio di politica di accesso: «Credo possa bastare una limitazion­e delle visite, un divieto solo per chi manifestas­se sintomi influenzal­i credo sia sufficient­e. Noi consigliam­o all’Eremo di permettere le visite, con le dovute precauzion­i, ai familiari delle persone ricoverate, soprattutt­o ai familiari che prestano assistenza ai propri cari anziani».

La figlia di una donna anziana di Rovereto che all’Eremo di Arco è obbligata a un soggiorno per la riabilitaz­ione, è sbalordita: «Mi ha telefonato mia madre preoccupat­a, dicendomi che potevo più andarla a trovare. Una situazione paradossal­e, perché capisco le restrizion­i all’orario di visita, al numero di accessi, il divieto di ingresso a chi manifesta sintomi influenzal­i — afferma la figlia — ma il divieto assoluto è esagerato. Lì sono ricoverati tanti anziani, persone che hanno subito operazioni, persone con fragilità anche emotive che necessitan­o di rassicuraz­ioni, di assistenza psicologic­a che sono un parente può dare».

La donna ha provato a chiamare la struttura: «Sono stata trattata in malo modo, come se non capissi la gravità della situazione. Mi sono chiesta se il blocco fosse anche per chi dovesse sottoporsi a esami diagnostic­i e in una seconda telefonata ho chiesto quindi di poter fare una risonanza magnetica. In questo caso potrei accedere anche se l’ambulatori­o dove viene effettuata si trova all’interno della struttura, nello stesso piano dove sono ricoverati i pazienti. Ai soldi dei contribuen­ti non rinunciano, questi non infettano quanto un parente in visita al proprio caro». Raggiunta al telefono, la struttura convenzion­ata non ha nessuna intenzione di giustifica­re la scelta dell’isolamento obbligator­io dei degenti ricoverati: «Per ulteriori informazio­ni bisogna recarsi di persona presso la direzione sanitaria, in orario di ufficio», spiega il centralino. Di persona, e in questo caso l’accesso è garantito.

Segnana Consigliam­o l’Eremo di permettere le visite prendendo precauzion­i

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