Agostini: «Destra Adige, premiato il metodo partecipato»
TRENTO L’argomento non era all’ordine del giorno, ma visto l’esito del consiglio comunale di giovedì parlarne è stato inevitabile. Ieri mattina si è riunito il consiglio di amministrazione di Patrimonio del Trentino, proprio all’indomani del via libera di Palazzo Thun al piano guida della riqualificazione urbanistica della Destra Adige: «Ora bisogna partire con il passo successivo, cioè i tre piani attuativi — dichiara il presidente Mario Agostini — verosimilmente il primo su cui lavorare sarà quello relativo al comparto dove sorgerà lo studentato, perché è un’opera che ha delle scadenze a breve termine». La progettazione, infatti, curata dalla stessa partecipata della Provincia che si occupa di gestire il patrimonio pubblico insieme all’università, è già in fase avanzata e l’ateneo si è aggiudicato i finanziamenti del Ministero, che deve solo dare il via all’erogazione dei fondi.
Una vera e propria road map, nel complesso, non è ancora stata tracciata: «Per quanto riguarda la parte centrale dell’area, dove ci sono delle permute da effettuare tra Provincia, Patrimonio e Comune, dobbiamo capire, in base agli indirizzi della giunta provinciale, quali possano essere in questo momento le funzioni e i soggetti che preme insediare — spiega Agostini — poi dovremo affrontare il tema dell’attivazione di forme di partenariato pubblico-privato per la zona più a sud, quella dove arriverà la passerella sull’Adige e troveranno posto il grande parcheggio di attestamento, la stazione di partenza dell’impianto per il Bondone e il polo espositivo e multifunzionale. Sarà un lavoro a più mani, servirà la collaborazione di Comune e Provincia per cercare di stimolare il mondo dell’imprenditoria a partecipare».
Sulla cronologia di realizzazione il presidente non si sbilancia («I tempi per i passaggi amministrativi assorbono e rendono ridicoli i tempi tecnici»), ma sceglie di soffermarsi sulla «piccola eredità in più» che rimane all’indomani dell’approvazione unanime del consiglio: «Un esempio di pianificazione che pur originando da un soggetto istituzionale non è stato approvato mettendo in fila i poteri forti d’autorità, ma ha attivato una condivisione partita dal basso. Noi siamo andati a raccogliere informazioni, aspettative e feedback a tutti i livelli, dalla popolazione del quartiere ai comitati, dalle associazioni ai soggetti istituzionali. Credo che in questo metodo ci sia qualcosa da riprendere anche in futuro».