«Castelli in guerra», un libro racconta oltre 200 fortezze
Il libro su 234 fortezze di Trentino e Tirolo «Memoria e paesaggio»
Un progetto durato oltre tre anni, una trentina gli studiosi coinvolti, impegnati in ricerche su archivi nazionali ed esteri. Sono 65 i castelli presi in considerazione, quasi tutti trentini, ma con alcuni casi paradigmatici relativi alle dinamiche extraregionali di castelli del Tirolo, nonché in area bellunese e friulana.
Si intitola Castelli in Guerra. Dai contesti medievali alle fortificazioni del primo conflitto mondiale (Sap Società Archeologica, 2019, pagine 458, euro 72), il volume curato da Annamaria Azzolini.
Raccoglie i contributi del convegno che portava lo stesso titolo e che si è svolto nel 2018 a Rovereto. Notevole anche l’apparato fotografico e documentale. Un fitto calendario di presentazioni, sottolinea l’importanza di questo nuovo lavoro sui castelli: si inizia il 17 marzo alle 18 a Trento, nella Sala Sosat di via Malpaga, si prosegue il 17 aprile a Udine alle 17, sala della Filologica a Palazzo Mantica, mentre una data ancora da definire riguarda Bolzano. Il 9 maggio sarà la volta del Museo Alto Garda di Riva del Garda, mentre il 15 del Castello di Avio. Uno studio che si basa su due imprescindibili presupposti: da un lato il censimento delle strutture fortificate di età medievale, compiuto nel progetto provinciale Apsat (Ambiente e Paesaggio dei Siti di Altura Trentini), che ha censito 234 siti fortificati trentini sorti tra il tardo antico e il basso medioevo.
Dall’altro, soprattutto in occasione del centenario, i numerosi studi usciti sulla Grande
Guerra.
«Pur nella loro completezza ed esaustività, ciascuna di queste pubblicazioni si prefiggeva un ambito specifico di studio, limitando il contesto e lo spazio temporale; una lacuna che abbiamo provato a colmare cambiando prospettiva di ricerca – spiega Azzolini -. L’obiettivo è stato il confronto tra le fortificazione medievali e quelle austroungariche, non tanto in relazione agli aspetti costruttivi evidentemente dissimili, quanto piuttosto alle scelte strategiche messe in campo, alle tipologie architettoniche sperimentate in risposta alle diverse esigenze belliche, all’utilizzo del territorio, alle trasformazioni apportate al paesaggio tanto suggestivo, quanto aspro come quello alpino».
Agli inizi dell’Ottocento, la monarchia asburgica, ha sottoposto il Tirolo meridionale a un’intensa attività progettuale di ripensamento della difesa territoriale.
«Si è trattato di un lavoro di analisi del territorio protratto per parecchi decenni. Proprio riflettendo sui luoghi, sulle loro posizioni strategiche, sul significato dei castelli medievali e dei “castelli moderni” è emersa una lettura nuova, inedita per la castellologia di area trentina», prosegue la studiosa.
Allo scoppio della Grande Guerra, tuttavia, molte di queste strutture si sono rivelate già obsolete.
Che cosa ne è stato dei castelli, a quel punto? Molti sono stati smantellati e il loro materiale è stato riutilizzato per costruire nuovi apprestamenti e nuove opere campali.
«Con grande efficacia Aldo Gorfer afferma che la differenza tra le fortificazioni medievali e quelle moderne è che le prime predominano nella loro verticalità, mentre le seconde reticolano i luoghi – osserva Azzolini -. Da un certo punto di vista, si tratta di fortificazioni, trincee, camminamenti, osservatori, ricoveri in caverna e strutture ipogee, la cui realizzazione ha comportato una profonda trasformazione del paesaggio, una “ferita” che il territorio ancora conserva a distanza di cento anni».
L’analisi riguarda dunque istanze in cui il castello medievale e la fortificazione moderna si sono sovrapposte, e mette in luce le caratteristiche di tale contaminazione. Accanto a questa approfondita analisi territoriale, Castelli in guerra propone numerosi aspetti inediti, collegati alla documentazione emersa.
I casi più eclatanti riguardano sia il Castello del Buonconsiglio. Ma anche la nuova campagna archeologica in corso sul Dos Trento.
Un terzo aspetto centrale del volume attiene al tema della memoria: una memoria conservata nei documenti d’archivio, nelle tracce sul territorio, negli oggetti custoditi nei musei.
Dal volume emerge un quadro assolutamente eterogeneo: «I castelli in guerra mostrano una grande versatilità, destrutturati o riconvertiti, tornano come elementi portanti delle fortificazioni moderne, dove antico e nuovo coesistono sovrapponendosi; altrove dinamiche completamente diverse originano una nuova architettura fortificata che reticola i luoghi, scavando nelle viscere della terra», conclude Azzolini.