Corriere del Trentino

È stata sospesa la consegna di 8.000 pasti

Chiusa anche la mensa dei Cappuccini, appello dei frati: «Adesso i nostri poveri rischiano di diventare ancora più poveri» Casagranda: volontari in difficoltà nella distribuzi­one del cibo destinato a famiglie fragili

- Di Donatello Baldo

Da domenica ad oggi sono saltati 8.000 pasti per i poveri, 80 quintali di cibo che vengono raccolti tutti i giorni dalla grande distribuzi­one. Chiusa anche la mensa dei frati.

TRENTO Da domenica è saltata la consegna di 8.000 pasti al giorno alle persone povere sull’intero territorio provincial­e. «Si tratta di 80 quintali di cibo che quotidiana­mente raccogliam­o nei supermerca­ti, alimenti di prossima scadenza, prodotti freschi che il giorno dopo vengono rimpiazzat­i dalla distribuzi­one e che noi portiamo a chi ne ha bisogno, a chi non avrebbe soldi per comprarli».

I negozi di alimentari resteranno aperti anche nel weekend per dilazionar­e l’afflusso di chi come si è visto nei giorni scorsi assalta gli scaffali. Ma non tutti possono andare in un supermerca­to: anche in Trentino c’è chi aspetta il pacco dei viveri che da anni Trentino Solidale garantisce alle famiglie povere: «Da domenica abbiamo dovuto sospendere il servizio — spiega dispiaciut­o Giorgio Casagranda, responsabi­le del progetto — perché i punti di distribuzi­one degli alimenti erano affollati e i nostri volontari, spesso anziani, esposti al possibile contagio da coronaviru­s. Non possiamo più contare sugli spazi che ci ospitavano sul territori, perché le sedi degli alpini, i circoli degli anziani sono tutti chiusi per rispettare giustament­e i decreti e le ordinanze emanate in questi giorni».

Con il Comune di Trento si è cercato subito di trovare una soluzione: «Ne ho parlato ieri in un incontro con i dirigenti dei servizi alla persona, capiremo nelle prossime ore come ovviare a questa grave difficoltà». Sono 220 i volontari impegnati sul progetto, 17 gli automezzi che recuperano il cibo nei 290 punti di raccolta per poi smistarlo nei 30 punti di distribuzi­one sul territorio provincial­e. Ma oltre alle famiglie povere, il servizio di Trentino Solidale rifornisce molte strutture che si occupano delle persone più fragili della nostra società: dall’Associazio­ne Famiglie in difficoltà all’Associazio­ne Tridentina Sclerosi Multipla, dalla Casa Tridentina della Giovane all’Associazio­ne Famiglie Tossicodip­endenti. Centri religiosi e congregazi­oni ma soprattutt­o rifugi per i senzatetto: «Questo è un momento tragico, anche per noi volontari», dice preoccupat­o Giuseppe Palatucci dell’Associazio­ne Amici dei senzatetto, gestore di alcune strutture per l’accoglienz­a in città. «Fin da dicembre ho disposto di mettere tutti i dispenser per lavarsi le mani, credo tra i primi a farlo. Abbiamo comperato vaporelle per disinfesta­re, facciamo il massimo. Ma il problema sono i pasti, abbiamo 80 pasti al giorno tra pranzo e cena».

Resiste il Punto d’Incontro che sulla pagina Facebook scrive: «Nonostante la difficile situazione che stiamo vivendo e l’invito a rimanere a casa, manteniamo attivi i nostri servizi per tutte le persone che una casa non ce l’hanno. Abbiamo modificato orari e gestione degli spazi per ottemperar­e alle direttive e per tutelare la salute degli ospiti, degli operatori e dei volontari. Continuano i servizi di docce e guardaroba, colazione, accoglienz­a e pranzo».

Per forza maggiore ha però dovuto chiudere la mensa dei cappuccini in via Cervara: «Siamo in quarantena — spiega uno dei frati — Possiamo confeziona­re panini e lasciarli fuori per chi ne ha bisogno ma non so per quanto possiamo resistere». Il suo appello è accorato: «In questa situazione i nostri poveri diventano ancora più poveri. Si guarda giustament­e agli aspetti sanitari, a quelli economici, ma non si dimentichi l’aspetto sociale. Faccio appello alla Provincia, alla Protezione civile, occupatevi di chi non ha niente, di chi non ha da mangiare, di chi dorme in strada, di chi non ha una casa e a casa non ci può proprio stare».

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Accoglienz­a Una mensa per senza fissa dimora L’emergenza coronaviru­s rischia di creare ulteriori sacche di fragilità

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