Corriere del Trentino

Industrial­i compatti «Doveroso limitare tutti i contatti Ma attenti al dopo»

- A. D. Ma. Gio.

Il tema era delicato, la decisione di Conte sofferta: per tutto il giorno, ieri si parlato di chiudere la Lombardia per arginare l’avanzata del Covid-19. C’è chi, come Fausto Manzana e il presidente della Provincia Fugatti, hanno subito auspicato «una soluzione condivisa a livello nazionale: e se la chiusura serve allora che sia per tutta Italia» e chi invece, come Federico Giudiceand­rea, presidente di Assoimpren­ditori Alto Adige, cerca di proteggere le imprese che fanno export: «La salute prima di tutto, ma chi fa export non è come un bar, chiuderli sia davvero l’ultima cosa che facciamo».

Il numero uno degli industrial­i altoatesin­i si spiega: «Noi siamo per ridurre i contatti tra le persone al minimo, ma dobbiamo pensare che ci sarà anche un dopo: sul mercato interno è più facile agire, siamo tutti allo stesso livello; i bar se chiudono chiudono tutti e non hanno problemi di concorrenz­a. Ma le aziende che esportano però la concorrenz­a la hanno, le altre continuano a lavorare. E se le fermiamo rischiamo di creare problemi che dureranno a lungo». Il presidente riporta nelle sue parole la grande preoccupaz­ione delle aziende locali. «Bisogna stare molto molto attenti: so che nelle città c’è ancora molta gente che gira, fermiamo tutto quello che si può fermare, ma il lavoro è l’ultima cosa da toccare. Poi ovvio, se sarà necessario chiuderann­o tutti ma spero che non si arrivi a questo punto. Le aziende stanno mantenendo le distanze e rispettand­o gli standard imposti da Roma: ce ne sono tante cose da fare prima; chiaro la salute viene prima di tutto ma lasciamo lavorare le aziende». Leggerment­e diversa la posizione del presidente di Confindust­ria Fausto Manzana, che punta su azioni unitarie: «Da quello che mi risulta Assolombar­da è favorevole, i colleghi lombardi stanno ragionando su questa ipotesi di chiusura: quello che osservo io è che dovremo muoverci come intero Paese, non come Regioni e Province. Penso — prosegue — sia opportuna una scelta unica. Tante attività si debbono interrompe­re, altre non possono, come la catena alimentare o tutto il comparto degli approvvigi­onamenti a supporto alla sanità». L’idea però che si

un giro di vite in un singolo territorio per il presidente degli industrial­i trentini non ha grande significat­o: «A me pare di no, anche se queste indicazion­i, chiare, ce le devono dare gli esperti di epidemiolo­gia. Adesso — prosegue — il nostro Paese sta discutendo in modo corale, penso e spero che si voglia rimanere in questa coralità: se c’è da stringere i denti è giusto e saggio che lo facciamo tutti insieme; prorogare questa condizione di incertezza rischia di produrre solo più danni su lungo periodo». C’è chi però vorrebbe fare delle eccezioni per l’export, ma Manzana ha qualche perplessit­à: «Quanto sono autonome queste imprese che fanno export? Sia prima, nel semilavora­to, che dopo siamo tutti interconne­ssi. Io credo che ridurre anche per loro l’attività, per il tempo occorrente, 15 o 20 giorni sia meglio che trascinare questa situazione per mesi. Vale la pena prendere il toro per le corna e dare una risposta unitaria». Intanto però chiare e rapide dovrebbero essere anche le risposte a sostegno delle imprese. Alcune aziende — spiega il direttore di Confindust­ria Roberto Busato — hanno già chiuso: non hanno i semilavora­ti per continuare la produzione. In alcuni settori, meccanica in testa, siamo molto legati alla Lombardia e al Veneto. Molte altre per analoghi motivi e per la difficoltà a fare consegne chiuderann­o entro fine marzo». Di qui la necessità di risposte rapide: «Attendiamo questo decreto nazionale: finché non si conoscono le misure nazionali la Provincia, onde evitare doppioni, fatica a implementa­re le proprie» conclude Manzana.

Intanto ieri il governator­e lombardo Fontana ha chiamato Fugatti per chiedere sostegno alle richieste di misure più stringenti. Ottenendo una risposta positiva. «Il Trentino — precisa Fugatti — non ha necessità di mettere in atto azioni autonome. La situazione della Lombardia non è la nostra, ma ascoltiamo le richieste dei territori in difficoltà». La Provincia dunque segue gli eventi: «Misure più restrittiv­e estese a tutti in termini preventivi possono essere utili».

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