Aquila, Trainotti rassicura: «Gli americani restano qui»
Il gm dell’Aquila: «Se il campionato riprenderà sarà tutta un’altra stagione rispetto a prima»
«Al momento nessuno tra i nostri americani ha manifestato la volontà di tornare a casa. Li stiamo tenendo aggiornati sulla situazione nel miglior modo possibile dando loro tutte le comunicazioni del caso». Parola di Salvatore Trainotti. Il general manager dell’Aquila che si è trovata, come tutto il Paese, alle prese con una situazione mai vissuta ed estremamente difficile da gestire e organizzare.
Trainotti, governo e Coni hanno deciso che si tornerà in campo dopo il 3 aprile. Cosa ne pensa?
«Mi hanno insegnato ad avere rispetto dei ruoli e delle competenze per questo mi limito a prendere atto della strada che è stata scelta senza lanciarmi in analisi che rischierebbero di essere superficiali. Ci troviamo di fronte ad un evento epocale che non ha precedenti, non solo diventa difficile capire cosa succederà tra un mese ma è molto complicato fare previsioni anche a breve termine».
Allo stato attuale il prossimo appuntamento ufficiale dovrebbe essere in calendario domenica 5 aprile per la 29esima giornata con la Fortitudo ospite alla Blm Group Arena.
«E a questo dobbiamo pensare anche se non è affatto semplice. Giocatori, staff tecnico e anche noi dirigenti non siamo preparati ad affrontare tutto questo così come qualsiasi professionista impegnato in altri ambiti lavorativi. La squadra continuerà ad allenarsi con un programma maggiormente personalizzato e costruito anche attraverso il continuo confronto tra le parti. Ovviamente l’aspetto psicologico legato alla concentrazione e all’intensità del lavoro è fondamentale».
A livello pratico gli allenamenti hanno subito variazioni nel loro sviluppo?
«Stiamo seguendo alla lettera tutte le disposizioni previste dai vari decreti che si sono susseguiti prendendo tutte le precauzioni del caso. Lo staff medico monitora con estrema attenzione i nostri atleti andando anche al di là delle normative. E’ meglio andare oltre che rimanere un passo indietro».
Diversi atleti americani hanno abbandonato i loro club di appartenenza per fare ritorno negli Usa perché molto impauriti dal diffondersi del coronavirus. Che aria si respira nel vostro spogliatoio sotto questo punto di vista?
«Per gli stranieri, se possibile, è tutto ancora più complicato. Noi cerchiamo di essere trasparenti al cento percento dando loro tutte le informazioni e le notizie del caso giorno dopo giorno, anzi ora dopo ora. Poi è chiaro che non stanno vivendo bene la situazione ma mi sembrano tutto sommato abbastanza tranquilli, almeno per il momento».
Bisogna poi tenere in considerazione che non vi è alcuna certezza di ripresa neppure la data attualmente indicata.
«Questo è, secondo il mio punto di vista, il tema centrale. Se ci fosse la sicurezza che fra tre settimane tutto riprenderà sarebbe già molto diverso rispetto alla condizione attuale. Così però non è, bisognerà capire come evolverà la situazione».
Quello che è certo è che l‘Aquila non gioca una partita che conta dal 9 febbraio…
«Già, dalla trasferta di Belgrado infatti non avevamo nulla da chiedere in termini di classifica. Dal punto di vista sportivo mi sembra evidente che se il campionato riprenderà si tratterà completamente di un’altra stagione rispetto a quella iniziata lo scorso settembre. Due mesi sono un’eternità per tanti motivi diversi, avremo comunque una serie A condizionata dal dramma che sta colpendo l’Italia in maniera pesantissima. Da uno a dieci direi undici».
Al di là delle questioni meramente sportive voi avete deciso di chiudere l’Aquila Store e la Club House sino a lunedì 23 marzo.
«Abbiamo voluto dare un segnale, non si tratta di qualcosa imposto dalla legge ma di una precisa scelta societaria. Tutti insieme dobbiamo collaborare attivamente per fermare questo virus».