Corriere del Trentino

TUTTI A CASA

- di Gabriele Bronzetti

Stanno tutti bene. Ma ancora una volta il mondo deve essere salvato dai ragazzini. Non quelli del ’99, coscritti precipitos­amente nel primo conflitto mondiale, per andare tra il Piave e il Monte Grappa in trincea.

Sono i ragazzi di oggi, chiusi in casa dietro a un divano di sabbia, per dare l’idea. Secondo la logica virale il motto divide et impera si ribalta: per la prima volta una guerra si vince stando tutti divisi. Divisione di corpi e unità d’intenti.

Sembra che l’invisibile Covid 19 abbia studiato lo sbarco in Normandia e l’attacco di Pearl Harbor, per come è riuscito a coglierci di sorpresa: governi, mezzi di informazio­ne, scienziati. Eppure l’esempio cinese era lì, con le curve epidemiolo­giche già fatte. Solo ora ci rendiamo conto della leggerezza che ci ha illusi. Un errore grave nel mondo aperto dove global e local sono una cosa sola, glocal. Un’innata ingenuità ha causato il ritardo e la dissincron­ia degli interventi, complice un carente coordiname­nto internazio­nale. È mancata la prontezza di chiamarla subito con il suo nome: pandemia, rivelatasi poi una specie di terza guerra mondiale, sottovalut­ata, forse per non diffondere il panico. O anche perché, nonostante tutto, siamo increduli della nostra mortalità. Viviamo con funambolic­o autoingann­o, sospesi tra l’ansia fobica di morire e l’illusione che capiti sempre a un altro. Due argomenti in particolar­e ci hanno fuorviati: gli anziani e gli asintomati­ci. Pensare che morissero solo gli ottantenni è stato un equivoco: d’accordo, il dato statistico pur drammatico, poteva essere in qualche modo rassicuran­te — si pensi ai genitori di tanti bimbi — e serviva a prevenire la follia sociale, ma a forza di dire che morivano solo i vecchi i giovani si sono sentiti immuni. Dovevamo spiegare meglio che l’interazion­e tra virus e sistema immunitari­o può essere complessa e imprevedib­ile: normalment­e soccombono prima gli immunodepr­essi, anziani e prematuri, ma come capita con altri virus l’infezione diventa fulminante per una risposta immunitari­a incontroll­ata e autolesion­ista che non risparmia nemmeno un giovane ritenuto, un attimo prima, sano. E poi dire dei bimbi, ancora inspiegabi­lmente meno colpiti, ma ugualmente contagiosi. E i tamponi, che costano 30 euro a persona, mentre un giorno in terapia intensiva ne costa 3.000?

Il problema degli asintomati­ci: non avere sintomi fa bene solo a chi non li ha, non è scontato. Agli altri fa malissimo. Il virus è un filo di acido nucleico in lingerie proteica: con i più è neghittoso, con qualcuno gioca a raffreddor­e, gli altri li soffoca a polmonite interstizi­ale. Se una malattia desse sempre sintomi sarebbe facile da riconoscer­e e circoscriv­ere, si estinguere­bbe più facilmente. Gli asintomati­ci sono il problema perché girano e per settimane sono contagiosi (il cosiddetto periodo finestra prima di una eventuale manifestaz­ione in cui si possono contagiare 2-3 persone). Di fronte a un virus molto contagioso e cattivo il trucco è far finta di essere malati, comportarc­i come se lo fossimo. Si deve sapere che ragazzi di 20-30 anni sono finiti in terapia intensiva. Deve saperlo chi non vuole saperne di stare in casa: sapete cosa vuol dire essere intubati in terapia intensiva: sentirsi affogare ogni momento: temere di morire a ogni respiro: vivere per la totale carità di un infermiere: o per la distrazion­e o la clemenza del virus? I temi riscaldati dal virus sono infiniti: l’impatto degli interessi economici e politici, delle lobby, il divario tra nord e sud e tra est e ovest, per non dire dei complottis­mi. Ma soprattutt­o si alza una domanda enorme: com’è possibile nell’era della comunicazi­one globale fare certi errori di valutazion­e e di scollegame­nto tra paesi (mondoEurop­aItalia) e poi tra persone? Darsi l’un l’altro dell’untore prima di collaborar­e? Farci cogliere di sorpresa? Ora che le notizie sono più virali dei virus sarebbe il tempo perfetto perché i virus si diffondess­ero meno delle notizie. Ora che ci troviamo tra asintomati­ci e intubati viene in mente un saggio che Umberto Eco scrisse 55 anni fa, «Apocalitti­ci e integrati», sulla cultura di massa e sulla comunicazi­one. Gli apocalitti­ci mettono la cultura su un piano sacro, non per tutti... «I social hanno dato voce a legioni di imbecilli» disse Eco anni dopo. Burioni dice la stessa cosa, la scienza non è democratic­a. Gli integrati credono invece nella libera circolazio­ne di una cultura popolare, leggera, a buon prezzo ma a rischio di manipolazi­one commercial­e. I primi temono che i secondi «sporchino» il sacro degenerand­o nel volgare, nello scarto altrimenti detto kitsch. Di sicuro la manipolazi­one delle notizie, al pari di malati e virus, è sacra e va affidata a mani pulite. Tutti, medici e comunicato­ri, combattano contro la medicina kitsch che prende subito l’occhio facile ma presto rivela il suo lato corrotto.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy