COMPLOTTI BIZZARRI
Ai tempi del coronavirus la vita è dura, spesso durissima e soprattutto incerta, per molti se non per tutti. Ma è dura anche per una fetta speciale di umanità, ben presente ovunque, soprattutto da noi. Sono i complottisti di professione, quelli che per spiegare cause e ragioni di problemi e fenomeni gravi e complessi che ci colpiscono ricorrono alla teoria del complotto. Per molti versi è comprensibile che sia così nel nostro Paese dei mille misteri insoluti.
In cui spesso pure la verità giudiziaria, accertata e sancita in tutte le dovute sedi, appare a volte zoppa e incompleta, avvolta in mille zone d’ombra.
Il dubitare fa del resto parte della natura umana, un imperativo dell’intelligenza critica. Ma, come si dice, c’è un limite a tutto, anche alle fantasticherie più bizzarre quando si vuole spiegare tutto ricorrendo alle più improbabili e improponibili teorie complottarde.
Per quanto difficile e faticoso appaia, l’arte del dubbio non può pertanto mai andare ad affogare nel pregiudizio a ogni costo pur di mostrare una cosiddetta forma di intelligenza alternativa e superiore: quella di chi la sa sempre più lunga degli altri e che,pertanto, non si lascia incantare dalle spiegazioni più evidenti. Il tutto perché dietro ci deve essere sempre qualcosa: un complotto, appunto.
Nella storia del mondo non mancano certo intrighi, congiure, complotti. La storia d’Italia non è da meno, tanto che sotto il fascismo, per spiegare l’isolamento del nostro Paese e del regime dal mondo, si ricorse alla teoria ufficiale della congiura pluto-giudaico-massonica. Una teoria che, per aver presa sulle masse, ovviamente mescolava mezze verità — come gli interessi economici che ovviamente esistono — a pregiudizi razziali o religiosi già presenti sotto traccia nelle società. Insomma, pregiudizi che alimentavano altri pregiudizi. Tale approccio per spiegare eventi complessi e difficili ha comunque fatto scuola. Tanto che anche per la pandemia del coronavirus si sono rimessi in moto i professionisti della congiura a ogni costo. Ma paradossalmente in questo caso non hanno risposte alla più immediata e ovvia delle verifiche che l’intelligenza ha a disposizione in questi casi: il cui prodest. Insomma, chi può trarre grande vantaggio e giovamento da fatti ed eventi, tanto da potere alimentare almeno il sospetto che all’origine di quei fatti e quegli eventi ci sia — come si dice — «la sua manina». Niente di tutto ciò invece con la pandemia del coronavirus. E per quanto i professionisti del complottismo ricorrano — con l’aria seria e misteriosa di chi ha capito tutto — a imprecisate formulazioni per individuare i presunti responsabili, alla prova del ragionamento la logica del pregiudizio a ogni costo fa acqua. Parlare vagamente di «poteri forti» o «dei soliti padroni del mondo», non regge proprio alla prova dei fatti. Forse che la Cina, Putin e Trump non hanno i loro enormi problemi con il coronavirus? E la solita potentissima (e temuta) Germania di Frau Merkel non si sta rapidamente avviando a una vita pandemica in stile italiano? E che vantaggi avranno mai le banche mondiali e i finanzieri dei grandi fondi di investimento se le borse vanno a rotoli e la gente sta chiusa in casa e non può uscire a spendere e spandere? Restano le grandi aziende farmaceutiche con qualcuna che magari ha già in casa bello e pronto il vaccino magico. Sarebbe ricchezza assicurata se non fosse che di questi tempi può venire espropriato chiunque se non lo mettesse a disposizione di tutti e a buon prezzo. Il fatto è che la pandemia colpisce tutti alla stessa maniera: italiani e tedeschi, russi e americani, capitalisti e proletari, politici e gente comune: questo è un fatto fuori discussione che dovrebbe perlomeno far riflettere i complottisti a ogni costo. Ci sono fenomeni rispetto ai quali dobbiamo smettere di sentirci onnipotenti oppure vittime predestinate: terremoti, tsunami e coronavirus. Vale la pena di rifletterci, tanto di tempo ne abbiamo.