Le preziose virtù dell’agerato Dalle lontane aiuole di Sanssouci alla «pozione» per far innamorare
Anch’io coltivo delle antipatie; e meno si mettono in discussione, più queste radicano e diventano definitive. Una di queste riguardava l’agerato, Ageratum e i suoi innumerevoli ibridi, che ho sempre visto crescere stenterelle nelle cassette dei balconi o sulle tombe nei cimiteri.
Ci sono volute, diversi anni fa, le aiuole del cosiddetto “Giardino siciliano” a Sanssouci, a Potsdam, distanti mille chilometri da casa mia, per convincermi del contrario, cioè che l’agerato non è buono solo per balconi o decorazioni tombali, ma sta benissimo anche nelle aiuole. A Sanssouci, la dimora preferita di Federico II di Prussia, i giardinieri l’avevano sistemato in una lunga aiuola, dove formava un piccolo lago azzurro chiaro ai piedi di Abutìlon megapotanicum coltivato ad alberello, dai fiori rosso porpora.
Era contornato dalle foglie grigio argento della Stachis lanata, dalle trine argentate del Tanacetum argenteum ed era accompagnato da un blu polveroso, poi da un blu di Prussia di due varietà di Salvia nemorosa. Non ero l’unica fra i visitatori a fotografare la composizione.
L’agerato proviene dal Perù e dal Messico, e il suo nome botanico, che proviene dal greco agheraton senza età -. Allude alla profusione di fiori prodotti quasi senza fine. Appartiene alla famiglia delle Compositae. I fiori, piccole palline rotonde e soffici, compaiono da maggio fino ai primi geli. Gli ibridi prodotti dai vivaisti sono innumerevoli.
Ci sono agerati alti mezzo metro ed esemplari di dieci centimetri. I colori spaziano dal rosa antico al blu notte.
Hansen e Stahl, due noti autori di libri di giardinaggio del secolo appena trascorso, consigliavano di piantare l’agerato blu vicino a tageti color giallo zolfo e alla Verbena rigida, una verbena dai fiori violetti. Perché non provare?
A proposito di verbene: si dice quassù da noi che queste piante abbiano magici poteri e che, oltre a questo, incantino le prescelte nei giochi d’amore e rafforzino la potenza sessuale maschile.
Per provarlo, si prendano dunque sette rametti di verbena legati con un filo tolto dalla camicia dell’amata; il mazzetto va nascosto sotto il cuscino della ragazza. Quest’ultima però non deve accorgersene. Nel momento in cui lei poggerà la testa sul cuscino, l’amore scoppierà con un vero fuoco di artificio.
La ricetta l’ho avuta da un ex collega esperto d’erbe: sorridendo sotto i baffi, l’ha dichiarata infallibile. Non mi ha però mai voluto spiegare su come procurarsi il filo dalla camicia, su come entrare nella stanza da letto dell’amata, e su come mantenere segreto tutto questo traffico. E non mi ha saputo dire neppure se la magia ha successo anche al contrario, cioè funzioni se le ragazze vogliono conquistare un esemplare del genere maschile.
Provenienza La pianta proviene dal Perù e il nome allude alla profusione di fiori quasi senza fine