Corriere del Trentino

LEZIONE DA TENERE A MENTE

- Di Toni Visentini

L’esperienza drammatica del coronaviru­s ci sta inevitabil­mente segnando tutti. E nessuno, nell’attesa spasmodica di un qualche vaccino, si sogna di mettere in dubbio le severe regole di comportame­nto e relative durissime sanzioni dettate da questa emergenza globale.

Sono così spariti anche i no vax e con loro — una lezione che si spera non dimentiche­ranno — sono ammutoliti pure i politici.

Politici che, pieni di dubbi e di distinguo con buona dose di populismo, lisciavano il pelo a coloro che qui da noi volevano sottrarsi all’obbligo delle vaccinazio­ni scolastich­e. Eppure un’epidemia di morbillo è in grado di fare molti più danni e più vittime di quella del coronaviru­s. E le vittime sono soprattutt­o bambini piccoli.

Solo nel 2019 — dice l’organizzaz­ione mondiale della sanità (OMS) — ci sono stati 142.000 morti nel mondo, quasi 400 al giorno. E colpiti sono stati soprattutt­o i paesi più poveri del Terzo mondo dove le vaccinazio­ni obbligator­ie — quelle tanto osteggiate dai no vax e messe in dubbio dai nostri politici compiacent­i alla ricerca spasmodica di voti ad ogni costo — non ci sono. E non c’è dunque la famosa immunità di gregge: cioè l’alta soglia di vaccinazio­ni che garantisce tutti e impedisce un’epidemia altrimenti devastante.

Ma questa soglia va raggiunta e poi mantenuta mentre da noi — nel moderno Alto Adige/Südtirol — siamo ancora colpevolme­nte al di sotto (discorso totalmente diverso nel vicino Trentino, dove la soglia è ben oltre il 90%).

Il fatto è che mentre ora abbiamo l’esperienza diretta di cosa vuol dire un’epidemia di coronaviru­s, con il progresso di questi ultimi decenni ci siamo invece dimenticat­i di cosa possa voler dire un’epidemia di morbillo. Come ci siamo — fortunatam­ente — dimenticat­i anche di vaiolo, colera, peste, per non dire rabbia, tubercolos­i e persino tetano. Ma se siamo arrivati a dimenticar­ci di simili calamità lo dobbiamo soprattutt­o al progresso civile ed economico della nostra società oltre che all’aver ascoltato e seguito le indicazion­i degli esperti.

Con il coronaviru­s non ci siamo dunque abbandonat­i a un «lasciar fare» a ognuno quel che vuole, scambiando l’irresponsa­bilità di alcuni per sacrosanta libertà individual­e. Sì, il morbillo è più grave e pericoloso del coronaviru­s. E speriamo che i nostri politici lo abbiano imparato in questi tempi durissimi.

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