Corriere del Trentino

«Meglio stare fermi che ripartire nel deserto Questa crisi sarà dura»

- Di Marika Giovannini

«Faccio questo lavoro da trent’anni, ho attraversa­to tante crisi. Ma questa è davvero dura». Nicola Malossini lo dice con un sospiro. Di fronte alle tante incertezze che segnano il presente e il futuro del mondo della ristorazio­ne, il titolare del Nicky’s di Trento sud e del Forst di via Oss Mazzurana non nasconde preoccupaz­ioni e timori.

Malossini, bar e ristoranti anche a Trento sono ormai chiusi da settimane. E nella programmaz­ione di una riapertura scaglionat­a delle attività, i locali pubblici figurano in fondo alla lista. È spaventato?

«Sono titolare di due realtà, per un totale di 65 dipendenti. È evidente che il timore esiste. E non è poco».

Massimilia­no Peterlana spera in una riapertura delle attività verso il 20 aprile, Marco Fontanari sposta già lo sguardo a maggio. Lei cosa pensa?

«Se saremo fortunati si riaprirà a metà maggio. Ma non è solo la data di apertura che mi preoccupa. È capire come potremo riaprire. Capire se ci saranno ancora orari ridotti come a inizio marzo, se e come dovranno essere definite e gestite le distanze di sicurezza, che probabilme­nte segneranno la nostra attività almeno fino al 2021».

La distanza sarà probabilme­nte uno dei nodi più importanti: gli assembrame­nti rimarranno fonte di preoccupaz­ione.

«Non sarà facile riuscire a gestire questa questione. Nei locali la gente entra e non è facile tenere tutto sotto controllo. Penso a un bar: nell’orario della pausa caffè come si fa a far rispettare la distanza di un metro? Non è una questione banale. Ma le domande senza risposta oggi sono tante».

Proviamo ad elencarne alcune.

«Quando usciremo da questa quarantena la gente non avrà subito voglia di andare al ristorante. Questo periodo sta mettendo tutti in ginocchio. Per questo ripeto: aprire nel deserto è come non aprire. Ma in una fase del genere, in cui mancherà anche tutto l’apporto del turismo, come cambierann­o le aziende? Quanti dipendenti si riuscirann­o a tenere a fronte di un calo dell’attività? E ancora: quando ne usciremo veramente? Quando si tornerà alla normalità? Sono in questo settore da trent’anni e di crisi ne ho viste tante. Ma questa è dura: si fa fatica a capire come se ne potrà uscire».

I timori Ho 65 dipendenti Quanti ne serviranno dopo la crisi

Confeserce­nti e Confcommer­cio lamentano troppa confusione per quanto riguarda le misure. Condivide?

«Sì, finora c’è stata tanta confusione. Per consentire alle aziende di organizzar­si serve chiarezza. Serviranno aiuti da parte della Provincia e dello Stato per permettere alle aziende di aprire, anche se non so quanti riuscirann­o a farlo».

Il futuro insomma è a tinte fosche.

«Nel momento in cui ripartirem­o con l’attività si dovrà capire come arrivare alla normalità. Che non ci sarà per tutto il 2020, su questo dobbiamo essere chiari. Ma chi ce la farà economicam­ente dovrà avere certezze. E in questo nuovo scenario cambierà anche l’offerta».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy