Kusminac e Stefano Raffaelli Quartet, il jazz che mescola le radici europee
Goran Kuzminac era una cosa sola con la sua chitarra. Eppure nell’ultimo disco della sua carriera «Goran Kuzminac with Stefano Raffaelli Quartet» (2014) l’ha messa da parte per far risaltare solo la voce con gli arrangiamenti jazz di un quartetto made in Trentino formato da Stefano Raffaelli (pianoforte), Flavio Zanon (contrabbasso), Walter Civettini (tromba) e Carlo
Canevali (batteria). Kuzminac, nato in Serbia ma dalle profonde radici trentine: qui è cresciuto, si è diplomato e ha vissuto per anni. L’amicizia con il pianista roveretano Stefano Raffaelli porta già a una collaborazione nel disco precedente «Fiato» (2012), dove «Per nessuno» apre le porte a quell’omone che sa carezzare le corde della chitarra con dimestichezza. «Lo chiamavamo jazz» apre l’album ed è anche uno dei pochi brani che Goran ha scritto al pianoforte. La chitarra e il suo finger-picking lasciano posto a una voce calda che si prende la scena senza neanche il bisogno di intonare i brani più noti. «Mercante di niente», «Il barone rosso» e «Fragole e pugnali» sono a loro modo dei classici e il repertorio più recente viene rappresentato da canzoni come «Il respiro degli amanti», «Carmen dal passo lungo» e «Ogni volta che mi tocchi» che nel nuovo arrangiamento meritano solo di essere riscoperte (Fabio Nappi)