Già 700 aziende chiedono deroghe per restare attive E in 347 ricevono l’ok
Il prefetto segue le singole istruttorie Grosselli (Cgil): si rispetti la sicurezza Busato (Confindustria): in futuro chiarezza
TRENTO
Alle 14 di ieri il prefetto Sandro Lombardi ha comunicato al Viminale i dati aggiornati: sono quasi settecento le istanze arrivate al Commissariato del governo. Settecento imprese trentine che chiedono il via libera, in deroga al decreto del premier Giuseppe Conte del 22 marzo, per continuare a produrre o erogare servizi. Ad oggi 347 aziende hanno già ricevuto la comunicazione di prosecuzione attività, ma presto partiranno i dinieghi. Tra le pratiche andate a buon fine ci sono società diverse: dal trasporto ai magazzini alimentari di Sait, dalla ristorazione come Risto3 alle agenzie interinali come Cercasì. Per arrivare al sociale di Abc Irifor e la Caritas di Pergine che distribuisce pasti a chi ne ha bisogno.
Ma per chi resterà in attività i sindacati chiedono attenzione e rispetto dei protocolli di sicurezza. «Ho già dato disposizioni — rassicura il prefetto — partiranno in queste ore verifiche nelle aziende». A cominciare da quelle a ciclo continuo, quindi più esposte.
Il decreto
Il discrimine fra attività essenziali e non essenziali ha lasciato, nel decreto della presidenza del consiglio dei ministri, uno spazio terzo — da vagliare
cum grano salis — per consentire l’attività produttiva. Tant’è che in pochi giorni le richieste arrivate in prefettura sono centinaia e centinaia, aumentando i carichi di lavoro del commissariato. «Voglio davvero ringraziare i nostri funzionari — premette Lombardi — Oltre a coordinare le attività di controllo siamo impegnati in collaborazione con la Camera di commercio e Trentino sviluppo». Malgrado i «ranghi ridotti del personale», fra congedi e smart working, una équipe del Commissariato lavora sulle istruttorie delle imprese.
«Un impegno che stiamo conducendo consapevoli della rilevanza per la nostra economia di queste decisioni», aggiunge il prefetto che poi ricorda il coordinamento con tutte le forze dell’ordine per presidiare il Trentino. «E qui — sottolinea — voglio ringraziare per nome e cognome il questore Claudio Cracovia, il colonnello Simone Salotti e il colonnello colonnello Mario Palumbo».
Gli elenchi
Per quanto riguarda le istanze per proseguire l’attività in deroga, sono 700 — come detto — le richieste arrivate. Di queste: 347 sono quelle che hanno ricevuto comunicazione formale che consente la prosecuzione dell’attività. Gli elenchi, puntuali, sono stati inviati in due tranche a Provincia, Viminale, ministero dello Sviluppo economico, ministero del Lavoro,
organizzazioni sindacali. Ne seguiranno altri, via via che le istruttorie verranno analizzate. Fra chi continua ci sono realtà attive nella filiera alimentare: Risto3, i magazzini Sait, Cirfood, Dussman service, Metallugica Ledrense, Markas e Runner che rifornisce i banchi sui punti vendita. Poi attività di supporto ai servizi sanitari: come l’azienda Mottesi che produce generatori di ozono per la bonifica necessaria per contenere la diffusione del virus, Sanitaria Trentina che si occupa di dispositivi medici, Belder che gestisce apparecchiature per le case di riposo. Anche il macro-comparto del sociale ha presentato richiesta di continuare il proprio lavoro. È il caso della Caritas di Pergine che distribuisce pacchi viveri. Ma è anche il caso di Abc Irifor o di Cooperativa sociale assistenza. Tra le attività che proseguono ci sono poi i servizi di manutenzione delle strade. E le attività che non possono proseguire l’attività, come Marangoni.
I sindacati
«Noi abbiamo sempre ribadito due concetti — riflette il segretario della Cgil, Andrea Grosselli — Se una parte della produzione è legata ad attività ritenute essenziali si deve continuare a produrre, sospendendo le attività che tali non sono e per questo abbiamo chiesto un incontro al prefetto per verificare che sia davvero così». La seconda richiesta che verrà discussa nell’incontro fra commissario e sindacati riguarda il rispetto dei protocolli: «Ossia delle misure di sicurezza a tutela dei lavoratori e dell’attività stessa».
Confindustria
Ad accompagnare le aziende nella selva di decreti e controdecreti è stata Confindustria. «C’era molta confusione, specie sui codici Ateco secondari», riflette il direttore degli industriali Roberto Busato. Oggi gran parte delle aziende sono chiuse «ma chi prosegue la produttività ci comunica grande responsabilità dei collaboratori», sottolinea il direttore. Non solo: dopo le settimane di attesa per l’approvvigionamento dei dispositivi di sicurezza, le mascherine sono arrivate. «Le aziende le hanno e, vi fossero problemi, noi le distribuiremo». Resta l’auspicio: «Riteniamo fondamentale una riapertura controllata delle imprese. Molte attività hanno utilizzato i giorni di chiusura per sanificare gli spazi». In attesa del nuovo decreto di Palazzo Chigi, Confindustria chiede «maggiore chiarezza nei provvedimenti». E attenzione. «Perché dopo l’emergenza sanitaria rischiamo di avere quella economica».
Abbiamo chiesto un incontro con il prefetto per monitorare il rispetto dei protocolli
Ci auguriamo che si proceda a una apertura controllata, senno la crisi si acuirà