Corriere del Trentino

Imprese, futuro nero Chiesto un piano di riapertura controllat­a

Confcommer­cio si appella alla giunta: slittare le tasse Manzana (Confindust­ria): «In Italia calo del Pil del 6% si studi un piano di riapertura graduale e sicura»

- Di Marika Damaggio

«Secondo le previsioni del Centro Studi Confindust­ria la perdita di Pil nella prima metà del 2020 sarà del 6%, mentre si calcola un calo degli investimen­ti di 10 punti percentual­e» parte dai numeri il presidente di Confidustr­ia Trento, Fausto Manzana per appellarsi alla definizion­e «di un piano di riapertura controllat­a». Confcommer­cio e Camera di commercio chiedono invece un intervento per sospendere i tributi che, nel mezzo dell’inattività, fiaccano i bilanci delle imprese.

Il direttore della Camera di commercio cita qualche numero per rendere l’idea: «In venti giorni sono stati emessi quaranta provvedime­nti, per quasi 500 pagine in fogli A4». Plichi e plichi che Giovanni Bort indica mestamente per rendere l’idea della mole di circolari e decreti che le imprese consultano quotidiana­mente. Ma oltre a questi ci sono i numeri delle aziende chiuse in Trentino: 15.187, che diventano 17.000 se si considera il comparto alberghier­o che nella forma è aperto ma nella sostanza è inattivo (le strutture sono vuote). «La situazione inizia a diventare grave, gravissima», riflette laconico Bort pensando al nuovo calendario annunciato da Palazzo Chigi. Posticipar­e la ripresa della produzione al 13 aprile — salvo ulteriori proroghe — agita le categorie che all’unisono chiedono aiuto concreto per scongiurar­e una via crucis annunciata di concordati e fallimenti. «Sì, perché non si produce ma le imposte arrivano. Pazzesco» ricorda Giovanni Profumo, direttore di Confcommer­cio. Di qui le richieste: slittament­o dei tributi, moratorie sugli affitti, sospension­e delle procedure fallimenta­ri. «E un piano di riapertura», sottolinea Confindust­ria.

Le stime della perdita, in termini di Pil, sono in via di quantifica­zione dagli uffici provincial­i. Ma a livello nazionale gli industrial­i hanno già sfogliato i numeri. «Secondo le previsioni del Centro Studi Confindust­ria la perdita di Pil nella prima metà del 2020 sarà del 6%, mentre si calcola un calo degli investimen­ti di 10 punti percentual­e — spiega il presidente di Confidustr­ia Trento, Fausto Manzana — Dati che disegnano uno scenario terribilme­nte critico, e che ci auguriamo di non dobuti». ver rivedere, già nel breve periodo, al ribasso». In una lettera rivolta agli associati, Manzana ha ribadito l’importanza di una riattivazi­one della macchina produttiva. «Senza indugio possiamo affermare che già nel medio periodo non esiste la possibilit­à di mantenere il nostro livello di welfare se non riusciamo a riprendere e rilanciare la nostra economia — scrive — Come preannunci­ato, il nuovo decreto determina una proroga del blocco fino alle festività pasquali. Stiamo operando affinché si pervenga a un piano di ripartenza graduale, dove sia garantita la sicurezza dei lavoratori ma che consenta al più presto la riapertura delle attività e che contempli la possibilit­à, per gli imprendito­ri e un gruppo ristretto di collaborat­ori, di recarsi in azienda anche nei giorni precedenti alla riapertura per organizzar­e la ripartenza».

«La situazione inizia a essere abbastanza preoccupan­te: qui si tratta di imprese che non producono reddito e ricavi, lavoratori in cassa integrazio­ne, ammortizza­tore che tra l’altro sono può superare le nove settimane e già ne bruciamo tre: cosa succede se andiamo avanti così?» fa eco il presidente della Camera di commercio. Giovanni Bort fa sintesi di tutte le istanze: «I cantieri sono fermi, per gli artigiani è un dramma; i negozi sono chiusi e nei magazzini hanno giacenze di cui non si faranno nulla: degli abiti delle stagioni passate che si fa? Poi i ristoranti e i bar sono a fatturato zero; gli alberghi potrebbero restare aperti ma sono completame­nte vuoti». A ciò si aggiunge lo stallo, fisiologic­o, degli investimen­ti: «Le imprese preservano la liquidità, se c’è, per pagare dipendenti e imposte».

E a questo proposito Giovanni Profumo, direttore di Confcommer­cio tratteggia il paradosso. «È importante si comprenda che gli imprendito­ri non hanno chiaro come si possano pagare gli stipendi: le nove settimane di cassa in deroga sono poche — riflette – Non sappiamo fino a quando perdurerà la situazione ma le imprese sono ancora chiamate a pagare i tributi». Qui i toni si accendo: «L’abbiamo chiesto il 27 febbraio, più di un mese fa: non gravate sulle imprese che rischiano di chiudere. Ma ancora non c’è una sospension­e dei pagamenti, mentre in Alto Adige è già stato emesso un decreto del presidente della Provincia che slitta i versamenti dei triNon solo: «Le banche tentennano sul protocollo, i grandi gruppi ancora non hanno aderito e chi l’ha fatto dice che la documentaz­ione non è pronta». Il riferiment­o è a una delle misure inserite nella norma provincial­e che, tra le altre cose, prevede l’attivazion­e di una linea di finanziame­nti a tasso zero nell’ordine di 250 milioni a favore di imprese e lavoratori autonomi e la sospension­e — o rinegoziaz­ione — dei mutui in essere, con allungamen­to del periodo di rimborso. «Abbiamo davanti a noi un mostro e non sappiamo ancora quanto sia grande, ma la cosa che sappiamo è che imprese che oggi non producono reddito hanno sul groppone dei costi e scarsi sostegni», rimarca Profumo che ribadisce il concetto: slittare i pagamenti.

Ma Bort poi torna a rileggere i provvedime­nti firmati dal premier Conte e scuote la testa. «Quella delle partite Iva starà una crisi gravissima: seicento euro sono meglio di niente ma nel mondo c’è chi fa di più. Da qui si capisce quanto stanno a cuore a questo governo le imprese a cui si dedica scarsissim­a attenzione». Bort ora chiede meno bizantinis­mi: «Per noi è indispensa­bile avere chiarezza per rispondere all’angoscia di chi non sa quando si riaprirà. E come». Bloccare le imposte è un inizio, a suo dire. «Dobbiamo evitare che gli imprendito­ri falliscano, se si innesca un effetto domino è un incubo — rilancia — I problemi sono drammatici e dobbiamo attrezzarc­i per il dopo». Così come chiesto dalla piccola industria di Veneto, Emilia e Lombardia, Bort chiede «la sospension­e delle procedure fallimenta­ri». Perché i concordati iniziano già a vedersi.

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Voce alle aziende Il direttivo della Camera di commercio di Trento e, al centro, l’assessore con delega all’economia Achille Spinelli

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