Bordon: «Accesso alle cure, non saremo costretti a scegliere chi salvare»
TRENTO «Gli anziani non saranno discriminati, non ci saranno limiti di età e comunque non siamo nelle condizioni di essere costretti a dover scegliere. Ci sono ancora posti vuoti in terapia intensiva». È il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trento, Paolo Bordon, a stemperare gli animi e a fare chiarezza dopo lo strappo tra il presidente del Comitato etico dell’Azienda sanitaria, Edoardo Geat, e il primario di medicina legale al Santa Chiara, Fabio Cembrani, su una delle questioni più dibattute e difficili: l’accesso alle cure.
Un tema complesso e delicato sul quale, ai tempi dell’emergenza coronavirus, si sta interrogando tutto il mondo sanitario e la stessa politica. Per Geat «siamo in un conlatore testo di emergenza sanitaria e quindi bisognerà fare scelte difficili e a volte dolorose». Ma Cembrani non è d’accordo e ricorda che «anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha scritto di non discriminare le persone anziane». «Sono cittadini come tutti gli altri, quello che stanno diffondendo è un messaggio fortemente “ageistico”, non capiscono quali danni stanno facendo all’umanità», spiega il primario da casa, dove si trova in quarantena perché anche lui, come molti altri sanitari, è stato contagiato dal Covid.-19. Cembrani ricorda tempi bui della storia, prima della seconda guerra mondiale. «Ricordo nel ‘39 quando avevano deciso di eliminare anziani, disabili e omosessuali. Si è rotto un patto di fiducia, l’universo del nostro sistema sanitario non è selettivo. È una questione deontologica, spero che gli Ordini prendano posizione», chiarisce ancora Cembrani che mercoledì ha annunciato le proprie dimissioni.
«Ma non è lo strappo con Geat il motivo — ci tiene a precisare — questa vicenda mi ha messo in difficoltà, ma ci sono cose più profonde. C’è una delibera che Bordon ha fatto a ottobre dello scorso anno, per farmi restare in servizio, con la quale ha affidato alla medicina legale le funzioni relative alla bioetica,ma è rimasta sulla carta. Non dico che dovevano affidarsi a me, ma almeno parlarmene». Il primario è amareggiato: «Mi sono state tolte risorse, ho quattro persone in meno e quando porti progetti vengono messi sotto le scarpe».
E aggiunge, tornando al tema dell’accesso alle cure: «Il medico ha il dovere di denunciare lo scempio che hanno fatto della sanità italiana, non di fare il politico. Inoltre in questo momento non c’è la necessità di scegliere: le consulenze che ho fatto fino ad ora, non hanno mai riguardato se intubare o togliere ventia un paziente».
Ed è questo il punto, secondo Bordon: «Abbiamo ancora posti, se continua così non andremo mai in crisi, riusciremo a gestire il picco senza problemi. Il tema non si pone e comunque sono convinto che Geat e Cembrani in fondo stiano dicendo la stessa cosa: non ci saranno limiti di età, il tema è solo capire se una persona sia in grado o meno, per la sua storia clinica, di sopportare un’intubazione. In Lombardia hanno dovuto gestire due pazienti con lo stesso ventilatore, da noi non succede». Ma il documento cosa dice? «Non ci è stato ancora consegnato formalmente, il comitato fa il suo lavoro, dà indicazioni, non sono stringenti, poi decide l’Azienda attraverso la medicina legale, rianimatori e altri professionisti. Il comitato ha analizzato criticamente il documento veneto». Sulle dimissioni del primario, invece, Bordon è cauto: «Ho ricevuto solo un sms, è un professionista di grande valore e cultura, non è vero che i suoi progetti non sono stati valorizzati,quello sulla legge 104, ad esempio, è stato recepito anche in giunta.
Il primario Cembrani L’Oms ha raccomandato di non discriminare gli anziani. Le dimissioni? Ragioni più profonde
I posti Se continua così riusciremo a gestire il picco senza problemi. Il Comitato ha analizzato criticamente il documento del Veneto