Sette medici per rinforzare il sistema «Riporteremo l’esperienza a casa»
Professionisti già operativi. E ora la Provincia attende 30 infermieri
TRENTO Generazioni diverse, specializzazioni diverse, provenienze diverse. Eppure la medesima risposta all’appello della Protezione civile nazionale: eccomi. Sono arrivati ieri, poco dopo le 15, i sette medici in supporto al sistema sanitario trentino. Uno spuntino veloce in Provincia, i saluti del governatore Maurizio Fugatti, qualche domanda operativa al direttore dell’Azienda sanitaria, Paolo Bordon, e poi via verso gli alloggi scelti a pochi passi dai tre ospedali a cui sono stati destinati: due al Santa Chiara di Trento, due all’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto, tre ad Arco. Un rinforzo a cui si aggiungerà, presto, un nuovo contingente: trenta infermieri che allo stesso modo hanno consegnato la propria disponibilità alla protezione civile.
C’è chi era da poco andato in pensione con «quota 100», poi c’è invece chi ha appena terminato la specializzazione, a Milano. Come Girolomina Mazzeo che ha concluso il percorso in medicina e chirurgia a Milano. Ha 32 anni, sta in seconda fila rispetto ai colleghi «veterani». «Sono pronta a dare il mio supporto», dice. Con lei, nella delegazione arrivata in Piazza Dante dopo un volo partito da Roma, c’erano Filippo Balloni (Firenze, chirurgia generale e urologia, pensionato rientrato in servizio), Claudio Carallo (Catanzaro, medicina interna), Marco Della Rocca (Roma, anestesia e rianimazione), Federico Pierconti (Roma, anestesia e rianimazione), Giovanni Sergio (Roma, medicina interna), Ada
Maria Vetere (Roma, medicina interna).
Il tempo di acclimatarsi, fare qualche domanda a Bordon («I protocolli?» «I pasti saranno in mensa?») e subito sono stati accompagnati a destinazione. «Io vengo dall’università di Catanzaro — premette presentandosi Claudio Carallo — Nella mia regione i casi sono ancora, fortunatamente, molto pochi e ora sono qui, sperando di essere di supporto e al tempo stesso imparando sul campo qualcosa di più su questo virus che ancora non conosciamo». Una palestra dura, nelle corsie Covid-19 gremite di pazienti. Ma al tempo stesso una palestra che può rivelarsi fondamentale per esportare conoscenze raccolte in queste settimane di permanenza. «Farò tesoro delle conoscenze per poi rimetterle in pratica quando rientrerò a casa, se si dovesse presentare la necessità», rimarca Carallo.
«Essere qui in questa emergenza, mettendo le vostre competenze al servizio del nostro territorio, esprime da parte vostra un forte spirito di solidarietà — premette Fugatti presentandosi al gruppo di medici — Da parte di tutta la giunta provinciale e dell’intera comunità trentina, voglio esprimervi un sincero ringraziamento. Anche il Trentino è una terra solidale, abbiamo accolto 4 pazienti affetti da coronavirus provenienti dalla Lombardia, e fin quando vi sarà disponibilità nelle nostre strutture di terapia intensiva siamo pronti ad accoglierne ancora, se sarà necessario».
«Per i nostri medici la vostra presenza rappresenta un grande supporto», fa eco l’assessora alla sanità Stefania Segnana. Un supporto concreto. «Perché dopo un mese di turni si avverte la fatica», spiega il direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bodon che, oltre a tratteggiare la geografia del sistema trentino, ricorda le fragilità attuali. «Nelle case di riposo, specie dell’Alto Garda, ci sono casi complessi». «E gli infermieri?», chiede Giovanni Sergio. «Abbiamo chiesto alla protezione civile trenta persone, che speriamo arrivino», risponde Bordon.
Carallo
Questo è un virus nuovo, lo studieremo sul campo facendo tesoro di quanto appreso