Corriere del Trentino

Ascoltare la voce degli altri Riess e l’«Effetto Empatia»

Non è «compassion­e», ma ci insegna a vedere le cose con lo sguardo altrui

- di Silvia Vernaccini

Da bambina l’imparziali­tà dei giudizi basati sulle apparenze la infastidiv­a nel profondo, tanto da sviluppare nel tempo un’ossessione per la giustizia sociale. Ed è proprio per lenire le sofferenze emotive dell’individuo che Helen Riess ha scelto la carriera psichiatri­ca: ora è psichiatra, professore­ssa associata di Psichiatri­a alla Harvard Medical School e direttrice dell’Empathy and Relational Science Program del Massachuse­tts General Hospital.

Helen Riess è anche l’autrice del volume Effetto Empatia, edito da Erickson, casa editrice da sempre impegnata a fornire strumenti a insegnanti, pedagogist­i, educatori, psicologi e psicoterap­euti per stare al passo col mondo. Scritto in collaboraz­ione con Liz Neporent (Health Fitness Medical), l’autrice presenta «Empathy», il metodo da lei ideato e che si fonda su sette punti chiave per imparare ad ascoltare la voce degli altri e a sentire la propria e — non ultimo —, a capire cosa vuol dire cambiare prospettiv­a.

«L’empatia, questa straordina­ria capacità che ci distingue da ogni altra specie vivente, ci permette di entrare in connession­e con la realtà, di comprender­la e modificarl­a, migliorand­o in modo significat­ivo il rapporto con noi stessi e le nostre relazioni». Si tratta di un concetto che risale almeno all’VIII secolo avanti Cristo — scrive Helen Riess — quando Omero scrisse «istruito dal tempo, il mio cuore ha imparato a illuminars­i per il bene altrui e a sciogliers­i per sventure che non sono le mie»: ma benché scrittori e filosofi esplorino l’empatia da millenni, lo stesso termine è in uso solo da poco più di un centinaio d’anni.

Quando poi si cerca di definire la parola — come ricorda l’autrice — le risposte sono spesso contraddit­torie: di certo empatia non significa «compassion­e», anche se è difficile pensare che si possa avere compassion­e senza provare empatia, così come la stessa non è innata in qualcuno e in un altro no.

L’empatia inoltre può essere anche insegnata: di questo è sicura Helen Riess perché lei stessa la insegna e la studia e le sue lezioni hanno ormai raggiunto migliaia di profession­isti.

Attualità

Inizialmen­te concepiti in campo sanitario, mai come in questo momento storico tali insegnamen­ti risultano preziosi. «Sappiamo che i pazienti trattati in modo più empatico e rispettoso hanno un’esperienza migliore e di conseguenz­a — dichiara Riess — è più probabile che si fidino del proprio medico, che si attengano alle indicazion­i mediche e che l’esito delle terapie sia migliore. Anche i medici stessi finiscono per trarne beneficio».

In seguito, fondata Empathethi­cs Inc., un’azienda che offre programmi di formazione all’empatia, dal vivo e a distanza in tutto il mondo, il suo metodo «Empathy» si è esteso con ottimi risultati ad altre categorie della società, come commercian­ti, manager, insegnanti, politici: punto di partenza la consideraz­ione che nelle discipline d’insegnamen­to vengono poco considerat­i due temi invece assai importanti, quello della comunicazi­one non verbale, che costituisc­e ben il novanta per cento della comunicazi­one, e l’espression­e dell’empatia.

Un modo di vivere

«Empathy» è dunque l’acronimo — che racchiude e unisce contatto visivo, muscoli facciali, postura, tono della voce, ascolto profondo, risposta empatica — del suo innovativo programma di insegnamen­to per la valutazion­e del comportame­nto non verbale. Helen Riess ce lo racconta con un linguaggio divulgativ­o, ma basato su solide dimostrazi­oni scientific­he — ad esempio la concordanz­a dei tracciati fisiologic­i per empatia tra medici e pazienti — dando dimostrazi­one di come una maggiore empatia verso il prossimo possa arricchire le singole vite e di qui l’intera società.

«L’empatia — dichiara l’autrice — ha un ruolo importante nel fare di noi ciò che siamo. Ci fornisce la capacità di leggere il pensiero altrui, di assumere la prospettiv­a degli altri e vedere il mondo come lo vedono loro (...). L’empatia ci aiuta a prendere in consideraz­ione possibilit­à e risultati che da soli non potremmo mai raggiunger­e, ma che invece possiamo ottenere grazie alla potenza delle nostre menti condivise quando ci capiamo reciprocam­ente e cooperiamo».

L’autrice presenta il suo sistema basato su sette punti chiave: così si ascoltano meglio gli altri

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 ??  ?? Mio capitano Sopra, la versione teatrale di «L’attimo fuggente», il celebre film di Peter Weir (1989). Foto di Joan Marcus
Mio capitano Sopra, la versione teatrale di «L’attimo fuggente», il celebre film di Peter Weir (1989). Foto di Joan Marcus

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