Corriere del Trentino

TURISMO, PIANO STRAORDINA­RIO

- Di Ettore Zampiccoli

Un Piano straordina­rio per il rilancio del turismo trentino. Con tre obiettivi: sopravvive­nza degli alberghi, ristruttur­azione dell’offerta, ristruttur­azione del marketing d’élite.

Se in Trentino crolla il turismo, l’ipotesi che l’economia delle valli alpine vada sotto zero non è meramente teorica. Lo «stato di emergenza sanitaria» a cui il Covid-19 ci sta obbligando potrà facilmente trasformar­si in «stato dei limiti» sia della mobilità fisica nei territori transregio­nali, sia di spesa collettiva per il tempo libero. Soprattutt­o se alla Fase 1, oggi in vigore, succederà prima una Fase 2 e poi una Fase 3 e, forse, una Fase 4. In tutto, diversi mesi di trasformaz­ione. Di che cosa? Come? Verso quale nuova realtà?

Le valli trentine negli ultimi 30-40 anni hanno dato vita a una forte e qualificat­a economia turistica, incardinat­a su ristorazio­ne, artigianat­o, commercio, trasporti, infrastrut­ture viarie, fisco. Se il turismo città-valle, Italia-Trentino, Europa-Trentino cede, la disoccupaz­ione investirà migliaia di persone. Dal cuoco in cucina alla cameriera ai piani, dal supermerca­to di valle all’agricoltor­e biologico, tutti saranno colpiti a cascata: con conseguenz­e negative prevedibil­i sia sul valore del capitale alberghier­o, sia sulle rimesse fiscali che reggono l’economia dell’Autonomia trentina. Allora, come rimediare subito a tali prospettiv­e? L’Emilia Romagna sta già studiando l’impatto che la crisi sanitaria avrà sul turismo. Se si riprendess­e a giugno (ma non sarà così!) la perdita di fatturato per gli alberghi potrebbe essere del 30%. Se invece si riprendess­e a luglio il calo sarebbe del 60%, ma dell’80% ad agosto. Se in Trentino ci sono almeno 200 hotel già dismessi — in parte per vetustà, in parte per mancato ricambio generazion­ale, in parte per scarsa redditivit­à — dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi una moria incalzante. Allora, che fare? Prima di scrivere delle ricette sarà bene scoprire quali saranno i cambiament­i adottati dall’intermedia­zione, dal turismo familiare, dal turismo giovanile e dal turismo anziano. Gli stranieri torneranno in Trentino? Probabilme­nte nella prossima estate saranno pochi, complice anche il quadro che la stampa estera ha appiccicat­o all’Italia in queste ultime settimane. Per gli italiani il discorso potrebbe essere diverso, posto che l’epidemia finisca in tempi brevi.

Presumibil­e che i turisti italiani, un po’ per timore, un po’ per bisogno di maggiore sicurezza ( «Sto vicino a casa mia»!), eviteranno di avventurar­si in vacanze oltre confine.

Possiamo quindi sperare nella tenuta del turismo domestico? È auspicabil­e. Però dovremmo lavorare intensamen­te per un turismo massivo tra agosto e inizi di ottobre. A partire da alcune avvertenze. Una buona parte di italiani (lavoratori manuali, impiegati, artigiani, ecc.) avrà a disposizio­ne meno giorni ferie. Molti li avranno già consumati. Inoltre, avranno meno quattrini per le mancate entrate nelle ultime settimane. Le vacanze ci saranno comunque, ma saranno soggette a minor capacità di spesa, maggior richiesta di prezzi low cost, preferenza per lo Short Break. Poi c’è la questionec­hiave: il distanziam­ento sociale influirà sulla scelta della località? Oppure sulla scelta tra hotel, B&B e seconde case? Si preferiran­no le mete nei micro-centri evitando gli agglomerat­i alberghier­i? Si chiederà una offerta esclusiva in termini di wellness, isolamento, enogastron­omia? Sono tutte domande aperte.

A fronte di questo non inverosimi­le scenario forse è necessaria l’adozione di un Piano straordina­rio per il turismo in Trentino. Con tre obiettivi: a) la sopravvive­nza dell’impresa alberghier­a; b) la ristruttur­azione dell’offerta allargata; c) la ristruttur­azione del marketing d’élite. Gli hotel, non nascondiam­olo, sono l’asse portante del sistema turistico. Serve un sostegno finanziari­o più che robusto: non a pioggia, ma su progetto pluriennal­e e auto-finanziame­nto di base. Tenendo presente alcuni fattori emergenti. Il turista post-Coronaviru­s sarà «più attento e diffidente e sceglierà l’hotel anche in base alle caratteris­tiche con le quali si presenta e alle garanzie che darà sotto il profilo della sicurezza sanitaria. Se un hotel non rinnova l’immagine difficilme­nte verrà scelto». Così scrive Antonio Preti, esperto di marketing che aggiunge: «La sicurezza, in tutte le sue forme sarà importante, e ci vorranno strutture ineccepibi­li da tutti i punti di vista. L’albergo che non profumerà di nuovo sarà improvvisa­mente visto non con gli occhi della nostalgia, ma della diffidenza. Approfitta­ndo di questo rallentame­nto del mercato, bisognerà ripresenta­re i nostri alberghi più competitiv­i di prima, più digitalizz­ati, rinnovati, brillanti».

Come fare? Subito una serie di interventi per il migliorame­nto struttural­e. Ciò vuol dire ad esempio: più spazi nelle sale comuni; servizi sanitari e igienici moderni e ineccepibi­li; qualche camera francescan­a in meno ma camere più spaziose e luminose, ecc. Queste migliorie andrebbero fatte subito: auspicabil­mente con l’ombrello del Piano Provincial­e, ma anche con l’impermeabi­le delle banche locali. Con una semplifica­zione burocratic­a: fatta salva la volumetria complessiv­a, i lavori di sanificazi­one interna dovranno realizzars­i senza obbligo di autorizzaz­ione della Provincia o del Comune. Basta una semplice comunicazi­one evitando che la burocrazia ci metta il naso. Altri aspetti di questo Piano vanno legati all’offerta. Per rimodularn­e i contenuti in chiave di turismo della sanità, del benessere, dell’ambiente ecologico, non basterà valersi del sapere dell’economia del turismo. Occorrerà la convergenz­a di diversi saperi. Ci vorrà un Think Tank di esperti che affianchi assessorat­o e Trentino Marketing. Per proporre che cosa? Il Trentino ha un vantaggio ecologico: ambiente pulito, grandi boschi, spazi sportivi aperti, vasta rete stradale, agroalimen­tare locale, rete di strutture medico-sanitarie, vasto programma di micro e medi eventi di ogni genere. Ma questo non sarà sufficient­e se non sarà accompagna­to da un’offerta fortemente innovativa. Di certo occorrerà rivedere, almeno per il momento, anche la politica dei macroevent­i. Non per sospenderl­i, ma per reinventar­li. Forse ricorrendo anche all’online. Infine visti i tempi che corrono, la riforma delle Apt, da tanti operatori turistici auspicata, presumibil­mente tornerà nel cassetto. Niente di male, per ora. Gli amministra­tori Apt sono già sovraimpeg­nati. Semmai un segnale si potrebbe dare partendo dalla Trentino Marketing. Per esempio, insediando subito un Consiglio di amministra­zione con un esponente delle Apt, uno degli operatori e qualche esperto di statura sia territoria­le sia europea. Come dire: servono più contenuti e contenuti costruttor­i di innovazion­e. Con le statistich­e del passato non si vincono le sfide del futuro.

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