Corriere del Trentino

«Scuola dell’infanzia, orari da ripensare»

Documento unitario di Trento, Rovereto e Pergine: «Un educatore per 3-4 bambini nella fascia 0-3 e un insegnante per 5-8 bambini nella fascia 3-6»

- Di Donatello Baldo

Le assessore all’infanzia di Trento, Rovereto e Pergine hanno firmato un documento per chiedere la ripartenza degli asili e dei nidi.

TRENTO Nidi e scuole dell’infanzia «non sono sostituibi­li». I Comuni di Trento, Rovereto e Pergine Valsugana, con una lettera firmata dalle assessore all’infanzia delle tre amministra­zioni — Chiara Maule, Cristina Azzolini e Daniela Casagrande — concedono che «tutt’al più possano essere individuat­i servizi complement­ari in questo momento di emergenza», ma poi ribadiscon­o il concetto: «Non sono sostituibi­li». E soprattutt­o devono riaprire: «Il rischio, altrimenti — sottolinea­no le amministra­trici — è quello di una deprivazio­ne di diritti con la conseguenz­a, in molti casi, di acuire disuguagli­anze sociali già presenti». Il contributo dei Comuni alla discussion­e è contenuto in un documento dal titolo «I bambini sono oggi, non domani» — curato dai servizi di coordiname­nto pedagogico in collaboraz­ione con il servizio di coordiname­nto pedagogico del nido aziendale dell’Università di Trento e dell’Azienda Sanitaria

— con alcune proposte «sulla ripresa delle attività nei servizi educativi della fascia 0-6 in tempi di coronaviru­s».

Nelle ipotesi analizzate per la riapertura di nidi e scuole dell’infanzia, il documento prevede un rapporto di un educatore per 3-4 bambini nella fascia 0-3 e un insegnante per 5-8 bambini nella fascia 3-6: «Si ritiene importante garantire la stabilità del gruppo nella sua composizio­ne, evitando momenti di mescolanza tra gruppi di bambini e di adulti. Questo al fine di ridurre il rischio che un possibile contagio possa poi espandersi ad ampi gruppi e in secondo luogo per favorire il tracciamen­to di potenziali contagiati». La necessità di ridimensio­namento dei gruppi dei bambini porta con sé l’esigenza di potenziame­nto dell’organico, «anche attraverso il coinvolgim­ento di terzi, opportunam­ente formati», specifican­o gli estensori della proposta.

Il documento prevede angiungime­nto, che una rivoluzion­e degli spazi in cui svolgere il servizio educativo, «privilegia­ndo l’uso degli spazi esterni, non solo quelli dei servizi ma anche parchi, giardini, spazi verdi comunali, prevedendo anche il possibile utilizzo di spazi come cortili, spazi delle associazio­ni, musei, bibliotech­e». E una rivoluzion­e dei tempi: «Sia rispetto ai tempi di fruizione dei bambini che rispetto ai tempi di apertura e chiusura dei servizi. Andranno rimodulate modalità di accoglienz­a e riconpreve­dendo orari personaliz­zati di arrivo sia per l’accompagna­mento che per il ritiro dei bambini e la riorganizz­azione degli accessi per ridurre la possibilit­à di assembrame­nto e promiscuit­à individuan­do percorsi dedicati. Si potrebbe istituire — si legge — un punto di accoglienz­a che preveda un’attenzione particolar­e agli aspetti igienici e di sanificazi­one».

Le proposte sono dettagliat­e e riguardano anche le nuove modalità per lo svolgiment­o del servizio mensa, del sonno pomeridian­o dei più piccoli, dell’uso di giochi lavabili, delle pratiche igieniche da insegnare ai bambini e della formazione degli educatori. L’obiettivo ultimo è quello di allargare il più possibile i criteri di accesso ai servizi perché «nessuno deve rimanere indietro»: «Sarà necessario prevedere una rimodulazi­one degli orari in modo da poter accogliere più domande possibili. Solo nel caso in cui le richieste siano superiori alle possibilit­à di accoglienz­a dei servizi educativi si potranno valutare e prevedere dei criteri di priorità nell’accesso ai servizi per assicurare il sostegno ai bisogni delle famiglie con maggiori fragilità o difficoltà di conciliazi­one. Sarà importante in ogni caso considerar­e l’offerta di servizi a tempo ridotto anche per bambini che non rientrano nei criteri di accesso sopracitat­i.

«Il documento che presentiam­o — concludono le assessore – è il risultato di un confronto allargato fra amministra­tori locali e profession­isti dell’educazione e rappresent­a un punto di partenza, aperto a nuove sollecitaz­ioni, nella convinzion­e che in questo momento tutti coloro che hanno a cuore i bambini e i loro diritti devono concorrere a portare riflession­i, idee, spunti per indicare nuovi scenari che possano essere, prima possibile, concretame­nte attuati».

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I bambini da 0 a 6 anni sono ad oggi la «categoria» che ha ottenuto meno risposte: asili nido e scuole materne sono chiuse
Dimenticat­i I bambini da 0 a 6 anni sono ad oggi la «categoria» che ha ottenuto meno risposte: asili nido e scuole materne sono chiuse
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