Tornano le messe: obbligo di volontari e posti ridotti
Da domani le celebrazioni. Don Zatelli: «Turni coperti fino al 14 giugno, che gioia»
TRENTO Di nuovo in chiesa per la messa, ma a distanza e contingentati. Da domani anche la Diocesi di Trento riapre alle celebrazioni nel rispetto delle norme di sicurezza. E in un futuro non lontano riprenderanno anche i matrimoni, i battesimi e i funerali, pur con alcune disposizioni di sicurezza.
«Con pazienza e fiducia proviamo a capire come favorire il bene delle nostre comunità — spiega l’arcivescovo Lauro Tisi —. Vi è già un dato di fatto: la riapertura delle celebrazioni sarà possibile solo dove le comunità saranno riuscite ad attivare il coinvolgimento fondamentale dei volontari, in grado di garantire il rispetto di tutte le norme di sicurezza previste. Chiaramente — aggiunge l’arcivescovo — si tratterà di una ripresa graduale. Siamo ancora ben lontani dal poter parlare di celebrazioni comunitarie, ma almeno potremo incontrare di nuovo lo sguardo degli altri».
L’attenzione ora è tutta puntata sulle modalità di accesso alle chiese, stabilite nel Protocollo sottoscritto il 7 maggio tra la Conferenza episcopale italiana e il governo italiano e tanto stringenti che per alcune sarà impossibile partire domani. Per ogni parrocchia devono infatti essere identificati dei volontari che, con guanti e mascherina, avranno il compito di regolare gli ingressi fino al raggiungimento del numero massimo di fedeli ammessi in ogni chiesa, e mai sopra le 200 persone, ricordando sempre a tutti il rispetto delle regole di distanziamento. Al termine della celebrazione i volontari dovranno favorire l’ordinato deflusso dei presenti, senza che si creino assembramenti sul sagrato, e procedere con l’igienizzazione di banchi, maniglie, corrimano, tavoli, interruttori della luce, inginocchiatoi e tutto ciò che può essere stato toccato dai fedeli. Restano vuote le acquasantiere, nessuno scambio della pace, la comunione sarò data solo sul palmo della mano dal celebrante munito di mascherina e dopo igienizzazione delle mani. Vietati anche tutti gli oggetti che possono farsi tramite del virus: banditi drappi e parati, cuscini, santini, pubblicazioni in distribuzione, libri di preghiera e di canti. La Diocesi apre alla possibilità di celebrare la messa all’aperto, ma solo, si precisa, «a condizione che la chiesa non sia idonea o non si possa incrementare il numero delle messe». In ogni caso, il luogo aperto deve essere un’area di pertinenza della chiesa oppure il cimitero.
«Siamo riusciti a trovare abbastanza volontari da organizzare turni fino al 14 giugno — gioisce don Lino Zatelli della parrocchia di San Carlo in Clarina —. Abbiamo ridotto la capienza della chiesa da 480 a 149 posti e continueremo con la messa in streaming per chi non riuscisse a partecipare». Anche l’arcivescovo Lauro continuerà a presiedere fino al termine di giugno la messa domenicale delle 10 trasmessa in diretta su Telepace Trento.
Il ritorno a una forma comunitaria, pur distanziata, è uno dei motivi più forti che spinge alla riapertura. «Non è ancora tornato il tempo degli abbracci, ma almeno potremo tornare a condividere lo sguardo non solo in maniera virtuale, ma nel mondo fisico — commenta don Lino —. Ho da sempre una grande passione per il filosofo Emmanuel Lévinas che diceva: “nel volto dell’altro c’è sempre una traccia di infinito”. Per molto tempo siamo stati lontani gli uni dagli altri, e così ci siamo impoveriti perché siamo animali sociali e non possiamo vivere senza lo sguardo dell’altro. Ritornare a celebrare messa per noi parroci è un po’ come ritornare a vivere: ci siamo ordinati sacerdoti per stare con la gente, così come una persona si sposa per stare con il marito o la moglie, ed essere separati è una sofferenza».
Pur nelle difficoltà, il sentimento che prevale è quello della gioia. «Sono molto felice — confessa don Mauro Leonardelli, parroco in carica nel rione di Cristo Re — ma nello stesso tempo c’è la consapevolezza di dover agire seguendo le norme con attenzione, tenendo sempre presenti le sofferenze di molte persone in questi mesi». Il contingentamento degli ingressi spinge a una nuova organizzazione anche delle stesse messe. «Abbiamo cinque parrocchie con sei chiese, quindi abbiamo voluto da una parte valorizzare i due poli fissi dei Santi Martiri e di Cristo Re, e poi distribuire nel corso della settimana le celebrazioni per tutte le altre comunità».
Vescovo Si tratterà di una ripresa graduale. Ma almeno potremo incontrare lo sguardo dell’altro