Contagi, colpiti più di cento under 14 Fase 2, in Trentino il rischio è basso
Dai dati forniti dall’ultimo report dell’Azienda sanitaria emerge che negli ultimi due mesi i contagiati tra i bambini sotto i 14 anni sono stati 117 sul totale di 5.134 casi registrati al 12 maggio. Salgono invece a quota 5.284 quelli registrati ieri, con 19 casi di positività al Coronavirus registrati ieri, 8 con sintomi insorti negli ultimi 5 giorni e 11 individuati mediante screening sierologico. Sono invece 2 i decessi, uno in ospedale a Trento e uno in Rsa a Rovereto. Intanto, il Trentino non è «zona rossa» con dati positivi per la ripartenza. Soddisfatto anche se cauto il direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon, che dice: «Non si può abbassare la guardia». E forte dei 10-12.000 tamponi a settimana effettuati, annuncia a breve la produzione in loco del Cibio dei reagenti.
Dall’ultimo report dell’Azienda sanitaria legato alla riapertura delle attività economiche emerge un quadro più preciso rispetto ai contagi e ai morti in Trentino per il Covid-19 negli ultimi due mesi con un dato che risalta: 117 bambini sotto i 14 anni hanno contratto il virus, in modo non grave, su 5.134 casi (2,3%), aggiornati al 12 maggio. Dall’approfondimento della casistica legata all’età, 4.343 i casi si sono verificati tra i 15 e 29 anni (8,5%), 1.754 tra i 30 e 59 (41,7%), 565 tra i 70 e 79 anni (11%), 1.248 tra gli over-80 (24,3%). Il rapporto traccia l’andamento dell’epidemia degli ultimi due mesi con i primi casi rilevati il 2 marzo e un’espansione che ha identificato 5.134 contagi, di cui guariti il 55%, ricoverati in ospedale il 2% e deceduti il 9%: 439. Il picco dell’epidemia è fissato al 21 marzo con un trend poi discendente e il ritorno alla media della mortalità rispetto ai 5 anni precedenti a cominciare dal 25 aprile, dall’1 maggio nelle Rsa, pesantemente colpite dai decessi. E proprio per le case di riposo i sindacati annunciano lo studio di un “Protocollo sicurezza”. «Uno strumento fondamentale in una fase in cui, non ancora superata l’emergenza, devono diventare strutturali le misure di prevenzione e sicurezza», dicono i segretari generali della Fp Cgil Luigi Diaspro e della Cisl Fp Giuseppe Pallanch.
Intanto, mentre i casi di contagio registrati ieri sono 19 (8 con sintomi negli ultimi 5 giorni e 11 da screening sierologico), facendo salire i casi a quota 5.284, con 2 decessi (uno in ospedale e uno in Rsa) portando il dato totale a 456, è arrivato il monitoraggio del Ministero della salute e dell’Istituto superiore della sanità della Fase 2 per ispirare sulle riaperture: il Trentino non è «zona rossa», non tra i territori a rischio, con indice di contagio stimato dello 0,75 e nessun nuovo focolaio. «Anche se — sostiene il direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon — non si può abbassare la guardia ma stare sempre attenti», seguendo le regole per evitare di raggiungere l’indice 1, che significherebbe che ognuno contagia una persona, replicando un focolaio.
Bordon si sofferma, quindi, sui numeri dei contagi riportati al sistema di sorveglianza nazionale dalle regioni dall’1 al 14 maggio, dove in Trentino risultano 381 casi, tanti se paragonati ai 565 del Veneto, con una popolazione dieci volte maggiore. «Sembrano tanti, ma facciamo il più alto numero di tamponi rispetto al resto d’Italia come realtà aziendale con 2.500-3.000 tamponi al giorno, 10-12.000 a settimana — dice — notiamo, invece, un andamento in costante calo». Numero di tamponi concentrati anche sugli asintomatici: «Oltre il 35% dei tamponi dell’ultima settimana sono legati alla ricerca degli asintomatici — prosegue Bordon — lo screening su particolari segmenti della popolazione esposta come le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e altri lavoratori». Con una media fra tamponi fatti e numero dei positivi molto bassa rispetto alla fase acuta dell’emergenza, spiega, quando in certi giorni i tamponi effettuati solo sui sintomatici vedeva il 40% di positivi, mentre ora la percentuale tra tamponi fatti e quelli risultati positivi è dell’1-2%. «Dati bassissimi — commenta Bordon — che denotano che non c’è un aumento». I 381 casi sarebbero dunque proporzionati al numero dei tamponi effettuati in 14 giorni: 22.000, con una percentuale di 1,7% di positivi.
E per i temponi, con il nodo della reperibilità dei reagenti , annuncia che il Cibio sta lavorando per produrli in loco: «Sono fiducioso che riusciranno anche in questo progetto e li ringrazio pubblicamente», dice. Un progetto di indipendenza dai rifornimenti asiatici e un primato, come i test sierologici con prelievo: «Siamo stati i primi a farli — sottolinea Bordon — con indagini a tappeto nei 5 comuni più colpiti ed ora procederemo con le categorie più esposte dal virus: siamo moderatamente ottimisti ma realisti, sappiamo che questa fase della ripartenza è cruciale, bisogna essere vigili, attuare politiche di screening su tutto il territorio da portare avanti più che mai per gestire e frenare eventuali nuovi focolai». E sui dubbi in merito ai calcoli per i dati sui contagi chiarisce: «Mandiamo all’Iss e al Ministero della salute due file, una volta alla settimana forniamo l’informazione completa con i 21 indicatori e poi mandiamo un altro documento con i dati degli ultimi 5 giorni: mandiamo tutto».